Viaggiare a piedi in un Terzo Millennio votato alla tecnologia più sfrenata appare un controsenso, un anacronismo, magari un’aberrazione. Ma vi sono idee che nella loro semplicità “antica” possono portarci a vivere meglio il mondo del quale siamo ospiti
Sentenzia un antico proverbio cinese:”Il vero miracolo non è né di volare nell’aria, né di camminare sull’acqua, ma di camminare sulla terra”. “Marche, marche, tu verras”, “Cammina, cammina, e vedrai”, cantavano i costruttori itineranti delle cattedrali gotiche, gli straordinari compagnons artisti-artigiani per i quali non esistevano frontiere, i soli lavoratori liberi in secoli di padroni e di servi. E oggi? Lo sappiamo tutti: camminare stanca. In realtà non è un problema di gambe, ma, come sempre, di testa. Camminare perché camminare “fa bene alla salute”, le corsette mattutine o serotine dello jogging, non è una novità: ma, siamo sinceri, può essere altrettanto noioso di una dieta.
“È vero, e infatti noi proponiamo qualcosa di diverso. Qualcosa di antico, in un certo senso, che ci fa recuperare una dimensione umana dimenticata. Noi proponiamo di viaggiare a piedi. Camminare con uno scopo, per andare da un punto all’altro, per vedere, per conoscere, per vivere da esseri umani liberi e semplici. Come nei tempi passati, quando non esistevano automobili, treni, aerei. Qualcuno dirà: ma ormai tutto è cambiato, il passato è passato. È vero, però è possibile farlo. Noi lo facciamo, ed è straordinario”.
Luca Gianotti è il coordinatore di La Boscaglia, un’associazione nata all’insegna dei “viaggi a piedi”, che ha come simbolo significativo la zampa del lupo, nobile animale (così spesso calunniato nelle fiabe) che è probabilmente il più grande viaggiatore esistente in natura. La Boscaglia non è un’agenzia di viaggi, né un club turistico. Potremmo definirla l’insieme di un certo numero di persone, che vivono in varie località, da Nord a Sud, collegate tra loro per organizzare, guidare, garantire, questi “viaggi a piedi”.
“Per parchi tuttora incontaminati o per antichi borghi, le nostre guide accompagnano i viaggiatori lungo sentieri segreti e meravigliosi che conoscono a fondo. È un mondo nuovo tutto da esplorare, e il viaggiare a piedi è sicuramente il modo migliore per farlo. I ritmi lenti del camminare permettono ai sensi di aprirsi alla Natura, di lasciarla entrare in noi, di allacciare dei rapporti veri con le persone incontrate lungo il cammino. Noi della Boscaglia proponiamo queste scoperte in tutta Italia, e anche in Grecia, Francia, Spagna, Svizzera, Slovenia, persino a Capo Verde per chi ama le sorprese dell’esotismo. Certo, vi è l’aspetto terapeutico, perché camminare fa bene, ma è altrettanto o forse più importante quello psichico, o, se vogliamo, filosofico, perché noi camminatori siamo gente che vive nei propri passi”.
I viaggi sono di due tipi, quelli nella Natura Selvaggia, durante i quali si va con lo zaino in spalla per monti e valli, dormendo in tenda o in qualche rifugio, e i Viaggi del Viandante, tra borghi, castelli, conventi, chiesette di campagna, andando su sentieri già percorsi da pastori, pellegrini, e “vaganti” di ogni genere nel corso dei secoli. Per ogni percorso, le orme del lupo (da una a cinque) indicano la difficoltà, il grado di impegno richiesto. Essenziale, per entrare nello spirito della Boscaglia, leggere e assimilare le sue Tavole, nove regole che costituiscono la sua sintetica Filosofia del Camminare. Leggerle è interessante, e anche educativo per viandanti di ogni età.
1. Per partecipare a un viaggio a piedi bisogna liberarsi dalle ansie della propria quotidianità e lasciarle a casa. Camminare ti aiuta a liberare la mente dagli stress, facendo emergere la soluzione ai problemi, e a scaricare l’energia negativa accumulata in mesi di lavoro.
2. Impara a vivere in gruppo. Accetta le dinamiche del gruppo in cui sei inserito: i singoli componenti possono anche non piacerti tutti, ma ora tu fai parte di quel gruppo, per alcuni giorni impara a conviverci. Metti a disposizione del gruppo le tue conoscenze ed eventualmente le tue cose, e chiedi agli altri ciò che ti manca (conoscenze e cose materiali).
3. Informa il gruppo delle tue sensazioni e dei tuoi stati d’animo: tenerli per te non aiuta il gruppo a capire cosa desideri. Informa la guida dei tuoi problemi: se può, farà di tutto per risolverli.
4. Impara ad accettare gli imprevisti. Niente è irrimediabile e durante un viaggio a piedi gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Perdere un sentiero, arrivare col buio, non trovare viveri là dove si aspettava, sono imprevisti che spesso hanno qualcosa da insegnarci.
5. Non caricare la guida di troppe aspettative. La guida è a tua disposizione per risolvere ogni problema, ma non scaricarti su di lei se la tua scelta non era sufficientemente motivata e ponderata. Chiediti piuttosto perché hai partecipato al viaggio, quali erano le tue aspettative e dove sono venute meno.
