Fino a qualche anno fa le fazioni armate che combattono in Africa ricavavano una parte sostanziosa dei loro finanziamenti dal traffico di diamanti; ora nel giro d’affari delle guerre è entrato anche l’avorio.
Nel febbraio scorso, nel Parco nazionale Zakouma, in Ciad, trenta janjaweed, miliziani di una formazione araba sudanese responsabile di atrocità nel martoriato Darfur, in un solo pomeriggio hanno ucciso 100 elefanti, lasciando sul posto i corpi e portando via le zanne. “Non avevamo mai visto nulla di simile – ha detto Michael Warmithi, dell’International Fund for Animal Welfare. – Per uccidere tanti elefanti in un colpo solo occorre molta organizzazione”.
La caccia agli elefanti per procurarsi avorio è praticata anche in Kenia, dove è vietata dal 1980, e in Congo: qui si uccidono illegalmente anche i rinoceronti, per il loro corno, e, quando cercano di opporsi, le guardie forestali, cento solo nell’ultimo anno.
L’avorio viene venduto in Estremo Oriente, soprattutto in Cina, per essere lavorato e poi in gran parte esportato - malgrado le leggi esistenti - in Europa e in America. Secondo i dati forniti da Trafic International, la rete di monitoraggio sul commercio illegale di prodotti naturali, tra il 1998 e il 2006 sono stati effettuati trentadue sequestri per oltre una tonnellata di avorio, contro diciassette tra il 1989 e il 1997. Un fenomeno in crescita.
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