Tra Polizia e Carabinieri dovevano essere
impiegati 6000 effettivi: non hanno mai superato
i 3900. Sono stati investiti quasi 500 milioni
di euro, ma l’ultimo finanziamento appare
nella manovra del 2005, finché il personale
addetto è stato adibito ad altre funzioni
Da molti anni – per intenderci, dai tempi della “prima Repubblica” – se ne è parlato, di tanto in tanto, ma senza crederci troppo perché il modello è sempre sembrato piuttosto lontano dai nostri usi e costumi. Una figura tradizionalmente inserita nelle nebbie londinesi, e di valenza prevalentemente cinematografica, quando nella notte il passo calmo e deciso del bobby scandisce il ritmo dell’evento, qualsiasi esso sia. A Londra il poliziotto di quartiere esiste da tempo, è quello che conosce ogni metro quadrato della sua zona, sa chi ci lavora e chi ci abita, scruta le porte delle case, sorveglia i giochi dei bambini, e nel caso annota la targa di un automezzo insolito. A Londra. Ma da noi? Qui è tutto diverso, le strade, le case, la gente, i bambini. Anche in Francia, a Parigi e in altre città, era stato realizzato qualcosa di simile, una presenza di poliziotti appiedati che giorno e notte controllano una zona. Ma il paragone restava sempre difficile. In realtà si trattava di studiare delle soluzioni inedite, adatte alle città italiane. Quindi, nulla di fatto.
Fino a quando nel 2001, alla vigilia delle elezioni politiche il poliziotto di quartiere trovò posto tra le molte promesse del “contratto con gli italiani” firmato da Silvio Berlusconi in tv, a Porta a porta. I cittadini volevano il poliziotto di quartiere, e lo avrebbero avuto. E il programma era partito, con buone prospettive di successo, nel dicembre 2002.
Si era deciso che le nuove figure di tutori dell’ordine sarebbero state di due tipi: il poliziotto di quartiere e il carabiniere di quartiere. Il primo riconoscibile da uno speciale kepì, il secondo da una fascia rossa. In dotazione computer palmari e radio. Il fine annunciato era duplice: rafforzare il controllo della microcriminalità, e spingere la popolazione a “individuare dei volti amici” e a collaborare con loro.
Nella fase iniziale del progetto, tra PS e CC, dovevano essere impiegati 6000 effettivi: non hanno mai superato i 3900. Sono stati investiti quasi 500 milioni di euro, ma l’ultimo finanziamento appare nella manovra del 2005. In pochi anni il progetto si è sgonfiato, e, data la carenza di organici, il personale addetto è stato in gran parte adibito ad altre funzioni.
Eppure questa iniziativa – presentata nel 2002 come una “priorità strategica” – era stata avviata con professionalità e “spirito di servizio” da parte di coloro che dovevano metterla in pratica, come certifica un’ampia e precisa relazione redatta dalla Corte dei Conti, in cui si legge: “L'Arma dei Carabinieri ha documentato, producendo anche dati statistici relativi agli arresti ed alle denunce, che a partire dal 2006 si è manifestato un moderato regresso quantitativo dei reati. I risultati conseguiti, mentre inducono a formulare un giudizio di efficienza dell'azione svolta, provano che l’iniziativa potrà esprimere le capacità ottimali di funzionamento quando il territorio sarà coperto nella misura, che si assume prudenziale, definita da anni.
Non appare rinviabile l'integrazione del personale in misura adeguata ad estendere la funzione alle ampie fasce di popolazione escluse dalle prestazioni di prossimità. Va perfezionato lo scambio di informazioni fra gli addetti al servizio, sì da permettere ad ambedue le Forze di polizia di comparare gli indicatori statistici dei risultati ottenuti e di programmare il progressivo miglioramento delle attività”. E ancora: “Il consenso riscosso presso la popolazione, peraltro, si configura quale fatto essenziale che, mentre induce a formulare un giudizio di efficienza dell'azione di prossimità svolta, prova che l'iniziativa non può esprimere le previste potenzialità di funzionamento, poiché copre il territorio in una misura inferiore di circa un terzo rispetto a quella, che si assume prudenziale, prefigurata in sede di avvio.
Pur valutando il rilievo da riconoscere ai risultati conseguiti nelle aree ove il servizio è operativo, non appare rinviabile l'integrazione delle dotazioni del personale nella misura adeguata ad allargare la fruizione del servizio alle fasce di popolazione finora escluse. E' inoltre utile migliorare lo scambio di informazioni fra i responsabili del servizio, sì da permettere ad ambedue le Forze di polizia di collaborare alla costruzione di validi indicatori statistici sugli effetti dei risultati ottenuti e di programmare il progressivo miglioramento delle capacità di svolgimento della funzione”.
Un altro progetto interessante dunque che langue per mancanza di mezzi, e di reale interesse da parte di chi dovrebbe pianificare la sicurezza nelle nostre città. In cambio, si è ufficialmente sponsorizzato il varo delle ronde, fallito sul nascere, fortunatamente senza altri danni che per l’immagine dei promotori.
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