home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 13:28

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Febbraio-Marzo/2007 - La 'nera' al microscopio
Cronaca de delitto
Uccise diciassette volte
di Ettore Gerardi

Donato Bilancia: il protagonista di quello che fu definito l’evento più drammatico nello scenario criminale dell’Italia del Novecento.
Dal 16 ottobre del 1997 al 21 marzo 1998, la sua furia omicida si scatenò per ben diciassette volte.
Apparentemente gioviale, con il vizio del gioco, reo confesso dei diciassette delitti che gli venivano addebitati: le motivazioni di tanta furia omicida? Indubbiamente un difficile rapporto con le donne e forse l’umiliazione per alcuni o tanti rifiuti che aveva dovuto registrare nella sua vita e che lo avevano ferito, costringendolo a confrontarsi con la sua incapacità di concquistare e dominare le donne da cui era attratto.
Chi lo ha conosciuto durante la detenzione è convinto che Bilancia non discerneva il bene dal male e quindi non provava alcun senso di colpa: il suo unico interesse era dimostrare di essere “qualcuno”, per annullare un incofessato complesso di inferiorità. Il fatto di essere considerato un omicida seriale (o “serial killer” come si ama scrivere, prendendo a prestito un’espressione anglosassone) gli dava, assurdamente, l’illusione di essere un personaggio di spicco.
La sua vita era stata alquanto monotona, fino al momento in cui era diventato un criminale. Per la prima volta, allora, si era sentito “osservato” e quindi, nella sua follia, accettato da quel mondo che, ignorandolo, lo aveva ferito crudelmente nella sua vanità. In carcere era gonfio di orgoglio perché i giornali parlavano di lui.
La prima confessione del suo passato riguardò la sfera sessuale rimasta inespressa a causa delle ridotte dimensioni del pene; avendo visto molti film gialli che fanno risalire la ferocia di un criminale alla sua impotenza, Bilancia pensò di includersi in quella lista di assassini.
Le prime due volte aveva ucciso per vendicarsi di presunti torti subiti e quei delitti, diciamo “motivati” gli avevano fatto scoprire il gusto, per lui indescrivibile, di togliere la vita ad un proprio simile.
Il colpo inferto alla vittima di turno, quel suo accasciarsi in una postura di apparente sottomissione, procuravano a Donato Bilancia una tale sensazione di onnipotenza che finalmente lo poneva al di sopra del suo prossimo, facendo scomparire, quasi certamente, il suo complesso di inferiorità. Ma solo per poco tempo: appena quel disagio si riaffacciava alla sua mente per tormentarlo, ecco che Bilancia tornava ad uccidere.
Il piacere che provava in quel suo atto di distruttore era così intenso da diventare quasi un equivalente erotico (quella che in medicina viene definita “funzione vicariante”) anche se l’impulso sessuale non era il movente degli assasinii. Infatti Donato Bilancia non ammazzava per una pulsione erotica, ma per affermare il suo potere e solo dopo il crimine provava un appagamento dei sensi simile all’orgasmo. Insomma era il potere e non il sesso la vera ossessione.
Non mancavano in lui atteggiamenti da dongiovanni in una sorta di macabra parodia del playboy. Non è da escludere - ebbe modo di dire chi lo aveva conosciuto - che Bilancia possa aver sofferto durante l’infanzia e l’adolescenza, ma non furono quei dolori la causa dei delitti. A spingerlo ad uccidere fu, senza dubbio, il meccanismo perverso di credersi realizzato solo attraverso l’omicidio, così come un avvocato si sente appagato da una arringa ben riuscita.
Durante l’istruttoria Bilancia inventò di aver avuto un complice, anche se questo fatto, negli interrogatori iniziali, lo aveva sempre escluso categoricamente: “Preciso - disse - che nella mia vita ho sempre lavorato da solo, nel bene e nel male, mai con complici o su ordine di qualcuno ed è anche per questo che sono riuscito a non farmi scoprire”.
Recentemente, tuttavia, Bilancia ha dichiarato di aver avuto un complice nei suoi delitti. Ha invitato gli inquirenti a svolgere ulteriori indagini e solo dopo, se del caso, confermerà o meno i risultati!
I suoi diciassette omicidi (e un tentato omicidio) sono stati compiuti senza rimorsi e senza pietà. Cos’altro aggiungere?
____________________________
Le diciassette vittime
(dall’ottobre 1997 all’aprile 1998)

Giorgio Centenaro (giocatore di dadi e baro) 16 ottobre 1997
Maurizio Parenti e sua moglie Carla Scotto (orafi) 24 ottobre 1997
Bruno Solari e Maria Luigia Pitto (orafi) 27 ottobre 1997
Luciano Marro (cambiavalute) 13 novembre 1997
Giorgio Canu (cambiavalute) 25 gennaio 1998
Stela Truya (prostituta albanese) 9 marzo 1998
Ludmilla Zubkova (prostituta ucraina) 18 marzo 1998
Enzo Gorni (cambiavalute) 20 marzo 1998
Candido Randò e Massimo Gualillo (metronotte) 24 marzo 1998
Evelyn Tessy Addo (prostituta nigeriana) 29 marzo 1998
Elisabetta Zappetti (uccisa su un treno) 12 aprile 1998
Maria Angela Rubino (uccisa su un treno) 18 aprile 1998
Kristina Kwalla (prostituta macedone) 14 aprile 1998
Giuseppe Mileto (benzinaio) 21 aprile 1998

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari