Come al solito siamo arrivati ad affrontare le questioni che riguardano i poliziotti solo quando, per ottenere un risultato, bisogna fare uno sforzo tremendo, quasi impossibile.
Già dallo scorso anno abbiamo tutti preso conoscenza dello schema di decreto legislativo che vorrebbe, per l’ennesima volta, riordinare l’organizzazione della Polizia di Stato scaturita dalla legge 121/81, cosiddetta di smilitarizzazione della Polizia, faticosamente sostenuta e voluta da alcuni poliziotti-carbonari (dove sono andati a finire?).
Questo schema non è piaciuto a nessuno! Non è piaciuto agli Ispettori, che speravano di vedere finalmente restituito loro il maltolto, ma non è piaciuto neppure ai funzionari ed ai dirigenti che lo hanno rigettato. Allora, cui prodest?
Prima di entrare nel vivo della questione, si ritiene necessario svolgere una premessa.
L’essenza della grande riforma ottenuta con la 121/81 si può riassumere in poche parole:
- tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica basata su di un modello di Polizia civile;
- libertà sindacali per i lavoratori della Polizia di Stato;
- istituzione del nuovo ruolo degli Ispettori, figura di poliziotto specializzato nelle investigazioni.
Questa riforma avvicinò i cittadini ai poliziotti e viceversa, gettando le basi per la costruzione di una Polizia democratica e soprattutto più efficiente ed efficace. Si era realizzato un vantaggio per i cittadini e uno per i lavoratori di Polizia.
Da allora ad oggi, gli interventi normativi e non, in materia di Polizia e tutela dei cittadini, non pare abbiano contribuito alla costruzione di quel modello di sicurezza civile che il legislatore dell’81 si era prefigurato; anzi, molti hanno la sensazione che si sia andato rafforzando lo strumento militare a dispetto di quello civile.
È in questo quadro che si deve collocare il fallimento della figura dell’Ispettore, elemento di novità nell’organizzazione della Polizia. La sua sconfitta parte da lontano, “dall’infanzia”. Ma cosa è accaduto?
L’Amministrazione della Polizia di Stato, ad ogni nuovo concorso per Ispettore, ha modificato le modalità di partecipazione, le forme d’esame ed i programmi dei corsi, creando così disparità di trattamento fra gli stessi colleghi Ispettori che, naturalmente, si sono visti contrapporre gli uni agli altri. Iniziava così la disgregazione e la delegittimazione della figura dell’Ispettore. Tutto ciò accadeva fino agli inizi degli anni ‘90 quando, approfittando della situazione, con una sentenza assai discutibile sotto il profilo della giustizia sostanziale, gli Ispettori della Polizia di Stato venivano equiparati ai Marescialli dei Carabinieri, cioé a quei lavoratori di Polizia che già erano equiparati ai Sovrintendenti della Polizia di Stato. L’effetto di tale pronuncia si può definire letteralmente devastante.
Oltre ai malumori per quanto già era accaduto, questi colleghi hanno visto passare sulla propria pelle l’eliminazione del loro ruolo e delle loro funzioni, sono stati ridotti a quello che molti di loro già erano: sottufficiali del Corpo delle Guardie di Ps.
In buona sostanza, dopo dieci anni di lavoro, un consistente numero di persone si è sentito annunciare che si era trattato di uno scherzo e che tutto tornava come prima del 1981.
A nessuno è interessata la mortificazione di quei marescialli del Corpo delle Guardie di Ps che, in cambio di una rivalutazione economica-professionale, convinti della certezza del diritto, si erano impegnati per partecipare ad un esame e poi si erano sacrificati per frequentare un corso lontano da casa.
Nessuno si è interessato della mortificazione di quei giovani che, entrando in Polizia, si erano illusi di svolgere le funzioni che una legge attribuiva loro e che invece hanno visto modificare da chi “cambia le regole del gioco durante il gioco stesso”.C’è di più, nessuno ha offerto a questi lavoratori la possibilità di transitare ad altre amministrazioni: “Zitto e lavora”.
Quest’ultimo colpo assestato alla figura dell’Ispettore di Polizia ha però ottenuto il risultato di riaggregare la categoria che, nel corso degli anni ‘90, è riuscita a sensibilizzare su questo tema alcune forze politiche. Infatti, durante l’iter parlamentare della legge delega sul riordino delle carriere dei ruoli non direttivi della Polizia di Stato (1992), un ramo del Parlamento aveva addirittura approvato il Ruolo Speciale dei Commissari, nel quale sarebbero transitati tutti gli Ispettori: una sanatoria per questi lavoratori maltrattati. Il governo però si oppose e convinse la maggioranza parlamentare ad accontentarsi di un impegno formale, di una promessa solenne per l’istituzione del Ruolo Speciale in tempi brevi.
Nel settembre 1995 è stato attuato il riordino delle carriere, che ha formalmente e definitivamente cancellato il ruolo degli Ispettori fondendolo con quello dei Sovrintendenti, altra categoria, invero, schiacciata dagli eventi. Il risultato è stato quello di far confluire tutti i lavoratori che appartenevano alle quattro qualifiche del ruolo degli Ispettori, in una sola qualifica, annullando così anche l’anzianità di servizio.
Così è stata cancellata la figura del poliziotto specializzato nelle indagini e reintrodotta la vecchia figura militare del sottufficiale. Anche in tema di ordine e sicurezza pubblica si è preso ad esempio quel modello militare nel quale si identificano, ad esempio, i Carabinieri.
