Nel 2018 un referendum in Irlanda l’ha eliminata come atto offensivo
Quattro morti e 50 feriti. Questo è il bilancio, riportato da The Hindu il 20 ottobre, di scontri nel distretto sudoccidentale di Bhola, in Bangladesh, tra la polizia e centinaia di musulmani che avevano attaccato le forze dell’ordine e compiuto atti di vandalismo per protestare contro un uomo induista che avrebbe postato commenti offensivi su Maometto dalla sua pagina Facebook, poi risultata hackerata.
In Inghilterra il laburista Martin Bridgman, consulente del Ministry of Housing, Communities and Local Government, come riporta Mailonline il 19 ottobre, accusato di aver pubblicato sul suo account Facebook delle vignette della serie Jesus and Mo, che mostrano Gesù e Maometto in conversazioni varie anche dissacranti, riceverà un procedimento disciplinare da parte del proprio partito.
Da un capo all’altro del mondo la blasfemia, reale o percepita, continua a ricevere condanne severe e a persistere, sotto nuova forma, anche laddove la legislazione ufficialmente è stata abolita.
Com’è stato il caso del referendum in Irlanda, che ha nel 2018, con una maggioranza del 64,8% dei votanti, eliminato la blasfemia come atto offensivo dalla costituzione.
In effetti, anche se molto raramente e, solo a seguito di specifici casi che ricevono grande attenzione mediatica, le leggi sulla blasfemia, attualmente in vigore nel continente europeo, sono considerate inesistenti, forse perché raramente applicate.
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