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luglio / agosto/2001 - Interviste
Infanzia
Quanti modi per nuocere al bambino
di Marco Cannavicci

L’universo dei maltrattamenti nei confronti dei minori è quanto mai variegato e composito: dalle violenze fisiche agli abusi sessuali, agli errori gravi nell’educazione, all’incuria. Tutto quanto porta a gravi conseguenze nella psiche infantile

È solo dagli anni ’60 che ci si occupa dei problemi dell’infanzia, dell’universo infantile e quindi anche dei maltrattamenti che l’infanzia subisce.
Fino agli anni ’50, occuparsi dell’infanzia, investire sull’educazione e sulla prevenzione del benessere dei futuri cittadini non era considerato utile per l’alta mortalità infantile: più che sulla qualità dell’infanzia ci si preoccupava della quantità dei figli. Questo assicurava un certo numero di adulti sani e produttivi.
Dagli anni ’60 in poi sono stati effettuati molti nuovi studi e sono state tenute, per la prima volta, delle statistiche su tutti i fenomeni riguardanti l’infanzia.
Per quanto riguarda la mortalità infantile le statistiche italiane riportano che:
- entro i primi 6 mesi di vita, il maltrattamento è la seconda causa di morte, dietro la sindrome apneica;
- dai 6 ai 12 mesi di vita, il maltrattamento è la prima causa di morte;
- dal 1° al 6° anno di vita, il maltrattamento è la seconda causa di morte, dietro agli incidenti “domestici”;
- il 15% dei bambini osservati al pronto soccorso sono vittime di maltrattamento.
Le modalità più frequenti, con cui viene commesso il maltrattamento, sono:
- abuso sessuale;
- violenza fisica;
- incuria fisica;
- maltrattamenti emozionali.
Tuttavia esistono molti altri modi con cui si può nuocere ad un bambino e fra queste modalità, meno frequenti delle prime, ricordiamo:
- l’istituzionalizzazione (sostituire la famiglia con un istituto, un collegio, un ente educativo);
- gli avvelenamenti (somministrare al bambino sostanze chimiche per farlo stare buono, tranquillo e farlo dormire);
- gli abusi iatrogeni (sottoporre il bambino a cure e trattamenti medici inutili);
- la sindrome di Munchausen per procura (far ammalare il bambino per poterlo poi assistere come una “infermiera”);
- il “medical shopping” per procura (trascinare il bambino di studio medico in studio medico alla ricerca della diagnosi di una inesistente malattia);
- alcune fiabe (dal contenuto emotivamente impressionante per il bambino).
Da quanto precedentemente detto sappiamo che sono quattro le modalità più frequenti con cui un bambino subisce dei maltrattamenti. Per ogni modalità poi esistono delle varie forme ed alcune di queste sono riportate nel seguente schema:
ABUSO SESSUALE - l’incesto; la sodomia; la manipolazione dei genitali; le carezze capziose; la prostituzione minorile.
VIOLENZA FISICA - gli schiaffi violenti; il contorcimento di un osso; i morsi ed i graffi; lo sbatacchiamento; le ustioni con sigarette e acqua bollente; le escoriazioni della bocca (per nutrizione forzata o imbavagliamento); il torcimento di un orecchio; strappare i capelli.
INCURIA FISICA - la negazione di cure inerenti:l’igiene, l’abbigliamento, l’abitazione, l’assistenza medica, le vaccinazioni e la profilassi delle varie malattie infettive.
MALTRATTAMENTI EMOZIONALI - la privazione del contatto fisico; la privazione di sguardi diretti; la privazione della comunicazione verbale; il rifiuto di riconoscere disturbi e difficoltà del bambino; la strumentalizzazione del figlio per penalizzare il partner.
Per quanto attiene l’abuso sessuale, è considerato tale qualsiasi coinvolgimento in qualsiasi attività sessuale di un soggetto minorenne, non maturo, dipendente, incapace di dare un libero e cosciente consenso all’atto sessuale.
È considerato abuso, secondo la legge italiana sui reati sessuali, ogni rapporto sessuale tra un adulto e un bambino sotto i 14 anni (art. 609-quater, inserito nel Codice Penale dalla legge 66 del 1996 sulla violenza sessuale).
L’incidenza dell’abuso sessuale in Italia secondo i dati Istat è questa:
- incesto: circa 15-20 casi/anno;
- incitamento alla prostituzione: circa 300 casi/anno;
- atti di libidine: circa 800 casi/anno;
- violenza carnale: circa 1000 casi/anno.
Da parte dell’autorità giudiziaria, ad ogni denuncia di abuso sessuale seguono indagini non solo sull’autore, ma anche sulle vittime. Questo allo scopo di ricercare i riscontri e le prove dell’avvenuta violenza. Rientrano nell’indagine sulla vittima alcune attività, come:
- storia;
- esame delle vesti (ricerca di sangue e sperma);
- esame fisico (ricerca di segni fisici e sintomi);
- esame ginecologico;
- ricerca di agenti infettivi sessualmente trasmessi (gonococco, herpes, clamidia, trichomonas, hiv, ecc.);
- esame Wood per lo sperma;
- fotografie.