Ora dobbiamo chiederci: tutto ciò ha portato un miglioramento delle condizioni di sicurezza dei cittadini? Ha portato condizioni di equità e giustizia fra i lavoratori di Polizia? L’aver avvilito e confuso quegli Ispettori che, a prescindere da ogni mutamento di status, si sono poi trovati a portare il fardello più pesante della tutela della sicurezza dei cittadini, può aver inciso sull’efficacia e l’efficienza dell’azione di Polizia in questi ultimi 10 anni?
Per tutti coloro che non conoscono l’ipocrisia le risposte saranno identiche.
Con questi interrogativi e queste riflessioni si deve esprimere il giudizio sullo schema di riordino delle carriere direttive ed in particolare sull’istituzione di un “ruolo speciale dei Commissari”.
L’elaborato normativo del governo tradisce le legittime aspettative di migliaia di colleghi nonché gli impegni solenni presi dallo stesso davanti ai parlamentari nelle sedute del 27/4/99 e del 22/2/00 diretti, sostanzialmente, a realizzare una sanatoria per gli Ispettori Sups.
L’istituzione del ruolo speciale, così come partorito dal Dipartimento della Ps, prevede l'accesso ai vincitori del concorso (due prove scritte ed una orale) aperto agli Ispettori Superiori in possesso del diploma di scuola media superiore che abbiano frequentato un corso della durata di 18 mesi.
Fino ad oggi, un neo laureato, dopo aver superato due prove scritte ed una orale, frequentato un corso di 9 mesi, è stato in grado di svolgere pienamente tutte le funzioni che la legge attribuisce all’autorità di Ps (ad esempio dirigente di Commissariato).
Se è vero che per diventare Ispettore Superiore sono necessari, come minimo 17 anni di servizio nel ruolo, forse 18 mesi di corso sono più un modo per scoraggiare l’accesso al ruolo che per migliorare la preparazione alla nuova “funzione”.
E qui altra nota dolente: quale funzione? Il limite dell’esercizio della funzione di Autorità di Ps per i Commissari del Ruolo Speciale, li riduce a funzionari di serie B e colloca questi direttivi fra i Commissariati Doc ed i “Sottufficiali”, in sostanza, ripristina la figura dell’Ispettore istituito dalla legge 121/81, con la differenza che questo nuovo soggetto non avrà alcuna specializzazione.
Nella migliore delle ipotesi si verrà a ricreare la condizione esistente prima della smilitarizzazione della Polizia, cioé verrà reintrodotta la figura dell’Ufficiale al quale restituire quelle attività che i funzionari non hanno mai svolto con piacere: comandi di Reparti inquadrati, ecc.
Perché dobbiamo arrenderci senza pretendere che il governo tenga fede ai suoi impegni e restituisca ai colleghi fiducia in una giustizia sostanziale, oramai dimenticata?
Vi sono molte proposte che circolano sul Ruolo Speciale ma, preliminarmente, bisogna decidere se si vuole una specie di sanatoria, un accesso speciale al ruolo ordinario oppure se si vogliono ancora scimmiottare i Carabinieri e la loro organizzazione.
L’attuale schema governativo, come capirebbe anche un bambino, non risponde a nessuno di queste esigenze ma, soprattutto (e lo si deve gridare), non risponde alle richieste di sicurezza che ci vengono dai cittadini e non dà motivo di ritenere che si otterrà, così facendo, una Polizia più efficiente.
Se qualcuno dimostrerà di aver individuato un ruolo speciale che dia maggior affidabilità all’azione di Polizia, tutti saranno pronti ad accoglierlo; diversamente si deve ritenere che sia veramente giunto il momento di sanare, una volta per tutte, la questione degli Ispettori.
Ricordiamo che se deve passare il decreto legislativo presentato al Parlamento dal governo, danneggiando coloro che fra gli attuali Ispettori hanno già subìto i danni maggiori, in sostanza quelli più anziani in ruolo e quindi d’età, quelli che hanno già famiglia e che sul piatto della bilancia possono offrire una maggiore professionalità maturata “sul campo”, è preferibile rinunciare a qualsiasi Ruolo Speciale.
Diversamente sarebbe come affrontare nuovi esami e nuovi sacrifici per tornare ad essere quello che già erano gli Ispettori ante riordino.
Da ultimo si suggeriscono alcune brevi considerazioni di carattere, per così dire, tecnico, sullo schema di decreto legislativo del governo.
Perché non viene rispettata la delega che offre la possibilità di prevedere norme transitorie? Queste norme darebbero la possibilità di soddisfare esigenze di efficacia e di giustizia, e darebbero anche la possibilità al governo di rispettare gli impegni presi in Parlamento.
In relazione a quanto detto, si propone un Ruolo Speciale dei Commissari che:
- sia articolato in quattro qualifiche, con identiche funzioni rispetto al ruolo ordinario;
- abbia un organico proporzionato a quello del ruolo ordinario;
- abbia l’accesso riservato solo alla qualifica apicale del ruolo immediatamente inferiore, in possesso del diploma di scuola media superiore;
- preveda una selezione ed un corso rispettosi dei titoli di servizio e dell’anzianità maturata (ndr non meno di 17 anni);
- preveda il passaggio alla dirigenza per una percentuale limitata di posti all’anno;
- preveda, in via transitoria, un inquadramento, anche in sovrannumero riassorbibile, nel rispetto dell’anzianità di servizio in ruolo, di tutti gli attuali Ispettori Superiori;
- preveda analoghe condizioni per gli appartenenti ai ruoli tecnici.
Cari colleghi, dopo tutte queste considerazioni e proposte rimane insoluta la domanda “a chi giova” questo riordino dei direttivi? Sforziamoci tutti affinché si possa cogliere l’opportunità per trasformare quest’occasione di lotta in una iniezione di fiducia dei colleghi nella tutela sindacale del Siulp.
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