“Quando il popolo ha paura del governo, significa che c’è la tirannia. Quando il governo ha paura del popolo, significa che c’è la libertà”: è una frase attribuita a Thomas Jefferson - autore della Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, e due volte Presidente -, ed è diventata lo slogan preferito del movimento dei Tea Party. Il nome potrebbe indurre in errore, facendo pensare a riunioni politico-mondane tenute in salotti vagamente retrò della borghesia di provincia. Niente affatto, Tea Party è un grido di guerra, e si richiama, appunto, alla rivolta di Boston del 1773, quando qualche decina di coloni, sudditi di Sua Maestà britannica, travestiti e truccati da indiani, salirono a bordo di una nave inglese attraccata nel porto e gettarono in mare delle casse di tè per protestare contro le tasse del governo di Londra.
L’episodio di Boston segnò l’inizio della guerra d’indipendenza, e gli ultraconservatori americani di oggi ne riprendono lo spirito indicando i “nuovi nemici” che hanno sostituito il re d’Inghilterra dei loro avi: i leader del Partito repubblicano e il governo del presidente Obama. Insomma, nemici a tutto campo, anche se i Tea Party nascono tra gli elettori repubblicani più destrorsi, quelli che invocano “meno Stato, più mercato”, e appartengono a ceti economicamente medio alti che però temono per il loro livello di vita. I Tea Party sono contro il socialismo (peraltro del tutto assente dalla scena politica Usa), ma anche contro il salvataggio delle banche, avversano sia la riforma sanitaria che le misure per sostenere la ripresa economica, e nelle punte più estreme chiedono l’eliminazione dei ministeri dell’Istruzione e dell’Energia, e dell’Agenzia per la Difesa dell’Ambiente, lasciando che ogni Stato affronti come crede questi problemi.
Movimento privo di una vera organizzazione, si dice, anche se molto diffuso e in fase di espansione. I leader democratici lo temono, e quelli repubblicani lo guardano con sospetto. In realtà i Tea Party hanno il supporto di politici professionisti, che fiutano le prospettive della ventata populista - fra questi Sarah Palin, la candidata repubblicana alla vicepresidenza alle ultime elezioni – e di personaggi popolari, come il conduttore radiofonico e televisivo Glenn Beck.
E a proposito di tv, le iniziative e manifestazioni dei Tea Party - che dopo aver sponsorizzato con successo alcuni candidati repubblicani alle elezioni del 2 novembre, puntano addirittura alle presidenziali del 2012 - sono propagandate e appoggiate da Fox News, il canale via cavo che trasmette notizie 24 ore su 24, di proprietà di Rudolph Murdoch, uno dei finanziatori del movimento.
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