home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:41

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
maggio/2001 - Interviste
Tangentopoli/Italia
Dopo il risveglio, un blocco
di Emilio Belfiore

Nove anni dall’inizio di Mani Pulite, e, pur non essendo ben chiaro quali progressi sono stati in questo tempo realizzati nel campo della moralizzazione della vita pubblica, tracciamo un sintetico bilancio seguendo il filo fornito, in un libro-intervista, da Antonio Di Pietro



Il 17 febbraio 1992 veniva arrestato a Milano Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, con l’accusa di concussione, segnando l’inizio di Tangentopoli. O meglio, di Mani Pulite, perché Tangentopoli era ben precedente a quella data e a quel caso. Poiché ricordare non è facile, e in Italia spesso è meno facile che altrove, ascoltiamo un protagonista di questa saga politico-finanziaria (o è l’inverso?), anzi “il” protagonista, quell’Antonio Di Pietro prima osannato e preso a modello di magistrato puro e duro (tanto popolare che Berlusconi nel ’94 gli offrì la carica di ministro dell’Interno), e poi, con l’allargarsi delle inchieste, indicato quale forza motrice di una cospirazione dei giudici. Le “toghe rosse”, insomma. Ascoltiamo Di Pietro sul filo di un libro-intervista pubblicato nel novembre scorso (Antonio Di Pietro, “Intervista su Tangentopoli”, a cura di Giovanni Valentini, Editori Laterza, pagg.200, L.18000). Un libro che lascia trasparire l’amarezza – e anche una sottile vena di protagonismo – dell’ex magistrato, fatto oggetto anche di una raffica di false accuse, ma ha soprattutto il merito di stabilire con chiarezza dei punti fermi in una vicenda che – anche se ha concorso al passaggio, in maniera informale piuttosto confusa, dalla Prima a una Seconda Repubblica – è tutt’altro che chiusa.

Comunque tornando al Mani Pulite “storico”, cominciamo dal bilancio, che, rileva Giovanni Valentini nella sua domanda, “non si può dire che sia molto positivo: il 17 febbraio 2000 i giornali hanno scritto che, su 2565 imputati, solo quattro erano in cella. E Gherardo Colombo ha dichiarato che Mani Pulite è stata inutile. Alla fine dei conti, si è trattato di un fallimento?”. Risponde Di Pietro: ”No, non è così: dipende da dove si guarda questa storia. Cominciamo allora dai numeri. Si dice: dopo otto anni, solo quattro sono in cella. Ma il grave sarebbe se, dopo tutto questo tempo, molte persone fossero ancora dentro. Chi deve stare in carcere dopo otto anni? Gli assassini, chi ha ucciso qualcuno, chi s’è macchiato le mani di sangue! Nell’inchiesta Mani Pulite sono intervenuti intanto migliaia di patteggiamenti. E poi dobbiamo distinguere: una cosa è la cella e una cosa è la condanna; una cosa è la cella, una cosa è la prescrizione, una cosa è la cella, una cosa è l’amnistia; una cosa è la cella, una cosa è il proscioglimento in base al secondo comma dell'articolo 530 del nuovo Codice di procedura penale; una cosa è la cella, una cosa sono le false riforme fatte in questi anni, riforme al contrario”. Certo, è noto il dissenso dell’ex pm, e di altri magistrati, su alcune di queste riforme, ma torniamo ai dati.” Le condanne sono 1408, compresi i patteggiamenti – dice Valentini – 790 le assoluzioni, 367 i procedimenti ancora in corso”. E Di Pietro: “Già, come si vede, quattro diventano immediatamente 1408. E poi quelli che i giornali definiscono ‘assolti’, sono assolti o prosciolti? E sono stati assolti perché è cambiata la legge o perché erano effettivamente innocenti? Tra questi 790 nomi sarà compreso anche Berlusconi che a volte è stato assolto, ma altre volte prosciolto per intervenuta prescrizione, dopo che in sentenza era stata riconosciuta la sua responsabilità. C’è una bella differenza con i 27 proscioglimenti che ho collezionato io ‘perché il fatto non sussiste?’. Per quale motivo, poi, le assoluzioni vengono lette come sconfessioni dell’operato dei pm? Pure loro sono magistrati, solo che – di fronte a una notizia di reato – hanno l’obbligo di accertare la verità dei fatti e in molti casi è stata la stessa Procura a chiedere il proscioglimento alla fine delle indagini… Su tremila processi, gli imputati assolti contro la volontà del pm saranno al più una decina e ciò rientra senz’altro nella fisiologia della giustizia”.

Passando al capitolo della “persecuzione politica” (termine tuttora ricorrente nelle reazioni di alcuni politici indagati) “se da una parte siete stati accusati di aver avuto un occhio di riguardo per il Pci-Pds, dall’altra vi hanno addebitato una persecuzione politica contro il Psi”. “Anche questa storia del Psi va chiarita una volta per tutte. Non è stata una nostra scelta se nelle vicende su cui indagavamo il Psi è stato colpito più degli altri… Noi abbiamo indagato molto su Craxi non per idiosincrasia personale, ma per il semplice fatto che il nostro lavoro di magistrati era radicato a Milano, in una realtà in cui lui era fortemente presente”. Ma anche Silvio Berlusconi ha lamentato di essere stato perseguitato, sostenendo che le sue aziende hanno subito perquisizioni più di qualsiasi altra. Forse perché era amico di Craxi? “Nei confronti di altri personaggi abbiamo proceduto molto, molto di più; non è vero che abbiamo indagato nei confronti di una sola impresa e non di altre. Berlusconi è stato inquisito da me per tre o quattro casi di corruzione, per i quali è stato dapprima condannato e poi in Appello l’ha scampata grazie alla prescrizione. Noi abbiamo arrestato o inquisito alcune decine di funzionari e dirigenti della Fiat, anche ai massimi livelli come Romiti, Mattioli, e tanti altri".

E non è vero che nei confronti del Pci si è avuto un occhio di riguardo? “Questa è la fandonia più grossa. Primo, perché non è vero. Secondo, perché nei confronti del Pci abbiamo fatto semmai qualcosa in più, abbiamo cercato ipotesi di reato diverse rispetto a quella tradizionale della corruzione e del falso in bilancio”.

È varia e complessa la storia di Tangentopoli ricordata e raccontata da Antonio Di Pietro, si spinge fino alle trame della Mafia, agli esotici passaggi dell’offshore bancario, ai comportamenti dell’opinione pubblica. Secondo Di Pietro, “Mani Pulite è stata un’operazione tecnica, giudiziaria, che ha prodotto un grande risveglio delle coscienze… Poi c’è stato un blocco”. Il suo appello a “ricominciare per liberare l’Italia – da Milano a Palermo – dalla piaga della corruzione” potrà sembrare genericamente retorico, ma a qualcosa del genere si dovrà pur arrivare.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari