Né bianca né nera ma un’infinita area “grigia” dove convivono, ignorandosi ipocritamente o facendo affari comuni, imprenditori di successo, bancari, commercialisti, avvocati, instancabili factotum e le vecchie e nuove leve della criminalità organizzata. È la Messina di Mezzo descritta e investigata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nella monumentale ordinanza di custodia cautelare emessa nel luglio dello scorso anno contro i “presunti” appartenenti alla consorteria mafiosa peloritana, con stretti legami operativi e familiari con il potente e feroce clan Santapaola-Ercolano che domina la Sicilia orientale. Una “famiglia”, quella con a capo Francesco “Ciccio” Romeo e il figlio Vincenzo Romeo, capace di tessere fitte trame con noti professionisti e facoltosi esponenti della borghesia locale. Il prossimo appuntamento di quella che è stata definita Operazione antimafia Beta è previsto per il 7 giugno, giorno in cui il Tribunale di Messina si pronuncerà sulla richiesta di rinvio a giudizio dei 50 imputati, tra cui spiccano, oltre a un gran numero di componenti della famiglia Romeo, alcuni personaggi eccellenti della Messina bene e da bere, uno fra tutti il costruttore Biagio Grasso, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e divenuto collaboratore di giustizia negli scorsi mesi. Le sue dichiarazioni, in buona parte ancora omissate, potrebbero essere determinanti per provare il quadro accusatorio ma soprattutto potrebbero aprire nuovi scenari d’indagine sulle capacità di penetrazione delle organizzazioni di mafia nel tessuto politico, sociale ed economico della città capoluogo dello Stretto. ... [continua]
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