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giugno/2001 - Interviste
Prostituzione
La metà sono straniere
di Valter Vecellio

Su un totale stimato di 50 mila ragazze di strada, la metà sono straniere; al primo posto il Lazio con cinquemila donne, la maggior parte provenienti dall’Est Europa. Il traffico di neonati da “vendere” a coppie sterili e, quasi sicuramente, destinati a rifornire il mercato di organi

Il mercato del sesso, grosso modo, è così riassumibile: almeno ottomila nigeriane sono vere e proprie schiave da strada, in balia dei boss a cui devono rendere la cifra pattuita per arrivare in Italia (dagli 80 ai 100 milioni). A loro bisogna aggiungere circa cinquemila tra albanesi, moldave e ucraine, che si trovano più o meno nella stessa situazione delle africane. A queste vanno aggiunte le ragazze che "ricevono" in appartamento o in stanze di piccoli alberghi; le entraineuse soprattutto slave; le "ballerine" russe che ricevono in club esclusivi; le "massaggiatrici" orientali.
Fare cifre e stime è difficile. L'unico dato certo è che la tratta delle donne è al terzo posto, dopo i traffici di armi e di droga nella graduatoria delle "entrate" della criminalità organizzata. I clan che controllano e gestiscono la prostituzione sono composti soprattutto da albanesi, nigeriani e slavi.
L'azione di contrasto non è facile. "Abbiamo smantellato molte organizzazioni criminali straniere, in special modo albanesi e sud-americane, legate al racket della prostituzione da strada", dice il colonnello Antonio Girone, comandante provinciale dei carabinieri di Milano. "Abbiamo poi scoperto che i miliardi guadagnati con lo sfruttamento vengono reinvestiti in stupefacenti, ma anche in immobili". Cosicché il "passaggio" dalla strada agli appartamenti è quasi automatico. "Una recente indagine", spiega il colonnello Girone, "ha messo in luce l'esistenza di una gang albanese che sfruttava donne con permesso di soggiorno in una sorta di part time: la mattina lavori saltuari; il pomeriggio e la sera a prostituirsi in abitazioni private".
Complessivamente è stato calcolato che siano tra le 20 mila e le 25 mila (su un totale di circa 50mila), le ragazze straniere che esercitano la prostituzione. Al primo posto il Lazio, dove le stime parlano di circa 5 mila persone, di cui poco più della metà nell'area metropolitana di Roma; segue la Lombardia. Il 48% delle prostitute straniere proviene dall'Est Europa (Russia e gli altri paesi ex comunisti); il 22% sono africane; il 10% proviene dal Sud America; il 42,8% è attirata con false promesse di lavoro; il 29,5% sono clandestine; il 16,1% è stata rapita nei paesi d'origine; il 3,8% è sequestrata in Italia; il 7,8% è fidanzata con emigrati che svolgono l'attività si sfruttatori. Il volume d'affari si aggira intorno ai trentamila miliardi di lire l'anno; circa dieci milioni i "clienti".
"Sono stato testimone, a Kiev, di come i bambini vengono letteralmente strappati dalle loro famiglie, o peggio, venduti dalle famiglie stesse a loschi trafficanti che così alimentano il mercato della pedofilia".
Don Cesare Lo Deserto è un pezzo d'uomo, alto, massiccio, che deve averne viste tante. Per anni ha lavorato in missioni nel cuore dell'Africa, dove si moriva di fame, malattia, malnutrizione. Poi è tornato in Italia, in una delle sue frontiere "reali": a Lecce, in quella Puglia che con quella lingua di confine tra Gorizia e Trieste in Friuli, è il "cancello" privilegiato per gli extracomunitari che clandestinamente ogni notte arrivano in Italia a cercare fortuna. Braccio destro di don Francesco Cosmo Ruppi, vescovo metropolita pugliese, don Cesare da anni è impegnato in una lotta molto simile a quello che voleva svuotare il mare con il secchiello; ma lui non si demoralizza. Prima ha costituito un centro di prima accoglienza per i profughi: "A nessuno viene negata una scodella di minestra calda o un vestito asciutto. I profughi, quando sbarcano, sono proprio a pezzi, depredati di tutto; anche una sigaretta, a volte, è importante".
Poi ha organizzato vere e proprie squadre che cercano di strappare le donne costrette dalla malavita albanese e pugliese a prostituirsi. Da qualche anno al suo fianco ci sono sempre un paio di "angeli custodi" incaricati di vegliare su di lui, e proteggerlo dai malintenzionati. Perché don Cesare ha ricevuto una quantità di minacce e tentativi di intimidazione; a febbraio è stato anche sequestrato da due energumeni che armi in pugno gli hanno detto, senza tanti complimenti, che o la finiva con i suoi tentativi di recuperare le ragazze rese schiave dai clan che gestiscono la prostituzione, oppure avrebbe fatto una brutta fine. "Mi hanno sorpreso", racconta, "mentre come consuetudine, stavo facendo la mia solitaria passeggiata sulla scogliera per un momento di raccoglimento. Erano a volto scoperto. Uno di loro parlava perfettamente l'italiano. Con la pistola in pugno mi hanno detto in maniera calma, senza agitazione, di seguirli nella pineta. Una volta là, mi hanno minacciato, avvertendomi delle conseguenze che avrebbe potuto avere la mia attività di recupero delle ragazze moldave ed ucraine. Mi hanno lasciato andare solo quando hanno visto i carabinieri del vicino centro Regina Pacis, preoccupati per la mia assenza, venirmi a cercare gridando ad alta voce il mio nome".
