L’ISTAT ha calcolato che la diminuzione delle nascite dipende,
per tre quarti, dalla riduzione del numero delle potenziali madri
come eredità del precedente calo delle nascite dal periodo 1975-1995
Se nel 2017 sono nati in Italia solo 458.151 bambini, ossia circa 15.000 in meno rispetto al 2016, nel 2018 la tendenza al declino delle nascite si è confermata ancora peggiore di quanto era stato previsto come scenario negativo: il dato oscilla intorno alle 440 mila unità.
La tendenza alla scarsa natalità - che sembra ormai consolidata non soltanto nel nostro Paese - sta ridisegnando la mappa demografica dell’Europa: se dal 2008 in poi il calo della natalità ha investito in pieno il Sud dell’Europa e i Paesi orientali (Bulgaria, Ungheria Romania, Ucraina) al contrario, in paesi come la Germania e l’Austria, si sono registrati andamenti di segno opposto.
In Italia, gli incentivi finora utilizzati per innescare meccanismi di controtendenza alla scarsa natalità, così come rilevato in Austria e Germania, si sono dimostrati poco concludenti. La corsa verso il basso sembra non risentire in alcun modo delle varie forme di sostegno monetario alla natalità: dal bonus bebè, al premio alla nascita fino al contributo per l’asilo nido. Ultimo cronologicamente è l’idea della (con) cessione di terreni alle famiglie che fanno il terzo figlio. Nonostante queste iniziative, dal 2008 a oggi sono circa 130.000 i bambini “non nati” (dato complessivo in dieci anni). Una tendenza che è collegata solo in piccola parte alla crisi economica: l’Istat ha infatti, calcolato che questa diminuzione dipende per tre quarti dalla riduzione del numero delle potenziali madri come eredità del precedente calo delle nascite del periodo 1975-1995. Si tratta di un circolo vizioso dal quale non sarà facile uscirne, in assenza di fattori esterni. Proprio per questo è importante guardarci intorno perchè a livello europeo le cose non vanno tutte allo stesso modo – almeno nell’Europa a ventotto. Il numero delle nascite in Europa si è ridotto di oltre 400 mila unità dal 2008 al 2017; un calo che deriva per quasi il 30 per cento dai numeri italiani. Ma il fenomeno è stato ancora più accentuato, in termini relativi, in Grecia (dove il disastro economico ha certamente influito) e in Spagna, in entrambi i casi con cadute e tonfi intorno al 25 per cento. La riduzione è a due cifre anche in alcuni Paesi dell’Est europeo, come ad esempio in Romania e Bulgaria influenzato anche dall’assenza delle donne in età fertile che vanno a lavorare all’estero. La Francia continua a vantare un tasso di fertilità molto alto ma arretra comunque rispetto al 2008 (-7%) evidenziando una tendenza simile a quella del Regno Unito (-5%). Il segno opposto invece si è registrato in Germania e in Austria e in misura minore in Svezia. Nella Repubblica federale tedesca - eccezione nel panorama europeo - le nascite sono aumentate di circa centomila unità, ovvero del 15%, portando il totale a 785 mila al di sopra di quelle francesi e britanniche. Se dieci anni fa nasceva in Germania il 12,5 per cento dei bambini europei, nel 2017 la percentuale è salita al 15,5 per cento. Destatis, l’istituto di statistica tedesco, collega quest’andamento da una parte all’aumento della fertilità delle donne nate a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, che hanno avuto figli in età relativamente matura (fenomeno analogo a quello italiano ma ritardato nel tempo per la diversa struttura demografica), dall’altra al rilevante aumento delle straniere di specifiche nazionalità in particolare rumene, bulgare e siriane che avevano più alti tassi di fecondità rispetto alle tedesche. Occorre vedere se il fenomeno si consoliderà nel tempo. ... [continua]
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