Il presidente del Sap, Giorgio De Biasi, sostiene l’incongruenza del principio secondo cui dovrebbe esistere una gestione dell’ordine pubblico “democratico”
Si è parlato, per l’immediato futuro, di piani antisommossa per fronteggiare le emergenze di piazza. Sta cambiando, quindi, la filosofia dell’ordine pubblico?
No, nulla è cambiato. L’ordine pubblico deve essere tutelato secondo la norma costituzionale e cioè: “chi infrange la legge durante lo svolgimento di pubbliche manifestazioni deve essere perseguito e deferito alla competente autorità giudiziaria, per i reati che ha commesso, indipendentemente dal gruppo, partito, organizzazione sportiva o movimento ai quali appartiene”. Questo è il principio che connota “l’ordine pubblico costituzionale”.
Negli anni passati, viceversa, si è sempre più affermato il principio “dell’ordine pubblico democratico” e cioè: “se a bruciare i cassonetti, spaccare le vetrine, distruggere le auto sono quelli di A, nulla si può loro addebitare. Se invece a commettere tutti questi reati sono quelli di B, allora devono essere subito condannati.
La Polizia di Stato ha sempre ritenuto che la gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica non poteva che essere improntata alla sua connotazione costituzionale.
È palpabile una profonda insofferenza fra le Forze di polizia; qualche sindacato della Polizia pensa ad azioni di mobilitazione del personale. Qual è la vostra posizione in merito?
Il Sap registra la profonda insofferenza che scaturisce nella Polizia di Stato a seguito dei fatti di Genova dove, lo si è potuto notare e toccare con mano, gli strumenti tecnici di contrasto alla evidente sommossa, posta in essere da consistenti gruppi di manifestanti, si sono rivelati – ancora una volta – inadeguati.
Da tempo abbiamo detto che i lacrimogeni si prestano ad essere rimandati verso le Forze dell’ordine che li lanciano.
Da tempo sosteniamo l’efficacia degli idranti. Da tempo ribadiamo che gli strumenti per una efficiente ed efficace comunicazione radiofonica sono assolutamente inadeguati. Da tempo ribadiamo che il rinnovamento tecnologico degli strumenti in dotazione è indispensabile. Senza questi strumenti noi siamo destinati ad essere ammazzati in mezzo alle strade senza riuscire a fronteggiare la dilagante violenza. Anche quella connessa alle manifestazioni sportive. Per questo e per la difesa dei colleghi di Genova, il Sap si mobiliterà con tutti i suoi iscritti e con i cittadini che vorranno aderire. Le forme ed i tempi saranno fissati nel corso della riunione dell’Esecutivo Nazionale in questo mese.
I poliziotti si sentono abbandonati: di chi la responsabilità di questo stato d’animo?
Di tutti coloro i quali fino ad oggi non hanno compreso che le nozze con i fichi secchi non si fanno. Le responsabilità sono nel livello politico che non stanzia fondi sufficienti per l’aggiornamento professionale e per l’ammodernamento tecnologico. L’efficacia e l’efficienza della Polizia dipendono direttamente dalle risorse che i governi pongono a disposizione dei ministri dell’Interno. Noi sin qui abbiamo fatto miracoli pur avendo “i pantaloni rappezzati”.
A distanza di due mesi dai terribili fatti di Genova, si può tracciare un bilancio degli errori più marchiani per quanto riguarda la gestione della piazza?
Un solo errore è stato commesso. Quello di ritirare i Carabinieri dalla piazza il giorno successivo a quello della morte di Giuliani. I Carabinieri dovevano restare al loro posto.
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