Secondo i calcoli di varie organizzazioni mondiali, sono tantissimi i minori costretti al lavoro in varie attività. Nella sola India sarebbero 44 milioni, addetti a diverse lavorazioni
Una nave misteriosa, che scompare e riappare, che non si sa se sia mai esistita… Sembra l’inizio di una favola, di quelle che si lasciano con i puntini di sospensione per farle continuare ai bambini. Invece non è una favola, ma un triste episodio di realtà che vede i bambini, non innocenti abitatori di favole, ma protagonisti di vicende vere e drammatiche. Ci riferiamo allo sfruttamento del lavoro minorile, eufemismo per non dire schiavitù. Schiavitù da terzo millennio: epoca in cui le tragedie avvengono in diretta sotto gli occhi assuefatti di telespettatori bombardati dai media che sfruttano la notizia per poi lasciarla cadere nel dimenticatoio appena non fa più notizia. Così è successo per l’episodio della nave Eriteno, che tempo addietro tenne occupati i giornali con le convulse notizie, i colpi di scena sulla sua scomparsa e riapparizione al largo del Benin con il presunto trasporto di bambini schiavi. Uno scenario misterioso che tale rimarrà. Quello che invece, non più sotto gli occhi dei riflettori internazionali continua, è lo sfruttamento di 250 milioni di bambini di tutto il mondo.
Secondo i calcoli dell’ Unicef e dell’Ilo (Organizzazione Internazionale del lavoro) questa cifra, che con tutta l’immaginazione possibile non ci consente di visualizzare una tale “popolazione”, è distribuita in vario modo a seconda dei paesi: 44 milioni di bambini sfruttati nella sola India per lavori di ogni genere. In Nepal il 60% di tutti i bambini svolge dei lavori che non permettono il normale sviluppo dell’organismo. In Thailandia il 32% della forza lavoro impiegata in articoli destinati all’esportazione è costituita da minori e nel Bangladesh un quarto dei bambini passa la vita in attività tessili e artigiane. Più di due milioni sono i baby-lavoratori nelle Filippine. Cambiando continente le cose non migliorano: in Brasile i piccoli lavoratori sono 7 milioni a cui vanno aggiunti poi per condizioni drammatiche di vita i bambini che vivono per le strade e nelle discariche), in Haiti sono il 25%, il 14% in Bolivia. Un discorso a parte riguarda l’Africa, in cui ragioni antropologiche, storiche e tradizionali si intrecciano in uno scenario che nel nostro immaginario si è fermato all’epoca dei galeoni. Film e letteratura ci hanno donato storie drammatiche di un passato che in realtà ha cambiato solo nome e si è aggiornato nella tecnologia. Ufficialmente abolita, almeno dalla Gran Bretagna nel 1807, la schiavitù dei neri ha portato nelle Americhe dal XVI° al XVIII° secolo, 14 milioni di schiavi. Stivati nei galeoni spagnoli, inglesi, portoghesi e francesi, uomini donne e bambini incatenati erano destinati alle piantagioni, ai lavori domestici: era un “oro nero” che partiva dalla Costa degli schiavi, proprio per questo così chiamata. Oggi quelle spiagge si chiamano Benin. Ma il traffico coinvolge anche il Camerun, la Nigeria, il Gabon, il Burkina Faso. Oggi la rotta dei clandestini non va oltreoceano ma “gioca in casa” il commercio umano che si sposta su piroghe, camion, taxi improvvisati. Un carico umano che arricchisce gli intermediari che comprano per pochi spiccioli bambini e ragazzi e li rivendono a prezzo maggiorato, dato il rischio, a proprietari di piantagioni. Le ragazze finiscono più facilmente nelle case private per lavoro domestico. La promessa che convince i genitori è quella di un salario che i ragazzi manderanno alla famiglia, ma il più delle volte si tratta di una truffa completa. Una volta nelle città di destinazione, si perdono le tracce dei bambini, che non solo non manderanno i soldi a casa, ma spariranno per sempre dalla vita dei loro genitori. Più che di promessa è più corretto parlare di ricatto. Nell’indigenza totale nelle quali le famiglie vivono, il frutto che Mamma Natura fa produrre senza costi -un figlio - diventa l’unico bene da barattare in cambio di qualcosa. L’antica pratica del vidomegon - l’affido dei minori a parenti e conoscenti più ricchi - che una volta realmente serviva per migliorare le condizioni di vita di tutta la famiglia, ha lasciato il posto ad una miserabile compravendita.
