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Fabbraio-Marzo/2009 - L'angolo del 'giallo'
Thriller medievale tra scienza e alchimia
di Simona Mammano

Nella Bologna del 1311, sullo sfondo del processo
ai Templari, si snoda una vicenda di amore e vendetta
con omicidi cruenti commessi da qualcuno
che conosce un incredibile segreto alchemico


Finalmente gli scrittori italiani stanno ritornando al romanzo storico, come Danila Comastri Montanari e Patrizia Debicke, solo per citarne alcuni. Alfredo Colitto si è cimentato, al suo quarto libro, con il thriller storico, Cuore di ferro (Piemme, 2009, pagg. 413, euro 19,00). Non è semplice utilizzare un periodo storico e personaggi realmente esistiti, ciò comporta una ricerca approfondita, prima ancora di pensare alla trama.
Il primo protagonista del romanzo è Mondino de' Liuzzi, un grande medico bolognese realmente esistito, considerato tra i padri dell’anatomia moderna. Il secondo è Gerardo da Castelbretone, cavaliere templare costretto a non rivelare l’appartenenza all’Ordine proprio per il processo in corso.
Una notte Gerardo entra nello studio di Mondino, mentre quest’ultimo era in attesa dei becchini che dovevano portargli un cadavere da sezionare. Gerardo, iscritto al corso del medico per nascondere la sua vera identità all’inquisitore, entra abbracciato al cadavere di un amico e riesce a convincere Mondino a non denunciarlo, solletica la sua curiosità di scienziato, perchè gli mostra il cuore del morto trasformato in ferro.
La rincorsa per conoscere questo segreto coinvolgerà parecchie persone. Mondino si troverà a rivolgersi ad Adua, la bella alchimista araba, che deve nascondere il suo sapere perché “la gente diffida di una fattucchiera, ma diffiderebbe molto di più di una donna che si occupa di scienza”.
L’autore ci racconta l’Italia dei liberi Comuni, quella divisa tra Guelfi e Ghibellini, in una Bologna del 1311, che ospita il grande processo dell’Inquisizione contro i Templari. Il segreto di Gerardo è proprio quello di essere un cavaliere templare, costretto a non rivelarsi per paura di essere scoperto e imprigionato dall’inquisitore, figura incombente in tutto il romanzo. E’ quindi un rincorrersi tra coloro che desiderano conoscere il segreto della trasformazione della materia del cuore in ferro, come alcuni cavalieri templari, che vogliono impadronirsene perché costituisce il primo passo per realizzare al iksir, l’elisir di lunga vita che dona l’immortalità.
Questo thriller è molto avvincente, non perchè la trama sia disseminata di cadaveri come qualche scaltro autore pensa sia meglio fare, bensì per la tecnica narrativa, degna del miglior thriller americano. In questo caso il lettore divora le pagine, con lo stesso ritmo incalzante che l’autore gli dà. E’ il modo migliore che l’autore ha per comunicare con chi legge il suo romanzo.
Colitto con questo romanzo ha fatto il salto di qualità che ogni scrittore vorrebbe riuscire a fare.
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“Lo scrittore e la storia sembrano cercarsi a vicenda”

Perché hai deciso di scrivere un thriller storico?
È stata una decisione apparentemente casuale. Dico “apparentemente” perché a volte lo scrittore e la storia che vuole scrivere sembrano cercarsi a vicenda, e quando si incontrano si riconoscono.

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato?
È stato un lavoro faticoso, senza dubbio, ma non parlerei di difficoltà, perché in tutte le fasi di stesura di Cuore di ferro mi sono sempre divertito. Il lungo lavoro di documentazione è stato un viaggio affascinante nel passato. Il romanzo ha richiesto mesi di lavoro, ma lo scrivevo nella biblioteca storica dell’Archiginnasio di Bologna, dove tra l’altro c’è anche una statua di Mondino de’ Liuzzi, il protagonista del romanzo. Quale posto migliore avrei potuto scegliere?

Qual è il tuo personaggio preferito?
Mondino, il protagonista. Era un medico e un anatomista geniale, colui che ha ripreso la pratica dell’anatomia su cadaveri umani dopo che era stata abbandonata da oltre mille anni.
Il suo trattato Anothomia è stato per secoli la base degli studi medici successivi. Eppure Mondino era anche straordinariamente umano, come risulta dai documenti dell’epoca. Aveva un carattere poco incline al compromesso, ed era disposto a pagare di persona per difendere le sue idee. Era difficile non innamorarsene. Ma anche Adua, la bella alchimista araba del libro mi piace molto.

Il prossimo che stai scrivendo sarà storico?
Sì, Cuore di ferro diventerà il primo di una trilogia. Era nato come un romanzo a sé stante, poi mentre scrivevo mi sono affezionato ai personaggi ed ero riluttante a lasciarli andare. Così ho deciso di far vivere loro altre avventure. La proposta è stata accettata con entusiasmo dall’editore, e ora sto lavorando al secondo della serie.
Si tratta comunque sempre di storie che stanno in piedi da sole, e non è necessario leggerle in sequenza. Il secondo episodio si svolge nel 1312, un anno dopo il primo.

Quali personaggi mantiene?
Torneranno i due personaggi principali di Cuore di ferro, Mondino e il giovane ex templare Gerardo da Castelbretone. Poi di contorno ci saranno i familiari di Mondino e altri personaggi da lui incrociati nel primo libro.
C’è un segreto esoterico da scoprire, una serie di omicidi misteriosi e poco tempo per venirne a capo, prima che una grande catastrofe si abbatta su Bologna, provocando migliaia di morti. Ho appena iniziato a scriverlo e il divertimento è già cominciato…
(Intervista a cura di Simona Mammano)

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