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luglio / agosto/2001 - Interviste
Pubblicazioni
Quei silenzi degli ex
di Francesco Neri

Il novantenne Vittorio Foa, già esponente sindacale di spicco, nel suo ultimo libro si interroga sulle vicende politiche italiane degli ultimi anni, con particolare riferimento alla sinistra

“Il giorno che uscirono le mie lettere carcerarie, Giulio Einaudi mi telefonò per farmi gli auguri e si invitò a cena. Appena arrivato mi disse subito che non era stato d’accordo con quella pubblicazione troppo carica di elementi familiari e insisteva perché scrivessi un saggio sull’oggi e sul domani, sui nodi da cui liberarmi.” Così ha scritto Vittorio Foa, tra i protagonisti del movimento Giustizia e Libertà e già dirigente del Partito d’Azione, presentando ai lettori un volume di riflessioni. Passaggi (Einaudi, lire 24.000) non è un saggio e nemmeno l’autobiografia del vecchio segretario nazionale della Fiom. È una raccolta di considerazioni sparse, di riflessioni sulla vita vissuta e sulla cronaca politica. È un romanzo del pensiero, un teatro della memoria realizzato con frammenti organizzati, secondo un ritmo mentale e quasi musicale e non secondo un procedere cronologico.
Il volume si apre con alcune amare considerazioni sul crollo delle certezze avvenuto negli ultimi dieci o undici anni. Scrive Foa: “Molti si sono aggrappati all’immagine della propria coerenza, della propria fedeltà al passato… era poi difficile dire cosa si voleva conservare, a parte la purezza dei sentimenti giovanili…”
E poi: “Mi dicono che sono molto cambiato, per certuni anche troppo. Naturalmente si pensa al socialismo e alle lotte operaie su cui mi ero impegnato. Mi domando: in che cosa sono veramente cambiato e in che cosa invece sono coerente? Tutto è incerto, ci vuole una analisi seria per uscirne. Ma se ne può uscire? Il mondo è così cambiato e così in fretta che sarei uno strano tipo se non fossi cambiato anch’io.”
Alle riflessioni sulla propria vita si alternano quelle sulla collettività, sulla scomparsa del Pci, sulla dissoluzione dei vecchi partiti, sulla Torino conosciuta dal giovane Vittorio, la Torino impegnata contro il fascismo.
“Sono ossessionato da domande difficili sul silenzio degli ex. Questi sono molti, sono quelli che hanno avuto un po’ di potere e lo hanno perduto. Io sono uno di loro come ex Azionista. Penso adesso al silenzio degli ex comunisti. Alla metà degli anni Ottanta, fra iscritti e simpatizzanti ed elettori i comunisti italiani erano milioni e milioni. Dove sono finiti? Sarebbe importante sapere qualcosa sulle loro scelte, come le vedevano allora e come le vedono adesso, se sono ancora comunisti e in quale modo, se non lo sono più da cosa sono stati mossi. Il comunismo italiano è un pezzo importante della nostra storia che minaccia di restare senza testimoni."
E ancora: “Sette anni fa sono stati travolti i partiti di governo. Credevamo esaurito il sistema dei partiti, esso invece è sopravvissuto sotto la maschera maggioritaria delle coalizioni. Sono venuti i leader che hanno parlato soprattutto fra di loro e il linguaggio si è ridotto alla battuta, persino al battibecco. Naturalmente i media sono entrati nel gioco e si è creato uno scambio disuguale con il leader. I media legittimano il leader facendolo vedere e parlare in continuazione. Il leader adotta i tempi e il linguaggio dei media, le domande determinano livello e contenuto delle risposte. In qualche modo il leader diventa un funzionario dei media.”
Insomma con ironia e con stupore Vittorio Foa si guarda allo specchio e, a poco a poco, vede formarsi un mondo, quello di una persona di oltre novant’anni e che ha l’‘ingenuità e lo stupore di un bambino, un mondo fatto di pensieri, di astrazioni, di chiacchierate con gli amici nella sua residenza estiva di Formia, e anche, inevitabilmente, di ricordi. “La mia vecchiaia serena è sostenuta da una certa dose di narcisismo. Il narcisismo mi era stato attribuito in anni lontani ed ero allora andato a cercare cosa ne pensava Freud. Mi ero riconosciuto in tutte le forme di narcisismo da lui descritte salvo che in una, il narcisismo intrauterino.”
Passaggi è una sorta di zibaldone che raccoglie interrogativi politici ed esistenziali, mettendoli all’attenzione del lettore. In questo libro non manca nessuno dei temi abituali di Foa. Ognuno però è reso essenziale, a volte fulmineo. Nomi di protagonisti della politica e dell’economia si alternano a quelli degli amici più cari nella certezza dell’autore che nulla è più forte oltre l’instancabile “amore per la vita in tutte le sue forme”.

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