Tornato al centro, racconta ancora don Cesare, le più preoccupate per quel che era accaduto sono state proprio le ragazze: "Avevano paura che mi fossi spaventato, mi hanno implorato di continuare l'opera intrapresa e di non abbandonarle. E appare fin troppo ovvio che bisognerà continuare nell'impegno".
Esattamente, che cosa cercate di fare?
"Le ragazze che strappiamo dalla strada, cerchiamo di reinserirle. Le rimandiamo nei loro paesi di origine, parliamo con le famiglie, abbiamo costituito dei nostri centri di assistenza in Ucraina e Moldavia, aiutiamo quelle donne a trovarsi un lavoro e reinserirsi, insomma fare una vita onesta e normale…".
Lodevole. Chiedo: chi paga?
"Volontariato; e il denaro che occorre viene da donazioni di privati. Agli enti pubblici non chiediamo una lira".
Questo instancabile sacerdote sa che dietro la vera e propria tratta dei clandestini, c'è anche altro, di molto più disgustoso, rivoltante: "Non è una leggenda", mi racconta, "che molte di queste ragazze vengano appositamente rese incinte, e poi i loro piccoli strappati via. A volte sono consenzienti, molte altre, no".
E che fine fanno questi piccoli?
"Se sono fortunati vengono adottati illegalmente da famiglie che non possono avere figli. Ma come le ho detto c'è anche il mercato della pedofilia, e il traffico illegale di organi umani".
Lei e i suoi collaboratori da quando avete avuto sentore di questi traffici?
"Noi abbiamo testimonianze di ragazze moldave secondo le quali già dai primi anni Novanta gang di criminali russo-israeliani procuravano bambini per coppie sterili residenti in Israele. Poi il fenomeno fatalmente si è allargato".
E le sue dimensioni?
"Guardi, sono almeno quattromila le donne che ogni anno dalla Moldavia cercano di entrare in Italia; di queste almeno il dieci per cento è vittima di questa particolare forma di sfruttamento".
Un traffico che presuppone complicità ramificate…
"E crede che questo sia un problema? Dal momento che le organizzazioni mafiose hanno alzato lo standard della prestazione, si eleva anche il giro di interessi. E con il denaro si può quasi tutto…".
Già, il denaro: chi che giro economico si sta parlando?
“Una ragazza ucraina mi ha detto di aver ricevuto seimila dollari per aver consegnato a una famiglia italiana il suo bambino; e sapeva che la famiglia ne avrebbe dovuti tirare fuori almeno cinquantamila. Del resto, un rischio così grosso presuppone un guadagno consistente".
Secondo una relazione della commissione antimafia, accanto al traffico dei clandestini, se ne è affiancato un altro, ben più turpe: quello degli organi, espiantati a minorati psichici o bambini…
"E' orribile, ma le notizie che ci riferiscono le nostre fonti confermano quelli che fino a ieri erano sospetti e ipotesi, e che invece sono una realtà particolarmente odiosa. Del resto, la procura di Trieste già nel luglio scorso aveva denunciato qualcosa di simile…".
Allora si trattava di una cosca delle Triadi cinesi che sfruttava connazionali disperati che non sapevano come pagare i cinquanta milioni richiesti per essere stati portati in Italia…
"Ci sono i cinesi, gli albanesi, gli slavi, i russi, gli italiani…purtroppo il crimine non conosce frontiere…".
La tratta degli organi umani è particolarmente disgustosa…
"Dobbiamo purtroppo prendere atto che la mafia albanese, purtroppo, è in grado di selezionare, e sezionare, per poi rivendere sotto forma di singola cornea, rene, fegato, ecc., gli organi di una persona".
E i bambini strappati alle loro madri…
"E' un capitolo dolorosissimo. Come ho avuto modo di constatare accade anche che le donne, contro la loro volontà, siamo messe incinte e i loro bimbi venduti ancora prima di aver fatto il loro primo vagito… ".
Cosa suggerirebbe di fare, per contrastare questo fenomeno?
"Sono solo un povero prete. Le leggi le devono fare il Parlamento, i politici. Io posso solo pregare e continuare a fare quello che cerco di fare".
Quante donne avete strappato dalla strada?
"Centinaia. Ma non tengo questo genere di contabilità. Anche una sola, basterebbe, per me".
E i bambini rapiti?
Silenzio. E vale più di qualunque discorso.

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