home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:41

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
giugno/2001 - Interviste
1981-2001
La certezza del diritto
di Vincenzo Annunziata

“Parlare di morte dovrebbe essere meno difficile per noi poliziotti, rotti alle esperienze più tristi ed amare. La morte stessa circola tra noi ogni giorno, ogni minuto, durante i nostri servizi dinanzi alle banche, alle ambasciate, sulle Volanti, in ordine pubblico. Entrando in Polizia sapevamo questo e lo abbiamo accettato. Ma ora, da troppo tempo, questa tragica eventualità è divenuta consuetudine”.
Era la sera di sabato 25 ottobre 1975, alle ore 20.30 nella chiesa romana del Gesù, messa in suffragio dei colleghi Mussi, Femiano e Lombardi, caduti a Querceta, nei pressi di Viareggio, in un conflitto a fuoco, per la cattura di due pericolosi pregiudicati per gravi reati.
Ho aperto il “baule dei ricordi” e quel foglio con quelle parole mi ha fatto rivivere quei momenti; credo sia doveroso ricordare chi è caduto nell’adempimento del dovere, ed io appunto con quelle parole iniziai, prima della messa a ricordo dei caduti.
La messa fu voluta dal Comitato di Coordinamento per l’abrogazione del d.l.l. 24-4-1945 n. 205 e del R.d.l. 31-7-1943 n. 687 e per la promozione del Sindacato di Polizia.
Tale organismo era formato dalle Guardie di P. S. Francesco Mandia e Fortunato Fedele, dal commissario Ennio Di Francesco, dal capitano Angelo Giacobelli, dai brigadieri Antonio Sannino e Vincenzo Tortorella, dal vice brigadiere Stanislao Cicatiello, dall’appuntato Enzo Giordani e dallo scrivente, da Franco Fedeli e da tre sindacalisti di Cgil-Cisl-Uil.
La scelta di quella chiesa a Roma non fu casuale: in piazza del Gesù, di fronte al tempio, c’era la sede della Democrazia Cristiana, partito di maggioranza, al quale noi annettevamo grande importanza per la formulazione di una legge di Riforma.
Occorre ricordare che alle nostre riunioni avevano sempre partecipato, a nostra esplicita richiesta, parlamentari del Pri, Psi, Pci, Pli, nonché della Dc, ma non tutti con lo stesso entusiasmo. Perciò quella sera, ancora una volta, civilmente e silenziosamente facemmo sentire la nostra presenza, ricordando che era sempre più urgente approntare un disegno di legge di Riforma.
Siamo nel 1975, c’è ancora molto da soffrire e soprattutto un prezzo da pagare, resistere alle minacce di alcuni Vertici, ai procedimenti disciplinari e anche penali, infatti il Comitato di Coordinamento, nato nell’assemblea dell’Hilton la sera del 21 dicembre 1974, era stato denunciato al completo, al tribunale militare. Ma non ci lasciammo intimidire. La certezza del diritto e la fede nella democrazia erano incrollabili.
A volte penso che siamo stati fortunati, ma è anche vero che la fortuna consiste nel farsi trovare al posto giusto nel momento giusto; il che significa saper cogliere il segno dei tempi.
Noi a quel tempo eravamo staccati dal mondo della politica e dalle organizzazioni sindacali e, forse, non saremmo mai riusciti ad ottenere una vera legge di Riforma, ma una persona ci colmò questa lacuna, perfezionando la ricetta, aiutandoci a conoscere e ottenere il consenso di parlamentari dei vari partiti e di esponenti di Cgil-Cisl-Uil.
Quando ho detto che bisognava pagare e soffrire, ho evitato di fare i nomi di quanti pagarono duramente per questo impegno, nel timore di dimenticare qualcuno, ma un nome non posso dimenticare, ed al quale va il mio pensiero riconoscente: quello del compianto Franco Fedeli, allora direttore di “Ordine Pubblico”.
Molto dobbiamo a lui, se il nostro sogno di è realizzato.
Occorre ricordare che già in passato, dai primi anni del Novecento e più volte, nella P. S. c’erano stati tentativi per un riordino dell’Istituzione, ma sempre malamente falliti. Questo conferma la bontà della nostra ricetta: coraggio e cervello.
Non è possibile qui ricordare tutti gli avvenimenti degli anni dal 1975 fino a quel radioso 21 aprile 1981, giorno dell’approvazione della legge di Riforma, la 121/81 appunto.
Quest’anno ricorre il ventennale e noi lo dobbiamo ricordare, anzi celebrare, affermando che abbiamo promosso la più importante Riforma istituzionale dal dopoguerra ad oggi, senza temere di essere smentiti.
Il bilancio è nettamente positivo per tutti, per gli appartenenti alla Polizia di Stato e per il Paese; sono migliorate le condizioni di vita e di servizio, migliori sono le condizioni economiche e la professionalità e anche l’efficienza del Corpo, offrendo così un migliore servizio alla collettività. Ma soprattutto è cambiata l’immagine del poliziotto, ci siamo liberati di quel retaggio, che non meritavamo: non più sbirro ma un operatore al servizio dei cittadini, in difesa di tutti.
Se ancora ci fosse qualcuno ad avanzare dei dubbi sulla necessità della Riforma, sono a disposizione (e non solo io, ne sono certo) per un democratico confronto.
Con il nuovo assetto, gli appartenenti alla Polizia di Stato hanno lo strumento per continuare a migliorare l’Istituzione di Polizia e soprattutto sono diventati autori del loro destino.
Con l’occazione saluto tutti i colleghi della “cordata” e tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato. Con tanta nostalgia ed affetto il vostro
Vincenzo Annunziata
Isp. Capo in congedo - Roma

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari