Sono tradizionalmente – con la vodka, il caviale, il samovar - uno dei simboli più noti della Russia: le matrioske, le bambole ovoidali di legno contenute una nell’altra, dalla più grande alla più piccola. Ad inventarle e a produrle artigianalmente in passato erano stati dei monaci del convento di Serghiev Posad, nei dintorni di Mosca, e ancora oggi è in questa zona che si concentra la maggior parte della produzione delle bambole.
Molto popolari tra i russi, le matrioske sono sempre state il gadget più ambito dai turisti stranieri, la cui affluenza si è però drasticamente ridotta con la crisi economica globale. Mentre il consumo interno non è sufficiente a sostenere una produzione in continuo aumento. A questo si è aggiunta la concorrenza delle fabbriche cinesi di giocattoli che – così come producono le Barbie americane – si sono messe a sfornare matrioske perfettamente imitate, a prezzi ridotti, invadendo persino il mercato russo.
Come conseguenza, i fabbricanti russi di matrioske hanno visto diminuire del 90% la loro cifra d’affari. E il governo di Mosca ha deciso di sostenere la produzione nazionale di bambole di legno acquistandone ogni anno per l’equivalente di un miliardo di rubli (20 milioni di euro).
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