Era stato il rifugio privato del Führer, usato sia per rilassarsi in compagnia della fedele Eva Braun, sia per riunioni riservate con la crema dei gerarchi, Goering, Goebbels, Himmler, Bormann, uno chalet a 1.834 metri sulle Alpi bavaresi, sopra Berchtesgaden, il Berghof, il Nido dell’Aquila, raggiungibile da un ascensore scavato nella montagna, sorvegliato e protetto da manipoli scelti delle SS. Da alcuni decenni (dopo essere stato nel dopoguerra sequestrato dagli Alleati) è diventato meta di turisti di tutte le nazionalità, attratti da quello che si potrebbe definire “il fascino perverso della stupidità”.
Il 24 maggio scorso un incendio si è sviluppato nella sala macchine dell’ascensore, mettendo fuori uso l’intero apparato elettrico, e oltre cinquecento turisti sono rimasti bloccati nel Nido hitleriano come implumi pulcini spaventati e infreddoliti. Dopo ore di attesa i turisti sono stati evacuati. “Abbiamo usato ogni mezzo disponibile - ha detto un portavoce della Polizia locale - Almeno una quindicina di persone sono tornate a valle con gli elicotteri della Guardia di frontiera. Altri sono stati condotti giù dalle guide alpine, con grandi difficoltà, perché quasi tutti avevano scarpe leggere e abiti primaverili. Erano saliti con l’ascensore, e non pensavano di dover tornare giù a piedi, su sentieri che agenti e guardie di montagna hanno liberato in tutta fretta dal ghiaccio e dalla neve”.
Adolf Hitler aveva comprato il terreno del Berghof con diritti d’autore del “Mein Kampf”, la costruzione dell’edificio era stato un regalo delle SS, e dopo il 1933 centinaia di agricoltori e pastori erano stati espropriati per fare spazio attorno al rifugio del Führer. Aperto al turismo, il Berghof è assolutamente vietato a riunioni o manifestazioni di neonazisti.
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