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giugno/2001 - Interviste
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La divisa sempre e dovunque
di Salvatore Faita

Ancora una volta il questore di Asti stupisce con le sue iniziative che accrescono in maniera sempre più allarmante il malcontento tra il personale della questura.
Il 28/10/2000, con circolare, ha rinnovato e ribadito le disposizioni sull’uso dell’uniforme del personale della Polizia di Stato della questura di Asti, certamente a seguito di una recente visita ispettiva ministeriale del dr Sorrentino. Siamo, ancora una volta costretti ad intervenire sull’interpretazione che il questore dà sul decreto del ministero dell’Interno del 19/2/1992, ribadito con circolare ministeriale n. 5551/B1a/15/1 del 20/6/1996, circa l’uso degli abiti civili. L’art. 3 del citato decreto fa riferimento alla possibilità di non indossare l’uniforme per coloro che esplicano servizi investigativi e per tutti quelli che svolgono un servizio tale, per cui l’uso della divisa potrebbe recare nocumento all’esito degli stessi. Inoltre estende tale possibilità per quei servizi di carattere pratico per cui l’austerità della divisa mal si concilierebbe con il lavoro manuale, nonché per coloro che esplicano attività di carattere logistico e tecnico-scientifico. Il questore, di fatto, impone, a giorni alterni, l’uso della divisa e quello degli abiti civili con esclusivo riferimento al personale della Divisione Polizia anticrimine e del Gabinetto provinciale di Polizia scientifica.
Nella situazione in esame il questore non tiene in minima considerazione le imprevedibilità dei servizi che va a svolgere il personale della Polizia scientifica e la delicatezza del servizio di gestione e tutela dei collaboratori della giustizia che assolve tutto il personale della Divisione Polizia anticrimine.
Tra l’altro al Gabinetto provinciale di Polizia scientifica di Asti, non ci sono appartenenti ai ruoli tecnici della Polizia di Stato che esplicano attività tecnico-scientifica, personale al quale, forse, si richiama il dettato dell’art. 3.
Sorprende questa iniziativa del questore perché sembra particolarmente interessato ai due uffici in questione, dove lavorano, guarda caso, l’ex segretario e l’attuale segretario generale provinciale del Siulp.
Sorprende perché al Gabinetto provinciale della Polizia scientifica da circa due mesi è stata assegnata una autovettura di servizio con i colori di serie. Ma se davvero la Scientifica deve usare l’uniforme, e se ciò è previsto dal 1992, perché non dotarla di vetture con colori di istituto?
Il questore di Asti sa benissimo che la Scientifica assolve prevalentemente compiti di carattere investigativo e preventivo in stretta collaborazione con la magistratura e con gli uffici operativi che lavorano in borghese (Squadra Mobile, Digos, ecc.).
Non ce la sentiamo di esprimerci sulla praticità che assume l’uso dell’uniforme nell’attività della Scientifica, anche quella più semplice quale ad esempio fotografare con il berretto calzato.
Anche la Divisione Polizia anticrimine ha in dotazione una sola vettura con i colori di serie. È dal 1993 che tutto il personale del citato ufficio cura il settore dei collaboratori della giustizia; pur essendo stato individuato un responsabile, tra i sette Ispettori in forza, nella realtà quotidiana il servizio viene assolto da tutti.
In virtù di questa necessità operativa e per meglio tutelare i collaboratori, nel 1996, l’allora questore di Asti aveva autorizzato l’uso degli abiti civili a tutto il personale della Divisione Anticrimine.
Oggi succede il contrario. La città di Asti è una piccola comunità non paragonabile alla metropoli dove per il poliziotto, anche quello in uniforme, è molto facile confondersi. Vigilare il collaboratore in abiti civili ha un’importanza fondamentale, sia per la sua tutela sia per quella dell’operatore.
Ora succede che, a turno, il personale incaricato si reca dai collaboratori e lo stesso personale, magari il giorno dopo, a un controllo domiciliare, potrà certamente essere notato in uniforme dai vicini di casa del collaboratore, tutto questo alla faccia della tutela e della professionalità.
Ma l’assurdo, nella circolare in discussione, si raggiunge quando il questore indica che l’addetto mensa è autorizzato all’uso degli abiti civili “in considerazione della particolarità del servizio”.
Se ciò è determinato dal fatto che è sicuramente poco elegante e dignitoso vedere un poliziotto che fa la spesa, è anche vero che il citato addetto, in abiti civili, si reca a fare la spesa per la mensa con un mezzo furgonato con colori di istituto.
Quindi, alla questura di Asti, abbiamo personale in divisa che esce in servizio su auto con colori di serie e personale in abiti civili con automezzi con colori di istituto.
