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giugno/2001 - Interviste
Osservatorio sulla Criminalità Economica
Arrivano gli euro (anche quelli falsi)
di

Sulla falsificazione dei biglietti di banca non si sa molto, o comunque se ne parla poco. Eppure, esistono e circolano, dalle cinquemila in su, e non è tanto raro trovarsene qualcuno in tasca. Del resto, si dirà, i falsari sono sempre esistiti, e facendo attenzione… È vero, e non sempre, per quelle banconote che siamo abituati a dare e a ricevere, ma, come comportarsi nei confronti di quella nuova moneta che, dal prossimo anno, entrerà in circolazione in Italia e negli altri Paesi che hanno aderito alla moneta unica? L’Euro, una novità che – anche se di indubbia seduzione – porrà già qualche problema iniziale di cambio, come quando andiamo con le nostre lire in un’altra nazione: anche in quel caso, quasi nessuno sarebbe in grado di accorgersi che da un cambiavalute o da un negoziante gli viene rifilata una banconota falsa, e per l’Euro, almeno i primi tempi, sarà esattamente la stessa cosa.
Non si tratta, naturalmente, di fare dell’allarmismo anti-europeista, ma è meglio saperlo. D’altra parte sarebbe logico pensare che i governi europei nel discutere e decidere la creazione della moneta unica si siano posto questo problema, forse minore di fronte all’importanza epocale dell’operazione, ma certo non indifferente ai diretti interessati, i consumatori europei. Se lo sono posto, i governi europei, il problema? Senza dubbio, anche se dando troppo per scontato il fatto che ora in Europa la contraffazione monetaria viene efficacemente contrastata dalle polizie nazionali – e a questo proposito sarebbe utile avere dati precisi -, e quindi si può ritenere che lo stesso avverrà con l’Euro.
È vero, ma fino a un certo punto. L’efficacia della lotta alla falsificazione nei singoli Paesi poggia soprattutto nella centralizzazione delle indagini e delle procedure giudiziarie. A rigor di logica, per ottenere risultati analoghi, o migliori, sarebbe stato opportuno creare un organismo unico a livello europeo, un ufficio comunitario per la lotta contro la falsificazione, con poteri autonomi. Una scelta che sarebbe andata nel senso di trasferire nel campo della moneta unica i poteri decisionali e operativi dai rispettivi ministeri e polizie a questo Ente europeo, indipendente e beninteso dotato di poteri e mezzi adeguati alla sua funzione. Ma si sa, l’Europa unita a parole piace a tutti, ma alla resa dei conti a tutti dispiace rinunciare a una porzione delle proprie prerogative. Così gli Stati membri si sono messi d’accordo nell’affidare il coordinamento della lotta contro la falsificazione monetaria all’Europol, un organismo niente affatto indipendente, formato da rappresentati delegati dai singoli governi, ai quali rispondono e dai quali ricevono di volta in volta disposizioni. Malgrado il suo nome, Europol non è una vera polizia europea.
Va detto che è in fase di adozione – magari con qualche ritardo, data la prossimità del 1° gennaio 2002 - la creazione di organismi tecnici incaricati di individuare e studiare i falsi Euro: ogni Paese dovrà avere un Centro di analisi nazionale (Can), e trasmetterà i suoi risultati, e un campione delle banconote false, alla Bce, la Banca centrale europea. A sua volta, la Bce trasmetterà alle istanze europee incaricate l’insieme delle informazioni ricevute. In ogni Paese sarà creato egualmente un Centro di analisi delle monete (gli spiccioli dell’Euro), che farà capo a una Centrale, provvisoriamente installata a Parigi, la quale farà per le monete quello che la Bce farà per i biglietti di banca. Sono previste, enuncia il regolamento redatto dalla Commissione europea, ”consultazioni per migliorare le condizioni della protezione globale dell’Euro sulla base di iniziative con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e la lotta contro la falsificazione”.
Per finire, non è stato nemmeno possibile uniformare sul piano giudiziario le pene previste per i contraffattori della moneta unica europea: da un Paese all’altro le differenze sono notevoli. Vi è solo una sorta di auspicio, non vincolante, del Consiglio, con la richiesta che le pene per i falsari non siano inferiori a otto anni di prigione. Sarebbe diverso se esistesse quella Procura europea, richiesta da molti per fini di chiarezza e di efficacia giudiziaria, e contrastata da altri, probabilmente per gli stessi motivi. Detto questo, benvenuto l’Euro, figlio di un’Europa ancora incerta sulla sua identità.

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