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Novembre/2010 - Mondo Poliziotto
Insieme per il comune obiettivo della sicurezza
di Claudio Ianniello

IL NUOVO MODELLO DELLA POLIZIA DI PROSSIMITA’
INCREMENTA LA COLLABORAZIONE
TRA FORZE DELL’ORDINE E SOCIETA’ CIVILE.


Il Capo della Polizia, Pref. Antonio Manganelli, nella prefazione al libro La Polizia nel terzo Millennio ( Franco Angeli Editore, Milano, 2006) così si esprime:

“Non c’è soltanto il primato del controllo del territorio, del rispetto della legge e della repressione della condotta che quella legge infrange: l’Istituzione Polizia risponde ai bisogni di sicurezza, e ancor più di rassicurazione, che attengono ormai ai canoni fondamentali della qualità della vita. Nella quotidianità nasce e si sviluppa il concetto di compartecipazione al principio/prodotto sicurezza di cui il cittadino è utente sensibile e, a volte, positivamente orientato alla co-gestione di esso”.

Ma quali cambiamenti devono intervenire nella cultura organizzativa della Polizia, quali strategie e politiche possono ragionevolmente contribuire a prevenire la delinquenza per concorrere a rispondere alla domanda di rassicurazione della gente?
Non rischia la Polizia di trovarsi ad un punto morto, impiegando soltanto le strategie di base: pattuglia mobile, presenza visibile e la deterrenza delle indagini criminali?
Dall’analisi delle riforme e dei cambiamenti che hanno interessato la Polizia italiana in 158 anni di storia, è possibile denotare lo sforzo sostenuto per il potenziamento delle sue strutture organizzative, sia centrali che periferiche, e l’affinamento delle strategie in tema di sicurezza, oramai in linea con gli indirizzi maturati in ambito comunitario.
La Polizia è indubbiamente cambiata sulla spinta della Riforma del 1981, che ne ha ridisegnato la cornice partendo dall’Amministrazione della P.S. di cui è parte essenziale, ma soprattutto ciò è avvenuto grazie alla costanza e alla dedizione dei suoi appartenenti, che hanno voluto investire le proprie istanze e idealità convinti della sua democraticità e dell’alta funzione sociale che l’attende nel Terzo Millennio.
Le strutture della Polizia sono, oggi, più flessibili e pronte ad aggiornarsi per rispondere all’evoluzione della realtà sociale.
La maggiore sensibilità acquisita verso il sociale ha fatto si che venissero affrontate le nuove emergenze collegate ai fenomeni del terrorismo, della microcriminalità e della forte immigrazione clandestina con pragmatismo senza ricorrere a strategie di riflusso né di chiusura sociale.
Quanto è accaduto al G8 di Genova, nel mese di luglio del 2001, ha però inciso sull’immagine che l’opinione pubblica aveva maturato della Polizia.
Nell’ immediato, quanto è accaduto ha avuto risvolti negativi ed è stato vissuto in maniera negativa e con senso di vergogna dalla gran parte dei poliziotti.
Ma come negli anni di piombo dell’emergenza della lotta alla mafia, l’impegno costante e le molte iniziative intraprese hanno ristabilito il consenso della gente, che, comunque, non ha mai smesso di avvertire la necessità di essere tutelata da “uniformi rassicuranti”
L’immagine della Polizia è uscita ulteriormente rafforzata grazie all’applicazione generalizzata del modello della Polizia di prossimità e di quartiere (pattuglie più vicine alle zone di possibile intervento, operatori esperti di quel particolare territorio e dei suoi problemi, e quindi più riconoscibili dai diversi soggetti sociali), e grazie all’intensificazione della caccia ai latitanti che tanti successi sta raccogliendo. Non ultima la maggiore professionalità e specializzazione dei suoi uomini, impegnati sempre più nella lotta alle eco-mafie e alle molteplici forme della criminalità tecnologica ( pirateria informatica, furti di identità, attacchi informatici, diffusione di materiale pedo-pornografico).
L’indubbio innalzamento del livello di sicurezza dei singoli e delle comunità ha portato, tuttavia, anche la lucida convinzione che la battaglia contro la criminalità organizzata e diffusa debba fondarsi soprattutto sul coinvolgimento effettivo nelle politiche della sicurezza di tutti gli attori sociali, dei governi delle città, delle categorie produttive e del mondo del lavoro.