Per violenza fisica si intende l’inflizione volontaria ad un bambino di traumi o lesioni di diverso genere. Fra queste lesioni possono rientrare anche le punizioni corporali al punto che è difficile riuscire a distinguere atti collegati con l’educazione del bambino, secondo la mentalità del genitore, oppure atti di violenza fini a se stessi.
In ogni caso l’art. 571 del Codice Penale (“Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina”) punisce ogni forma di educazione esercitata con il ricorso ad atti aggressivi o violenti.
L’incuria fisica è la condizione in cui l’adulto non fornisce al bambino le cure di cui ha bisogno. Spesso le condizioni di indigenza in cui versano alcune famiglie rende difficoltosa la distinzione tra volontaria incuria, atto di maltrattamento, e l’involontaria povertà della famiglia.
Si può parlare invece di maltrattamenti emozionali quando al bambino vengono prestate cure ed attenzioni non sensibili ai suoi bisogni.
L’effetto di queste cure non sensibili produce sul bambino alcune manifestazioni di tipo clinico e comportamentale.
Fra questi effetti si ricordano i disturbi del sonno, dell’alimentazione, delle funzioni intestinali, fino all’isolamento (autismo) ed alla determinazione di un alterato sviluppo psicologico.
L’effetto delle varie forme di maltrattamento provoca sul bambino e sul suo comportamento, la comparsa di alcuni segni. Fra questi sono significativi i segni fisici, quelli legati al rapporto con l’ambiente ed il comportamento e quelli legati all’assistenza medica. Vediamoli:
SEGNI FISICI - malnutrizione e distrofia muscolare, igiene carente, dermatite da pannolino, vestiario inadeguato al clima.
ASPETTI COMPORTAMENTALI E AMBIENTALI - inadeguata protezione da pericoli fisici e sociali, ripetuti episodi di avvelenamento, scarso rendimento scolastico, sfruttamento (mendicare, rubare, ecc.), eccessiva responsabilità per l’età (inversione compiti genitori-figlio).
ASSISTENZA MEDICA - carenza di assistenza medica in caso di malattie croniche, misure profilattiche non eseguite (vaccinazioni, apparecchi dentali, occhiali).
Il maltrattamento dell’infanzia avviene per cause molto diverse fra loro ed è impossibile ricercare una fonte unica.
Fra le varie cause del maltrattamento possiamo distinguerne alcune inerenti alle condizioni del bambino, come gli handicap o la condizione del “bambino difficile”, altre cause riguardano le condizioni sociali particolari in cui versa la famiglia ed infine altre cause riguardano alcune condizioni particolari della coppia dei genitori. Eccole compendiate:
INERENTI AL BAMBINO
- handicap fisici;
- ritardo mentale;
- bambino iperattivo;
- pianto notturno;
- problemi di alimentazione;
- disarmonia affettivo-relazionale;
- disturbi comportamentali (bambino “difficile”)
CAUSE SOCIALI
- povertà, isolamento, emarginazione sociale;
- conflitti madre-padre;
- abnorme sottomissione materna;
- stress perinatale;
- educazione coercitiva;
- figlio indesiderato;
- figli numerosi.
CAUSE GENITORIALI
- genitore solo;
- genitore inferiore ai 18 anni;
- genitore maltrattato da piccolo;
- genitore affetto da patologia psichiatrica;
- genitore tossicodipendente o alcolista.
Esiste una prevalenza di incidenza in genitori già vittime di maltrattamento che a loro volta la esercitano sui figli.
Subire un maltrattamento provoca nella vittima un continuo vissuto di atteggiamenti affettivi negativi, sia dagli altri che verso se stessi. Crescendo si struttura nella mente una posizione negativa sia dal mondo esterno verso di loro (“gli altri sono cattivi”) che da loro verso il mondo (“io non valgo nulla”).
Subentra il pensiero che ciò che gli altri possono dare è sempre negativo e questo provoca un atteggiamento generale di ostilità e sospettosità verso il mondo esterno, da cui si sente costantemente minacciato.
Il senso della minaccia induce a proiettare verso tutti, anche verso il proprio bambino le frustrazioni, le sofferenze, l’ostilità ed i rifiuti, integrandolo nel “mondo ostile e cattivo”. E per questi pensieri, reagire aggressivamente contro di lui.
Si tratta quindi di genitori con un Io psicologico immaturo e disarmonico, non in grado di sopportare fisiologicamente (né di compensare) le situazioni penalizzanti, trasportando le tensioni psichiche sul piano comportamentale ed interpersonale, aggredendo.
In questi adulti compaiono quindi delle condotte improvvise, impulsive, fuori controllo, ogni volta che si troveranno in condizione di stress o di forte tensione psicologica. Non riescono a ragionare su quanto sta accadendo dentro di loro e su ciò che stanno provando ed impulsivamente scaricano la loro rabbia e le loro frustrazioni sul bambino, che diviene il capro espiatorio di tutto.
