Tempi duri per un settore che nel nome sembra evocare grande e sicura ricchezza: i diamanti. “I migliori amici delle donne”, come recitava Marilyn Monroe, sembrano aver perso molto della loro attrattiva. “Mai vista una situazione del genere: nessun mercato, nessuna liquidità, nessuna domanda, e soprattutto nessuna fiducia”, lamenta Freddy Mannard, presidente del World Diamone Centre di Anversa, storicamente la capitale del mercato diamantifero, dove vengono lavorati l’80% dei diamanti commercializzati in tutto il mondo.
Nell’ottobre scorso si è registrato un calo della domanda, con una diminuzione del 36% delle esportazioni equivalente a 620 milioni di dollari. In novembre, sempre ad Anversa, si sono riuniti i grandi del settore (annullando il tradizionale galà), e dall’incontro sono scaturite previsioni pessimistiche per il prossimo futuro: nel 2010 ci sarà un ulteriore calo del 10% delle vendite, rispetto a un 2008 niente affatto soddisfacente. Sergei Vybornov, presidente della compagnia russa Alrosa, ha annunciato che ridurrà del 40% la produzione di diamanti grezzi per evitare un eccesso di offerta.
Diminuisce la richiesta di diamanti da parte dei gioiellieri, e di concerto diminuisce il prezzo al carato (unità di peso dei diamanti) dell’11%, mentre cala del 35% quello delle pietre all’uscita delle miniere. A Londra il valore del capitale della Gem Diamonds si è ridotto del 38%, e la società ha interrotto le attività minerarie in Congo, e ridotte quelle in Indonesia.
Al calo della domanda ha contribuito la crisi finanziaria che ha colpito le banche belghe e olandesi Abn Amro e Fortis. E si è aggiunta un’inchiesta della Polizia belga sui legami tra commercio dei diamanti e evasione fiscale.
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