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gennaio/2002 - Editoriale
Tra bancomat e nuove bombe
di Paolo Andruccioli

In Italia il 2002 comincia all’insegna dell’euro, delle file in banca e alla posta e della guerra contro il terrorismo internazionale (in televisione per noi occidentali).
Così, se si dovesse cercare un filo conduttore dei fatti di cronaca nell’ultimo periodo, dovremmo andarlo a cercare inevitabilmente all’estero, fuori dal nostro paese. Ma estero e interno sono concetti che stanno rapidamente cambiando, come cambiano i confini e gli ambiti della politica. La cronaca è infatti ormai internazionalizzata e la nostra immaginazione viene colpita giornalmente da notizie che arrivano da ogni parte del mondo.
In tutto ciò la dimensione nazionale perde peso, ma nello stesso tempo, nella vita quotidiana di ognuno, aumenta l’importanza dei problemi locali.
Siamo “globali” nella sfera dell’informazione e “locali” nella sfera pratica delle politiche e delle esigenze quotidiane, cosicché i giudizi e la percezione dei fatti del mondo assumono oggi aspetti inediti.

· Con l’euro in tasca

Il fatto che dal primo gennaio abbiamo in tasca le monete e le banconote euro è una prova di questi cambiamenti. L’ingresso della moneta unica europea modificherà molte cose, sia dal punto di vista pratico che economico generale a cominciare dalla competizione con il dollaro che ora si fa più reale.
Vista la situazione attuale e i problemi che stanno affrontando gli Stati ancora fuori dall’euro, possiamo dire che la scelta europeista di qualche anno fa – con i conseguenti sacrifici richiesti agli italiani – è stata sensata e produce i suoi frutti.
Ma a guardare da vicino le nuove banconote, ci vengono in mente, inevitabilmente, i paragoni con la vecchia lira.
Non è questione di nostalgia, tantomeno di nazionalismo di risulta. Quello che colpisce è piuttosto l’assenza nelle nuove banconote di facce di personaggi storici.
Tutte le banconote euro sono illustrate da elementi architettonici, ponti, monumenti, quasi senza una dimensione reale. Sono bei segni grafici e nulla più, anche se ricordano le principali linee estetiche e architettoniche dell’Europa. Non ci sono volti, non ci sono personaggi, non ci sono insomma uomini e donne. Come mai?
Una spiegazione possibile riguarda la difficoltà di individuare una cultura comune degli Stati che compongono oggi l’Europa. C’è una radice comune, ci sono radici culturali antiche, dal punto di vista artistico, letterario e scientifico. Ma chi ha proposto e progettato la veste grafica dell’euro, non se l’è sentita di fare una scelta. Chi è rappresentativo dell’Europa? Michelangelo? Leonardo da Vinci? Beethoven o Erasmo da Rotterdam? O magari i coniugi Curie o Einstein? Marconi o Voltaire? Insomma non deve essere stato facile scegliere e noi non vorremmo neppure essere troppo nazionalisti nel proporre nella lista dei papabili, nomi italiani, ma ci dispiace che l’Europa non abbia ancora identificato i suoi avi e i suoi maestri.

· Che fine ha fatto Bin Laden?

Il terrorista dei terroristi, lo sceicco miliardario Osama Bin Laden, è scomparso insieme al mullah Omar. Sono stati dati entrambi per morti più volte. Poi gli americani hanno detto di averli intercettati in Pakistan, poi ancora in Afghanistan, poi è stato detto che sarebbero scappati su una nave. Mistero.
Per ora, all’inizio di questo nuovo anno, l’unica cosa certa è che ci sarà un gran lavoro di anni per bonificare l’Afghanistan. Centinaia di migliaia di chili di metallo ed esplosivo - sotto forma di “cluster bombs” e di mine antiuomo, più della metà delle quali fabbricate in Italia - sono conficcati in quella terra sfortunata, colpendo donne, uomini e bambini che rimarranno mutilati.
Un gran lavoro per le ditte specializzate nella bonifica di bombe e nello sminamento. Un duro, e meritorio, lavoro per i medici. E un risultato certo per chi voleva sperimentare nuovi armamenti, nuove bombe intelligenti, ultrasofisticate, ipertecnologiche.
Non siamo così stupidi da pensare che la guerra si faccia per questi motivi, né vogliamo riproporre l’antica analisi di Lenin sulla guerra giudicata come la “medicina” del capitalismo contro le crisi economiche. Ma non ci convincono neppure le analisi sociologiche o astratte.
C’è davvero uno “scontro tra civiltà” in atto nel mondo? È davvero inevitabile la guerra tra musulmani e cristiani e dovremo solo aspettare che i giovani musulmani di oggi diventino un po’ più adulti e saggi per poter accedere a nuovi conflitti “sani”, come suggerisce il professor Huntington?

· A caccia di toghe

Quella frase scritta nei tribunali, “la giustizia è uguale per tutti”, è un obiettivo, non certo un dato di fatto. Lo sanno tutti, soprattutto quelli che non hanno i soldi per potersi permettere avvocati di un certo livello.
Ma passare da questa constatazione e da una sorta di mitizzazione del magistrato alla attuale criminalizzazione, ci sembra davvero eccessivo.
Siamo un popolo con la memoria corta e forse troppo sensibile ai richiami emotivi. Siamo infatti passati con una rapidità sorprendente dagli anni di Tangentopoli agli anni di Magistratopoli.
Allora il nemico principale era il politico corrotto, la Roma ladrona, il tangentista incallito o neofita. L’eroe, per contrapposizione, era il magistrato coraggioso, capace di sfidare anche i più potenti poteri economici.Ora il nemico principale è il giudice, il magistrato che vuole e deve indagare sui reati. Ora l’eroe è chi propone di superare quell’angusto concetto di giustizia e di regole.
Non ci interessano, qui, i giudizi politici. Facciamo semplicemente appello a un senso di equilibrio e di serietà, visto che anche in congressi dei sindacati di polizia si sono potuti sentire attacchi ai magistrati che sarebbero diventati troppo invadenti e arroganti nella conduzione delle indagini.
Quale deve essere il rapporto corretto tra forze di polizia e magistrati oggi? Come deve essere ripensata l’indagine giudiziaria e come si devono accertare davvero i reati?Sono questi i grandi temi ancora da affrontare. Forse sarebbe utile e interessante farlo, piuttosto che pretendere di continuare a tagliuzzare qui e là i codici e a derubricare reati.

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