Del resto, anche se non dotati di moltissima forza, i bambini fanno comodo ai loro sfruttatori per l’agilità, la resistenza, la paura di cui sono vittime e perciò il silenzio nel quale producono incessantemente anche per 15 ore al giorno la loro mercanzia destinata all’estero per salari minimi, quando ci sono. Con le piccole mani arrotolano velocemente le sigarette, si infilano nei cunicoli, trasportano pietre laddove neanche un animale potrebbe passare, stanno ore davanti alla fiamma ossidrica senza casco o protezione, respirano esalazioni velenose. Un esercito muto, indifeso e indifendibile che abbassa la testa sotto la minaccia del più forte, se non altro fisicamente.
Sei anni fa il piccolo Iqbal, di 12 anni, ci rimise la vita per denunciare, in Pakistan, la sua condizione di piccolo schiavo. Fu soprannominato il “baby-sindacalista” per aver osato sfidare la potente “mafia dei tappeti” del suo paese che per farlo tacere una volta per tutte, gli sparò, uccidendolo, mentre andava in bicicletta a Muridke, sua città natale.
Il presidente della Costa d’Avorio, Laurent Gbago, ha affermato che il parlamento approverà presto una legge che metterà al bando il lavoro minorile. Tale dichiarazione è stata data durante la ventiquattresima sessione della Commissione affari sociali della Oua, l’organizzazione dell’unità africana. Uscendo dai confini locali, e guardando alla comunità internazionale, la situazione appare intricata, ancora alla ricerca di una definizione che unifichi la situazione a livello internazionale. Pino Arlacchi, responsabile del piano antidroga dell’Onu sottolinea che mentre il mercato degli stupefacenti nei paesi sviluppati si è fermato, quello degli esseri umani ha tassi di sviluppo altissimi, sull’ordine del 40-50% all’anno. Pier Luigi Vigna, procuratore antimafia, mette in guardia i paesi dall’invasione delle mafie straniere, che immettono nuovi schiavi nel marcato: la maggior parte proviene dall’Albania, Moldavia, e paesi dell’est, ma soprattutto Cina. Guardando lontano, si auspicherebbe l’abbattimento di barriere giudiziarie tra i paesi d’Europa, con la creazione di un Pool di pm che, appoggiati da una legislazione comune, potessero cooperare da lontano. A favore di una giustizia internazionale è Giuliano Pisapia, membro del comitato d’onore del Tribunale Permanente internazionale (Tpi), nato nel 1998 a Roma ma non ancora in vigore, dal momento che sono solo 12 i paesi firmatari che hanno ratificato l’accordo per rendere operativo il Tribunale. Mancano ancora 60 firme perché questo organismo da virtuale diventi reale.
Sempre sotto l’egida delle buone intenzioni risulta la Convenzione 182 che nel giugno 1999 è stata approvata dall’Organizzazione Internazionale del lavoro. Proibisce tutte le forme di sfruttamento minorile: dal lavoro forzato, al traffico schiavistico alla prostituzione.