Discorso meritevole di attenzione e collegato a quello appena affrontato, è il metodo che il questore di Asti adotta nell’individuazione degli uffici a cui assegnare i fondi per l’acquisto e l’assegnazione di abiti civili per coloro che espletano particolari servizi istituzionali (forse impropriamente definita indennità di vestiario?).
Dopo la circolare del 28.10.2000, il questore di Asti in base a quali criteri stabilirà gli aventi diritto ed in base a quale proporzione assegnerà gli abiti civili al personale della Divisione Polizia anticrimine e, soprattutto di Polizia scientifica?
Questa circolare non sarà una “escamotage” per escludere questo personale dall’assegnazione?
Non abbiamo bisogno di elemosina, ma chiediamo soltanto il riconoscimento di un diritto che, se esiste, deve valere per tutti. Nel 1998 il questore assegnò in maniera equa, a tutto il personale individuato, gli stessi abiti civili; nel 1999 assunse un altro metodo totalmente diverso privilegiando, con un abito completo, il personale della Digos e, molto stranamente, quello della Squadra pg della Sezione Polizia stradale, assegnando, infine, un pantalone tipo jeans al restante personale.
Questa situazione suscitò giustamente il malcontento del personale al quale fu assegnato il pantalone che portò poi il Siulp ad assumere un atteggiamento di protesta per disparità di trattamento contro la decisione assunta, invitando i colleghi a non ritirare il capo di abbigliamento loro assegnato. Questa iniziativa è ancora in atto, nonostante l’Amministrazione abbia invitato i colleghi al ritiro del pantalone.
L’azione di questa struttura è finalizzata affinché l’Amministrazione adotti un criterio equo di assegnazione del vestiario, in considerazione che i fondi stabiliti, di volta in volta, subiscono variazioni che non permettono di formulare compensazioni tra un anno e l’altro né di comprendere tra i canoni di valutazione, ad esempio, l’esclusione di un ufficio rispetto ad altri.
Il questore, al contrario, senza tenere in minima considerazione la posizione assunta dal Siulp, è fermo sulle sue decisioni, affermando, tra l’altro, che a suo parere, il personale titolato ad avere questa sorta di indennizzo, per la natura del servizio che svolge, è soltanto quello della Digos. Ma questa affermazione cosa fa pensare: che il restante personale che lavora in borghese non ne abbia titolo e quindi si deve arrangiare?
Noi crediamo che la finalità di questo misero “bonus”, sia quella di sopperire, in qualche modo, alle spese e gratificare quel personale che lavora in abiti civili e quindi, secondo noi, deve essere attribuita a tutti quelli che lavorano in borghese.
Il questore di Asti non la pensa così e sostiene che, se il personale non ritirerà i pantaloni restituirà al Ministero la somma assegnata per l’anno 2001. Ma questo atteggiamento non costituisce, forse un danno economico nei confronti dei colleghi che ne hanno titolo e non è forse un comportamento “intimidatorio”?
Noi crediamo invece che la cosa migliore sia quella di utilizzare nel modo più giusto, la somma assegnata per l’anno venturo, per evitare ritardi nella consegna del materiale, così come è già accaduto negli anni precedenti, quando l’inverno era ormai trascorso.
A livello centrale, è opportuno rivedere i criteri di assegnazione, semplificandoli, di queste cosiddette indennità, da assegnare, dopo una corretta individuazione, ad personam.
Nella perfetta organizzazione della questura di Asti succede che c’è il personale che non ha ancora ricevuto i capi di abbigliamento assegnati per l’anno 1999, sempre in relazione al mancato ritiro dei “famigerati” pantaloni.
Infine, il questore di Asti,così preciso nel ribadire l’osservanza dell’uso dell’uniforme non si è accorto che recentemente è stato distribuito il nuovo giubbotto in goretex, sostitutivo dei precedenti e che i capi assegnati alla questura di Asti, sono stati consegnati nella maggior parte al personale degli uffici ed a qualcuno della sezione volante.
Morale: tra poco vedremo equipaggi delle volanti vestiti come l’esercito di “franceschiello”, qualcuno con il giubbotto di pelle, qualcuno con la vecchia giacca a vento, qualcuno senza. Tutto ciò alla faccia dell’uniformità della divisa e dell’immagine che dovrebbe rendere l’operatore di Polizia al cittadino.
Complimenti!
A parte l’ironia, chiediamo un immediato intervento affinché la situazione sinora descritta venga sanata, a tutela dei lavoratori di Polizia, per ridare loro maggiore e migliore professionalità, ristabilendo quel rapporto di fiducia reciproca con il questore di Asti che, con le iniziative sinora assunte, ha messo davvero in discussione.
Salvatore Faita
Segretario Generale Siulp di Asti

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