6. Il viaggio a piedi richiede un buono spirito di adattamento. Lo spirito di adattamento ti farà apprezzare esperienze che non avresti mai pensato di avere (dormire una notte all'aperto, sotto le stelle, per esempio, è una cosa non pensavi di fare mai, e invece …).
7. Non correre! Scopri la pace interiore della lentezza consapevole, impara a camminare con passo lento, guardati intorno, c’è sempre un fiore nuovo, un insetto, un colore che ti stupirà. Il viaggio a piedi non è una competizione, anzi il ritmo del gruppo si deve adattare al ritmo del più lento.
8. Scopri il silenzio! È bello il viaggio in gruppo perché si conosce gente nuova, si comunicano esperienze e si approfondiscono gli altri e noi stessi. Durante il cammino riscopriamo anche la bellezza del silenzio, dell’ascoltare il proprio passo, il proprio respiro, i suoni della natura. I compagni di cammino ce ne saranno grati.
9. I viaggi a piedi sono utili per imparare a distinguere tra superfluo e necessario. Si scoprirà allora cosa è necessario mangiare e cosa invece è solo abitudine, si scoprirà cos’è necessario nell’igiene quotidiana, nelle comodità, ecc. Eliminando il superfluo dagli zaini e dalle menti, tutto sarà più leggero.
Sfogliando il catalogo 2001 Viaggi a piedi nella natura (“la Boscaglia stampa solo su carta ecologica”) troviamo una cinquantina di proposte, in tutte le stagioni, per tutte le capacità, o quasi, a condizione di volere entrare nella mentalità del Viandante. Tutti i Parchi italiani, le Eolie, le Egadi, l’Arcipelago Toscano, l’Elba (nelle isole si viaggia a piedi e in barca a vela, come gli antichi Fenici), la Sardegna, la Sicilia, la Corsica, Creta, i Pirenei, e altri luoghi tra loro diversi ma uniti dal comune carico suggestivo. Anche il Cammino di Santiago, che dal passo di Roncisvalle, dove morì in battaglia Orlando il Paladino (ucciso non dai Mori, ma dai Baschi), porta a Compostela, nella Galizia iberica: pellegrinaggio reputatissimo da oltre mille anni (ma oggi quasi tutti lo risolvono in automobile o in pullman), percorso durante il Medioevo dai già citati compagnons e dai Maestri dell’Alchimia, e già prima del cristianesimo cammino iniziatico di culti perduti nel tempo, che le leggende fanno risalire ai mitici Atlantidi.
“Siamo dei pellegrini nell’era di Internet – dice Luca Gianotti – e gli abitanti dei luoghi attraversati, ovunque, ci riconoscono come persone, e non come turisti, ci salutano, ci raccontano, ci mostrano la loro ospitalità. E l’elenco degli amici che abbiamo in tutti i posti dove camminiamo è lungo. I pastori, che come noi si muovono nelle montagne, e poi coloro che hanno creato piccole attività di ospitalità diffusa, le guide locali che spesso ci accompagnano per stare insieme a noi, e gli animali. Perché viaggiare camminando vuol dire entrare in contatto con la terra, che calpestiamo passo dopo passo, con la Natura, e con tutte le creature che in essa vivono”. “Ascoltare le foglie che cadono, lo scorrere di un torrente, il verso di un animale, imparare ad ascoltare il silenzio, o concentrarsi nel suono del nostro passaggio, sentire il nostro respiro sbloccato, tutto questo risveglia l’attenzione dell’abbandono”, aggiunge Maria Nicoletta Bucchicchio, membro dello staff, psicologa e floriterapeuta.
Va detto che questi simpatici ed entusiasti “illuminati” basano la loro attività su una perfetta preparazione professionale. La Boscaglia aderisce all’Associazione Italiana Guide Ambientali (“perché crede nella professionalità della guida, che deve avere competenze di orientamento, cartografia, naturalistiche, dinamiche di gruppo, interculturali”), all’Associazione Italiana Turismo Responsabile (“a minimo impatto ambientale e socioculturale, utilizzando servizi di accoglienza in linea con la cultura del luogo”), e partecipa a esperimenti di economia non monetaria, come quelli divulgati da Mag6 di Reggio Emilia, in particolare alla Rel, la Rete di Economia Locale, "per cui i soci Rel possono partecipare ai nostri viaggi pagando parte in denaro e parte in ore di lavoro”. Infine La Boscaglia utilizza per i suoi soci una “assicurazione etica”, quella della Caes, Cooperativa Assicurativa Etico Solidale.
Insomma, il tono è questo. Certo, siamo fuori, molto fuori dalle mode vacanziere che vanno per la maggiore. Diciamo che chi si sente l’animo dell’itinerante, un po’ esploratore e un po’ sognatore, un po’ Marco Polo e un po’ San Francesco, con un pizzico di naturismo esoterico, chi ama il suo prossimo ma preferisce evitare la folla, ha in sé i germi del buon Viandante. Se vuole informarsi: La Boscaglia Via di Chiatri 865/C – Bozzano (LU). Tel. 0583-356195. Fax. 0583-356173. E mail: boscaglia@iol.it . Tutti i programmi sono reperibili sul sito www.boscaglia.it.
“Come diceva un amico, che non dimenticheremo mai – conclude Gianotti – “lentius, profundius, suavius”, più lenti, più profondi, più dolci. Era il motto di Alex Langer, che vogliamo fare nostro. Controcorrente”.
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