Nella sua opera d’esordio, Roberto De Luca, con un
linguaggio diretto ed essenziale, disegna un intreccio
di storie in cui tutti i fili si dipanano parallelamente
per poi intrecciarsi in una trama coinvolgente
e trascinate, che tiene il lettore incollato alle pagine
con il fiato sospeso fino alla rivelazione finale
Ormai molti carabinieri e poliziotti scrivono romanzi ed è vero quello che mi disse tempo fa Giancarlo De Cataldo, che i poliziotti-scrittori stanno battendo i giudici-scrittori. Insospettabili ombre (ed. Pendragon, 2008 – pag. 253, euro 15) è un thriller scritto da Roberto De Luca, un maresciallo dei Carabinieri, che in questo libro ha messo tutta la sua esperienza lavorativa.
E' la storia del maresciallo Luca De Robertis, comandante della Stazione Carabinieri di un tranquillo paese in provincia di Bologna, in cui avviene l'omicidio di una giovane donna, trovata in seguito a una telefonata anonima, in uno scantinato in mezzo a tanto, tanto sangue.
Questo romanzo è pieno di sangue da una parte, ma di tanta sensibilità dall'altra. Chi lo legge ha la maniera di seguire la procedura di una vera indagine di Polizia, con la figura di un maresciallo umana, reale, lontana dai molti stereotipi letterari o televisivi. E' un thriller scritto con una sapienza tale, da non lasciare trasparire che si tratta del primo romanzo di De Luca, un autore che ha in comune con il suo personaggio principale una forte umanità, che traspare in tutto il libro. Le prime pagine, dove è descritta la morte di un collega di De Robertis, ucciso durante un conflitto a fuoco per un colpo sparato proprio dalla sua pistola, sono piene di intensità, dalle cui parole traspare un immenso dolore, che fa parte della sua vita e con cui sa di dovere fare continuamente i conti.
Leggendo quelle pagine si soffre con il protagonista e ci si immedesima nel suo dolore, segno di un uso accorto della scrittura, che penetra nella mente e nello stomaco del lettore. Aspettiamo quindi di leggere il secondo romanzo del nostro maresciallo, già in corso d'opera.
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“Sono un vorace lettore... di fumetti”
Come è nata l'idea di scrivere un libro? L’idea nasce dalla voglia di mettersi alla prova. Nel nostro lavoro si scrive tanto, verbali, relazioni, informative di reato. Tutte cose vere che devono essere rapportate con dovizia di dettagli. Ero stanco di scrivere di orrori altrui ai quali, mio malgrado, ero testimone diretto o indiretto e allora, per gioco ho cominciato a intrecciare una storia di fantasia che non voleva raccontare nessuna storia vera, ma che voleva essere quantomeno verosimile.
E poi la voglia di fare un po’ di chiarezza con le false aspettative che ingenerano le varie fiction. Tutte ben fatte, ma basate e copiate dalle varie serie televisive americane. Un esempio per tutti è la serie Ris, dove l’indispensabile lavoro di colleghi che operano nei laboratori scientifici, viene messa in ridicolo da operazioni sul campo, con tanto di inseguimenti, sparatorie e sequestri di persona, conditi dall’immancabile love story tra colleghi.
La realtà è lontana anni luce da ciò che viene narrato nelle attuali fiction. Nel mio romanzo ho voluto raccontare anche come è realmente la procedura di un’indagine in Italia.
A quale dei tuoi personaggi sei più legato?
Sono tutti personaggi di fantasia, come detto prima, ma alla fine mi sono affezionato a tutti i personaggi, principali e non, creati. Il maresciallo Luca De Robertis è sicuramente una figura che mi è vicina, gli ho fatto dire e fare cose che in linea di massima penso io, ma ci sono delle figure di contorno di estrema sensibilità, ad esempio la signora dei cani.
Forse è la figura alla quale sono più legato in quanto rappresenta il diverso che viene emarginato solo per il suo modo di porsi, solo per il fatto di non apparire come la moderna società impone di essere, come i media impongono di essere.
La tua intenzione è quella di scrivere un secondo romanzo? Manterrai alcuni dei personaggi presenti in questo?
L’idea c’è e il cartello “lavoro in corso” è già esposto. Come ti accennavo nella risposta precedente, alla fine mi sono affezionato a molti dei personaggi del primo romanzo e allora resterà la struttura base della Stazione Carabinieri del paese immaginario della bassa bolognese: Castello di San Petronio.
Sai che sono molti i poliziotti o carabinieri che scrivono, hai letto qualcuno dei loro romanzi?
Dovrei dire sì per facciata, ma sinceramente ti rispondo di no. Sono un vorace lettore e collezionista di fumetti (italiani), ho la casa invasa di fumetti e le mie letture principali sono quelle.
Come è stato accolto questo romanzo all'interno del tuo ambiente di lavoro?
Dal mio comando superiore senza particolare entusiasmo, dai mie colleghi invece è stato accolto bene. Molti mi hanno ringraziato per aver narrato una storia che finalmente non faceva dell’investigatore italiano un super eroe ma un uomo con le proprie paure, con le proprie convinzioni, con una propria vita e proprie passioni esterne al mondo lavorativo.
Ma ciò che mi ha veramente sorpreso sono stati i commenti di persone non “dell’ambiente” che lo hanno letto, in tanti mi hanno contattato per dirmi ciò che maggiormente li aveva colpiti e questa è sicuramente la soddisfazione più grande: l’aver fatto provare emozioni con un mio scritto.
(Intervista a cura di Simona Mammano)
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