Probabilmente, stando ad alcune sue dichiarazioni, tornerà a Hollywood, e comunque si ritiene poco probabile che tenti altre avventure politiche, dati i risultati non esattamente brillanti ottenuti come governatore della California. Eppure Arnold Schwarzenegger (che dal 3 gennaio scorso è stato sostituito nella carica dal democratico Jerry Brown, già governatore dal 1975 al 1983) era stato scelto nel 2003 dagli elettori con la viva speranza che l’attore di origine austriaca fosse l’uomo giusto per risollevare le sorti dello Stato, fortemente compromesse dal governatore Gray Davis, revocato da un referendum popolare. La California, si sosteneva, aveva bisogno di una “politica muscolare”, e Schwarzy presentava appunto l’immagine dell’eroe dal pugno d’acciaio capace di affrontare di petto i problemi e superare tutte le difficoltà.
E invece no, o almeno non per il problema più gravoso: quello dei soldi, tanto per cambiare. Uno Stato ricco per definizione, ma ormai in gravi ambasce economiche. E Schwarzenegger, che di economia era piuttosto digiuno, invece di presentare ai californiani un quadro realistico della situazione, aveva aderito alla proposta – suggeritagli dai suoi consiglieri repubblicani – dell’emissione di quindici miliardi di dollari di obbligazioni: un sistema per nascondere temporaneamente il deficit, ma certo non per ridurlo. Aggiungendo a questo i tagli alle tasse automobilistiche promessi in campagna elettorale.
Detto questo, Schwarzy ha dimostrato un notevole attivismo, e si è distinto soprattutto per la legge sul riscaldamento globale, collocando la California all’avanguardia del movimento ecologico: approvata nel 2006, questa legge ha rappresentato un modello non solo per gli Stati Uniti ma per il resto del mondo. Donald Schwarzenegger aveva anche pianificato un inedito sistema di assistenza sanitaria, precedendo in questo campo il progetto di Barack Obama. Ma l’incapacità di risanare il bilancio, superando le strettoie di giochi politici ed economici, lo ha portato a una netta caduta dei consensi. “Schwarzenegger ha vinto alle elezioni – ha scritto Evan Halper sul Los Angeles Times – presentandosi come un antipolitico, e quando l’opinione pubblica ha cominciato a vederlo come l’ennesimo “insider”, la sua popolarità è precipitata”.
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