Un dato è certo, si è diversificato il fronte su cui lottare ogni giorno: non solo contrasto alla criminalità, al terrorismo, alla mafia, ma anche lotta al degrado, all’inciviltà, all’ineguaglianza sociale.
E ciò ha richiesto, da parte delle Forze dell’Ordine, un impegno “ diversificato ed innovativo” per affermare il concetto di legalità per cui sono imprescindibili due condizioni: il corretto funzionamento della giustizia e l’assicurazione della pena.
Raggiungere e mantenere un sistema di convivenza “civile”, ordinata e pacifica, non è compito che si possa delegare in toto alle autorità e alle Forze di Polizia.
Una risposta in questo senso è arrivata forte e convinta da parte della società civile.
Ne sono testimonianza i molti protocolli d’ intesa sottoscritti con le Autonomie locali; il ruolo crescente dei Sindaci e degli amministratori locali e dei Presidenti delle Regioni nell’adozione delle strategie sulla sicurezza, nella predisposizione di strumenti sociali e urbanistici per aggredire le aree di malessere e ridurre i fenomeni del degrado urbanistico ed ambientale, dell’accattonaggio, del disagio sociale, dell’ abusivismo commerciale e così via.
La collaborazione crescente con le organizzazioni imprenditoriali ha consentito, altresì, l’adozione condivisa di significative iniziative innovative contro l’usura e il racket (Una esemplare testimonianza di reazione della società civile alla malavita organizzata, è stata quella di Confindustria che, in Sicilia, nel mese di settembre 2008 previde l’espulsione degli imprenditori che non si fossero ribellati al racket delle estorsioni).
L’intesa con le associazioni della società civile come Legambiente contro le eco-mafie e l abusivismo edilizio e con gli operatori delle comunità di recupero della tossicodipendenza ha consentito, infine, di corrispondere più in profondità ai bisogni di rassicurazione della gente.
Nell’ ultimo decennio la Polizia per migliorare la sua velocità di risposta e di adeguamento alla realtà in continua evoluzione ha migliorato le strategie di coordinamento, attraverso una migliore distribuzione sul territorio delle Forze di Polizia, adeguandone l’ allocazione alla nuova geografia criminale, puntando, nel contempo, sulle risorse umane per la cui formazione e specializzazione ha investito ingenti risorse.
Ha affinato la capacità di contrasto alla criminalità nazionale e transazionale, potenziandola con l’uso crescente delle tecnologie al fine di conseguire risultati decisivi sia nell’attività di prevenzione che di indagine, ed ha saputo evidenziare nell’impegno quotidiano richiesto dalla lotta ai fenomeni delinquenziali legati all’immigrazione clandestina il giusto contemperamento tra le diverse esigenze dell’accoglienza e della solidarietà con quelle del rigore, della legalità e della sicurezza.
Lo sforzo di studio e di pianificazione sostenuto in questi anni per rendere concretamente percepibile la Polizia come “amica” che dedica la massima attenzione ai cittadini, con particolare riguardo alla fasce deboli, ha consentito di sperimentare nuove e migliori forme di contatto ed interazione tra le Forze dell’Ordine e la gente, che permettono di prefigurare un modello di Polizia ancora più flessibile di quello ipotizzato dalla Polizia di prossimità, comunque in equilibrio tra le politiche preventive e repressive ed in grado di equilibrare gli aspetti formali di immagine con quelli sostanziali connessi ai veri risultati, la ricerca politica del consenso con la conferma dell’ autorità e dell’autorevolezza insite nella ricerca e nella conquista di ogni giorno.
In questa ottica assumono importanza vitale le azioni volte a migliorare la preparazione professionale, la motivazione, la correttezza, la trasparenza nell’intervento delle Forze dell’Ordine nonché la disciplina e la cura della persona, che non scoraggi i cittadini ma ne implementi il senso di fiducia ed il consenso.

Tutto ciò affinchéß: “la gente comprenda che il continuo richiamo alla cultura della legalità non costituisce un luogo comune, non è una moda passeggera, ma sottolinea una condizione irrinunciabile per favorire la crescita della società nei suoi valori più sani e costruttivi” (Dalla prefazione del Capo della Polizia, Pref. Antonio Manganelli a La Polizia di Prossimità, di F. Carrer, Franco Angeli Editore, Milano 2003).

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