Circa il 97% dei lavoratori precoci lascia la scuola dell’obbligo tra gli 11 e il 14 anni. I maschi sono il 57%, le femmine il 43%. Il settore che maggiormente li impiega è quello del commercio alimentare, e della ristorazione: macellerie, ristoranti, pizzerie (47%). Seguono il settore tessile e la vendita ambulante (17%). Percentuale di poco inferiore è impiegata nei distributori di benzina, nell’artigianato e nell’edilizia. Quasi la metà di questi bambini inizia a lavorare prima delle 7 del mattino (il 38% prima delle 6) e il 37% finisce alle 11 di sera. Tutto questo per salari da 200.000 lire al mese. Solo pochissimi guadagnano intorno al milione, dato che non smentisce la natura del problema. Inoltre non esiste contratto o tutela previdenziale per i piccoli sfruttati. Sono queste le cifre di un dossier che la Cgil ha fornito tempo addietro dopo un’inchiesta durata due anni e voluta da Sergio Cofferati, come spiegato in altro servizio di queste pagine.
Come risulta dal rapporto Cgil, una rete di operatori di strada ha seguito un’inchiesta dettagliatissima passando al setaccio cortili, periferie, viuzze di quartieri degradati di tutta Italia. Il nord più ricco e industrializzato non si risparmia dallo sfruttamento, anche casalingo, dei minori. È ancora radicata la convinzione che la scuola non sia indispensabile e quindi tanto vale iniziare presto il lavoro. I vari Vito, Giuseppe, Walter non hanno un volto, ma la loro storia è già segnata se a 12 anni puliscono tutto il giorno il pavimento di un’officina o stanno a respirare l’odore che esce dalle pompe di benzina anziché tirare due calci al pallone dopo una giornata di scuola. Alcuni sono anche orgogliosi e sentono di entrare nel mito familiare a portare i soldi a casa, anziché chiederli per le figurine.
Undici anni dalla Convenzione dei diritti dell’Infanzia e le belle parole di Ciampi ai bambini: “Siate felici e non dimenticate di difendere i vostri diritti” hanno ancora bisogno di una voce che non si stanchi di parlare.
I numeri
SCHIAVI NEL MONDO
1975 - 84 milioni
1985 - 104 milioni
2000 - 145 milioni
L’Organizzazione Internazionale sulle Migrazioni stima in 4 miliardi di dollari l’anno il business del traffico degli esseri umani.
Il mercato degli schiavi sta crescendo del 40-50% annuo
(Fonte: Ministero dell’Interno)
Le cifre dello sfruttamento
(Percentuali dei bambini e ragazzi sfruttati nei singoli paesi)
EUROPA:
Portogallo 1.8%
Albania 1.1%
Italia 0,4%
Ungheria 0,2%
Romania 0,2%
AMERICA DEL SUD
Haiti 25,3%
Guatemala 16.2%
Brasile 16.1%
Rep. domenicana 16.1%
Bolivia 14.4%
AFRICA
Mali 54.5%
Burkina Faso 51.5%
Burundi 49.0%
Uganda 45.3%
Niger 45.2%
ASIA
Bhutan 55.1%
Timor orientale 45.4%
Nepal 45.5%
Bangladesh 30.1%
Turchia 24.0%
OCEANIA
Isole Salomone 28.9%
Papuasia N.G. 19.3%
Polinesia 3.7%
(Fonte: Unicef - Oil)
Bambini lavoratori in Italia
I LORO MESTIERI
- Aiutanti 47%
Ristorante, pizzeria, Bar, supermercato alimentare, macelleria, pasticceria, panetteria
- Benzinai 15%
Officina, distributore benzina, parcheggiatore
- Venditori 17%
Abbigliamento, tessile, vendita ambulante
- Artigiani 12%
Falegnameria, calzoleria, parrucchiere, sartoria
- Operai 10%
Muratore, idraulico, operaio, elettricista
LA LORO GIORNATA
Al lavoro per 8 ore e oltre: 51%
Pausa pranzo ridotta al minimo: 24%
Vacanze, se ci sono non pagate: 46%
Il 13% dei minori ha avuto un infortunio. Nel 61% dei casi il padrone nasconde l’incidente occorso al minore e solo nel 10% dei casi interviene la polizia.
(Fonte: Rapporto Cgil)
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