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Luglio-Agosto/2011 - Osservatorio
Hedy Lamarr “inventrice”del cellulare
di Carlotta Rodorigo


E’ stata una diva del cinema e il prototipo di una “donna moderna”, padrona del suo destino, che usò la bellezza e il cervello nel modo più spregiudicato, per farsi strada nel mondo del suo tempo. La seconda guerra mondiale aprì a lei – e a molte donne – un’inattesa finestra di libertà.
Meno nota è la sua straordinaria intelligenza di inventrice e di “madre del telefonino” come si è appreso dal libro di Edoardo Segantini, “Hedy Lamarr, la donna gatto”. La fama di Hedy Lamarr (1914-2000) è legata al primo nudo femminile della storia del cinema nel film-scandalo “Estasi” del 1933, che venne censurato per anni in tutto in mondo. A Hollywood, il suo fascino di bruna con gli occhi verdi dettò un nuovo standard estetico.
Nata Hedwig Kiesler a Vienna in una famiglia dell’alta borghesia ebraica, sposata a un grande mercante d’armi, ebreo convertito, negli anni ’30 acquista familiarità con le tecnologie militari. Conosce Hitler, Mussolini e altri potenti.
Dopo 4 anni di matrimonio (il primo di 6), fugge travestita da cameriera a Londra, dove incontra Louis B. Meyer, capo della Metro Goldwyn Meyer, che la porta a Hollywood e la trasforma nella diva Hedy Lamarr, dandole il nome di un’attrice del muto morta di eroina nel 1926.
Impegnata nello sforzo bellico anti-nazista, nel 1942 inventa il frequency hopping, un sistema di guida radio dei siluri che sarà alla base della moderna telefonia mobile. In pratica il sistema impedisce che la telefonata tra due persone sia ascoltata anche da altre. Ufficialmente, il brevetto non sarà mai utilizzato dalla Marina degli Stati Uniti. In realtà verrà ripreso durante la crisi di Cuba del 1962 ma senza fruttare alcun vantaggio economico all’attrice-inventrice.
Il libro di Segantini racconta la vita dell’attrice, i suoi film e, grazie a testimonianze e documenti inediti, ricostruisce la vera storia della sua invenzione spiegando quali furono i meriti della diva e quale il ruolo giocato dal fisico Samuel Stuart McKeown e dal compositore d’avanguardia George Antheil.


FOTO: Hedy Lamarr

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