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gennaio/2002 - Interviste
1981-2001
Un po’ di amarezza nel cuore
di Giuseppe Chiola

Nell’aprile scorso, a Vasto, ci siamo ritrovati per celebrare il ventennale della Riforma della Polizia di Stato.
La presenza di molti vecchi “carbonari”, con i quali avevo condiviso lotte, sacrifici ed aspettative, mi ha riportato indietro fino agli inizi degli anni ’70, quando il compianto Franco Fedeli, già direttore di “Ordine Pubblico” (mensile che si occupava dei problemi delle Forze dell’ordine), si adoperava, con nobile impegno, ad incoraggiare e guidare i nascenti movimenti democratici dei poliziotti.
Era lui, spostandosi da un capo all’altro del Paese, a tenere i contatti e a sensibilizzare, con documenti ed assemblee, l’opinione pubblica e le Istituzioni sulla necessità di avviare una radicale riforma del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, che ne prevedesse la smilitarizzazione e sindacalizzazione.
Ricordo di averlo incontrato più volte, anche nel nostro Abruzzo, nei primi tempi spesso in condizioni di disagio e clandestinità, ma sempre pronto a rincuorare coloro che, in mezzo a tante difficoltà, si perdevano d’animo.
Il suo instancabile lavoro (e la conseguente presa di coscienza dei poliziotti, che sempre in numero maggiore aderivano al suo progetto) è durato oltre un decennio durante il quale anche i sindacati confederali e molti politici dell’epoca (in modo particolare ricordo l’on. Sergio Flamigni), si schierarono a favore della Riforma della Polizia.
In questo periodo, grandi sono stati i sacrifici e le umiliazioni sopportate da Franco e da tutti i poliziotti del “Movimento democratico”, ma alla fine è arrivata la Riforma e, con essa, il sindacato di Polizia.
Il sindacato (quello unitario), organizzato, in breve tempo, con l’entusiasmo e l’impegno di quanti, usciti da un regime militare e desiderosi di un sistema più giusto e democratico, si erano battuti per la Riforma, è riuscito per diversi anni a tutelare gli interessi della categoria.
Purtroppo a distanza di 20 anni, a causa di lotte di potere, arrivismi ed altro, ci ritroviamo con una miriade di sindacati autonomi e la divisione di quello unitario, con la conseguente diminuzione del potere contrattuale e di tutela dei lavoratori, al punto che, oggi, le Forze di polizia a status militare, pur senza un vero e proprio sindacato, riescono ad ottenere condizioni e, molto spesso applicazione di norme più favorevoli di quelle delle Forze di polizia ad ordinamento civile: si veda, ad esempio, l’art. 11 del D.p.r. 140/2001 (ultimo contratto di lavoro) relativo all’incremento del “Fondo per l’efficienza dei servizi istituzionali” per gli anni 2000 e 2001.
Perciò, pur in mezzo ai colleghi rivisti con piacere, alle nuove leve della Polizia di Stato, ai politici ed autorità locali, alla redazione tutta di “Polizia e Democrazia”, e dopo aver ascoltato i vari interventi, ho pensato con nostalgia agli ideali di Franco Fedeli e alla delusione che avrebbe provato, oggi, se fosse ancora con noi.
Insomma ad aprile, a Vasto, ci siamo incontrati per festeggiare, ma è stata una festa che mi ha lasciato un po’ di amarezza nel cuore.
Giuseppe Chiola - Pescara

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