Questi adulti non sono in grado di affrontare i conflitti personali e non sopportano le tensioni psichiche.
Lo schema comportamentale prende le mosse da un isolamento emotivo ed affettivo. Questo provoca frustrazione per i bisogni insoddisfatti e se si aggiungono dei fattori socio-ambientali negativi, ecco che si struttura un vissuto negativo personale.
Sotto una condizione di stress emergono reazioni impulsive che vengono sfogate sul bambino anche per l’associazione di carenze pedagogiche sull’educazione dei bambini, la complicità passiva del coniuge e l’assenza di figure autorevoli come possono essere i nonni. Tutto questo alla fine sfocia nella violenza sul minore.
I modi con cui si possono manifestare le lesioni cliniche da maltrattamento sono molteplici. Possono riguardare in modo prevalente delle lesioni cutanee (nel 90% dei casi), oppure delle lesioni dell’apparato scheletrico, infine dei traumi cranici e delle altre lesioni meno frequenti. Ecco le varie manifestazioni cliniche:
LESIONI CUTANEE (90%) - ecchimosi, escoriazioni, tagli, ematomi, ustioni.
LESIONI SCHELETRICHE (30%) - fratture ossa lunghe, fratture multiple, distacchi epifisari, calcificazioni periostee.
TRAUMI CRANICI - ematoma subdurale, per sindrome da “sbatacchiamento”, epilessia post-traumatica, ipertensione endocranica.
ALTRE MANIFESTAZIONI CLINICHE - lesioni oculari, rottura membrana timpanica, rottura milza, pneumotorace.
Quando un bambino viene portato al pronto soccorso di un ospedale il medico chiede ai genitori che cosa è successo. Se da ciò che i genitori dicono e da ciò che si osserva non c’è congruenza, né logico collegamento, ecco che il dubbio che sotto ci sia dell’altro emerge spontaneamente nelle riflessioni del sanitario.
Da questo dubbio è necessario proseguire per saperne di più, fino a sapere tutto quello che veramente è successo. Ecco le ragioni per sospettare un maltrattamento:
- madre e padre forniscono informazioni spesso contrastanti;
- il bambino non da notizie anche se è in grado di esprimersi;
- ripetuto ricorso agli ospedali ed ambulatori di pronto soccorso per traumi analoghi;
- eccessiva attenzione compensatoria al figlio maltrattato;
- bambino con espressione triste e sguardo vacuo;
- bambino con igiene scarsa e malnutrito;
- traumi multipli su parti diverse o opposte della superficie corporea;
- traumi con decorso diverso da quello riferito dai genitori (discrepanza tra quanto dicono i genitori e quanto si osserva);
- ritardo nel cercare le cure mediche.
Si ricorda che in presenza di lesioni sul corpo di un bambino, per il sanitario scatta l’obbligo di referto, se il medico non veste la qualifica giuridica di pubblico ufficiale (art. 365 Codice penale), oppure di rapporto, se il medico è un pubblico ufficiale (art. 361 Codice penale). Referto o rapporto che deve essere inviato alle autorità di pubblica sicurezza.
Sia all’occhio del medico, in genere il pediatra del bambino, che all’occhio di ogni attento osservatore non devono sfuggire alcuni segni nel comportamento del bambino che sono indici di maltrattamenti subìti o in atto.
Fra questi segni alcuni sono sintomi fisici, altri sono sintomi psicopatologici e molti sono comportamenti abituali del bambino.
Quando all’attenzione di un accorto osservatore si pongono più segni contemporaneamente, è facile che il sospetto del maltrattamento sia una tragica realtà del bambino.
Ecco i sintomi psicopatologici residui nel bambino maltrattato:
- succhiarsi il pollice dopo i 2/3 anni;
- enuresi notturna o diurna;
- onicofagia;
- balbuzie (o altri disturbi funzionali del linguaggio);
- tics mimici;
- tic da dondolamento;
- rituali ossessivi;
- pavor nocturnus (incubi);
- fobie;
- paura dello sporco (rupofobia);
- tendenza all’isolamento;
- incomunicabilità relazionale;
- disturbi del sonno,incubi ricorrenti, sonnambulismo.
Dal rapido ed incompleto discorso che è stato effettuato sul problema del maltrattamento dell’infanzia è necessario giungere ad alcune ovvie ma importanti conclusioni:
- non sempre la persona che si prende cura del bambino è la persona più adatta per effettuarlo;
- non sempre il luogo più adatto per il bambino è l’ambiente domestico;
- non sempre la voce del genitore è la sintesi di quanto realmente è accaduto.
È necessario mantenere il beneficio del dubbio e superare i pregiudizi su quanto emerge in modo ovvio e scontato. E poi è necessario scavare, scoprire, indagare, pensare, riflettere e giungere a conclusioni personali, frutto di un ragionamento e non dei classici luoghi comuni su genitori e figli.
Tutto questo per evitare che la vittima di oggi sia il carnefice di domani.

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