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gennaio/2002 - Interviste
1981-2001
Involuzione del sistema
di Stefano Grech

In 34 anni di servizio prestato nella Polizia di Stato ho girato tutti gli Uffici e Reparti possibili: questure, commissariati, Polstrada, Polfer, Frontiera, Celere, ecc... Ho anche svolto il servizio di “salvamento a nuoto” per conto dell’Amministrazione. Ho accumulato un’esperienza invidiabile. Conosco a fondo l’Amministrazione di pubblica sicurezza; la posso analizzare senza alcuna presunzione. Pensate un po’ a tutte le storture perpetrate a discapito dei deboli, degli indifesi poliziotti provenienti dal profondo Sud. Quei dirigenti, questori, ufficiali, marescialli che abusavano e calpestavano la dignità dell’essere umano con la divisa di poliziotto.
Il ministero dell’Interno amministrava dei sudditi e non dei poliziotti. Siamo stati effettivamente dei sudditi all’interno di uno Stato democratico.
E proprio a questo punto dobbiamo ricordare Franco Fedeli, che si è battuto a fianco dei poliziotti democratici per dare un volto umano alla nostra Amministrazione. Lo stesso ha contribuito, con la sua tenacia, a far nascere e crescere il Movimento sindacale di Polizia. Non dobbiamo dimenticarci dei valorosi “carbonari”. Molti di loro hanno pagato colpe che non avevano, solo perché chiedevano una Polizia migliore e venivano additati come rivoltosi.
Ho vissuto anch’io il ’68 al 1˚ Reparto Celere di Roma. Senza alcuna vergogna mi potrei definire un ex sessantottino del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza ed ho dato un mio modesto contributo per rendere la Polizia democratica.
Forse, Franco Fedeli, da molti, non è più ricordato così come dovrebbe esserlo. Oggi, ai giovani operatori di Polizia dobbiamo ricordare che il sindacato di Polizia è nato dal Movimento democratico dei poliziotti e Franco Fedeli, con i suoi giornali, ha dato un forte contributo democratico alla Riforma di Polizia.
Franco Fedeli è scomparso dopo aver fondato un “nuovo” mensile, “Polizia e Democrazia”, dopo l’esperienza portata avanti con i giornali “Ordine Pubblico” e “Nuova Polizia”. La rivista “Polizia e Democrazia”, ancora oggi porta avanti il discorso di Fedeli, per una democratizzazione delle Forze dell’ordine.
Nonostante il grandissimo sforzo fatto dal Movimento sindacale di Polizia negli anni Settanta per dare un volto democratico all’Amministrazione di pubblica sicurezza, oggi le cose sono cambiate? Non vorrei essere pessimista, ma stiamo andando incontro ad una involuzione del sistema Polizia. In quest’ottica, il Siap si sta impegnando per un vero cambiamento del sistema, per una Polizia all’altezza della Costituzione italiana. Le metodologie da adottare per risolvere i mali che affliggono la Polizia di Stato sono sempre a portata di tutti, trascritte nella “vecchia” Carta costituzionale. Il Siap si fa portatore dei principi fondamentali del diritto.
Praticamente, da qualche tempo il Siap, nell’ambito dell’Amministrazione di pubblica sicurezza si è fatto carico affinché gli uomini di potere non maltrattino più altri uomini che il potere non l’hanno.
Voglio ricordare, a tal proposito, una frase del compianto scrittore Leonardo Sciascia: “La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”. Ed effettivamente, sulle parole di Leonardo Sciascia, mi sono permesso di centrare uno dei grossi mali che affligge l’Amministrazione della pubblica sicurezza.
Cosa significa cambiare? Il cambiamento che cos’è? La società civile si evolve e l’evoluzione non è qualcosa che si può arrestare. E’ un evento naturale che magari noi uomini non ne comprendiamo il meccanismo. Pertanto, partendo da questo principio, l’evoluzione dovrebbe essere presa in seria considerazione e di non considerarla come se fosse un “principio virtuale”.
Ebbene, anche se la cosa potrebbe essere molto complessa, dovremmo prevenire gli eventi prossimi, senza essere necessariamente degli indovini, per stare bene tutti. Il futuro incombe e noi non dobbiamo farcelo cadere addosso.
“Programmare” il futuro e gli eventi per non restare indietro ed arrancare appresso all’evoluzione.
Non dobbiamo, comunque, perdere di vista i valori umani che più di ogni altra cosa determinano i rapporti fra i popoli, anche se, la tecnica telematica potrebbe aprire uno spiraglio sindacale sull’ipotizzato, avveniristico, “Villaggio Globale”.
Stefano Grech

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