I primi reperti significativi erano stati rinvenuti, nel 1856, nella valle di Neander, nei pressi di Dusseldorf, e di lì il nome di questi nostri predecessori, spariti dalla scena terrestre trentamila anni fa. Predecessori, ma – si sosteneva finora – di qualità molto inferiore all’homo sapiens. I neandertaliani erano descritti dagli studiosi (a cominciare da Darwin, che aveva pubblicato “L’origine delle specie” nel 1859) come dei bruti, ottusi, dotati di una notevole forza muscolare ma con un cervello a scartamento ridotto.
Questa convinzione, venata di un certo razzismo, è stata ora smentita dagli studi di uno dei più noti biologi evoluzionisti, l’americano Ernst W. Mayr, in base agli studi sul Dna dei neandertaliani. Anzitutto, noi non saremmo dei sapiens puri, ma dei meticci di neanderthal e di quegli invasori (se si preferisce, immigrati) giunti dall’Africa che consideriamo i nostri diretti progenitori. Certo, i neandertaliani, che popolavano varie zone del continente europeo, da est a ovest e da nord a sud, si erano scontrati con i nuovi arrivati, ma erano avvenute anche delle “fusioni”, degli accoppiamenti. E non vi è motivo di vergognarsene, perché – come hanno stabilito altri studiosi, i neandertaliani erano molto più evoluti di quanto si supponesse, non vivevano esclusivamente nelle grotte ma sapevano costruire delle abitazioni con pali di legno, cucinavano i cibi (carni e verdure), conoscevano una colla che fissava il legno alla pietra. Erano esperti cacciatori, con lance e frecce, uccidendo anche dei mammuth, avevano elaborato una forma di linguaggio, e avevano una loro musica: a Diyje Babe, in Slovenia, è stato trovato un flauto d’osso risalente a 43mila anni fa. Il loro abbigliamento consisteva in pelli lavorate, e l’esame delle loro sepolture ha dimostrato una loro forma di pensiero simbolico.
L’homo sapiens prevalse sul neanderthal probabilmente perché aveva un organismo più adattabile alle violente variazioni climatiche, e soprattutto perché era dotato di una notevole aggressività, di una maggiore capacità di combattere. Come la storia ha poi ampiamente confermato.
|