La comunità dei sikh – appartenenti a una religione nata in India nel 1600 - residenti negli Stati Uniti hanno dovuto rinunciare a partecipare all’incontro interreligioso organizzato in aprile in occasione della visita di Benedetto XVI negli Stati Uniti. I responsabili dei servizi segreti americani, che devono assicurare la sicurezza durante la permanenza del Papa, hanno infatti chiesto ai membri della delegazione sikh di rinunciare al kirpaan, il pugnale che fa parte dell’abbigliamento rituale della loro etnia, ma questi si sono rifiutati di farlo. “Il World Sikh Council (Wsc) esprime la sua delusione profonda per il fatto che il Servizio segreto non ha potuto venire incontro alla fede sikh”, e fa appello al rispetto dei diritti e delle libertà religiose della comunità sikh”, è stato il commento dell’organismo che rappresenta negli Usa gli appartenenti a quel culto.
Anahat Kaur, segretario generale del Wsc ha dichiarato: “Dobbiamo rispettare la santità del kirpaan, soprattutto in questo tipo di incontri interreligiosi. Non possiamo violare i diritti e le libertà della religione in nome della sicurezza. Papa Giovanni Paolo II incontrò in Vaticano i sikh che indossavano il loro kirpaan”. Anche la Conferenza episcopale statunitense ha fatto pressione affinché ai sikh fosse consentito di portare il loro pugnale. “I kirpaan – hanno cercato di spiegare i sikh – rappresentano il nostro impegno a resistere all’opressione e all’ingiustizia, ma solo in forma difensiva, mai per dare inizio a un conflitto”. Evidentemente questi argomenti non hanno convinto i Servizi segreti americani, molto sensibili in materia di sicurezza, soprattutto quando questa si incrocia con temi religiosi. E forse qualcuno non ha dimenticato che nel 1984 la presidente indiana Indira Gandhi fu uccisa da due sue guardie del corpo, due sikh.
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