Non sono moltissimi quelli che possono dire di ricordare le immagini che qui riproduciamo. Prendendole da un libro (Edoardo Novelli “C’era una volta il Pci” Editori Riuniti pagg. 318 L. 45000) che vuole essere l’autobiografia di un partito attraverso le immagini della sua propaganda. Un partito che per chi lo ha conosciuto resta, in ogni senso, un’esperienza unica, indimenticabile, e certamente irripetibile. Il più forte, e il più originale, partito comunista dell’Occidente, condannato all’opposizione ma dotato di una straordinaria capacità di attrazione politica e culturale. Nel suo libro, Edoardo Novelli (con una prefazione di Guido Crainz) traccia l’autobiografia del Partito comunista italiano come se si trattasse di un collage, servendosi di manifesti, pagine di giornali (Unità, Vie Nuove, Il Pioniere), tessere: con una sfumatura di simpatia, ma senza sconti per i trionfalismi, gli eccessi retorici, il culto della personalità (che all’epoca sembrava chissà cosa, ma sbiadisce di fronte ad esempi odierni), l’esaltazione dell’Urss e delle Democrazie Popolari. Eppure, ragionando a freddo e senza settarismi di qualsiasi tipo, in quei tempi il Pci aumentava costantemente i suoi voti, arrivando a superare il 34%. Perché? In che modo? Anche se le immagini della propaganda di un passato che sembra remotissimo non possono darci risposte precise, il loro esame può essere utile al pari di una lezione, e forse più interessante.
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