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Giugno - Luglio/2020 - Articoli e Inchieste
Cinema
“In prima linea”, la questione femminile in divisa
di Martina Cancellieri

La regista Hélène Fillières, figlia di un veterano dello sbarco in Normandia, firma un omaggio dallo spirito femminista alla Marina militare francese

In prima linea (Volontaire, questo il titolo originale) è il secondo lungometraggio della regista e attrice francese Hélène Fillières, distribuito dalla “Cloud 9 Film”. Dal 15 giugno la pellicola è approdata nelle sale italiane ed è inoltre disponibile per la visione on demand sulle seguenti piattaforme digitali: SkyPrimafila, Chili, Rakunen, Infinity Tv, Tim Vision, Apple Tv, Google Play, CG Digital e The Film Club.
Il film si apre sull’inquadratura della madre Muriel (interpretata da Josiane Balasko) che sbuffa mentre sta pulendo i fagiolini. La famiglia è riunita a tavola quando Muriel, famosa attrice di teatro, contesta la scelta della figlia Laura Baer (interpretata da Diane Rouxel) di arruolarsi in Marina, presso la scuola per allievi ufficiali. Con un doppio master in francese e russo alla Sorbona – prestigiosa università parigina – e stanca degli studi, Laura ha mandato il suo curriculum un po’ ovunque, ricevendo una risposta tempestiva solamente dal sito della Marina militare francese. Ed eccola qui, l’aspirante Baer, un po’ per scelta, un po’ per caso. Mentre la madre, dalle idee progressiste e spaventata per il futuro della figlia, le si rivolge imperativamente: «Pensa ai senzatetto o ai rifugiati! Fà dei corsi gratuiti di francese! Tesserati con i verdi o che ne so? Servire il paese è questo!»; il padre (interpretato da André Marcon) manifesta il proprio stupore ma non si oppone alla scelta della figlia che è decisa a intraprendere la via dell’arruolamento in Marina.
«Ventitre anni, un metro e sessantatre, quarantotto chili, molto esile», commenta la vice comandante (interpretata dalla regista stessa) scorrendo il curriculum vitae della candidata, puntualizzando «è il tipo che prova tutto, non ha nessuna formazione iniziale».
Laura Baer viene presentata come una ragazza determinata, ribelle, spontanea e inesperta, che viene richiamata all’ordine perché risponde solo «sì» e «no», tralasciando la carica di “comandante” ogni qualvolta si rivolge a un suo superiore. Fuma sigarette, anche se non può, ed è spesso in ritardo agli addestramenti. Proprio una delle sequenze iniziali la ritrae nel prepararsi all’addestramento: si depila, si guarda allo specchio come per riconfermare la sua identità e ribadire la scelta fatta, poi indossa frettolosamente la divisa ed esclama «oh cazzo!», “problemi di donna”, ed è di nuovo in ritardo!
Ecco che entra in scena il comandante Yann Rivière (interpretato da Lambert Wilson) – figura che si rivelerà decisiva nel supportare l’aspirante Baer nel suo arruolamento in Marina – ed esclama: «Voi tutti non dovete mai dimenticare che è fondamentale avere la capacità di eseguire gli ordini ricevuti in accordo con l’istituzione, il valore e la disciplina». Poi si ferma di fronte al luogotenente Baer e ripete: «valore e disciplina», così, per punizione, ordina quaranta flessioni a un altro aspirante marinaio in modo che sia da esempio per il ritardo della nuova arrivata.
Il comandante Rivière è convinto che lo Stato Militare esiga spirito di sacrificio in ogni circostanza, il suo soprannome, che gli procura imbarazzo, è “il Monaco”, proprio perché viene considerato una sorta di “asceta della professione”, ligio al dovere e che non cede ad alcun tipo di tentazione. In Marina tutti hanno un soprannome, così, forse per l’aspetto angelico – capelli d’oro e occhi di ghiaccio – il rigoroso e temuto comandante Rivière assegna naturalmente al luogotenente Baer l’appellativo di “Miss”. Nel periodo iniziale in accademia, la neo-allieva viene incaricata di diversi compiti e i cosiddetti lavori d’ufficio assegnatele sempre dal comandante Rivière: uno di questi incarichi è presso il centro di istruzione navale di Brest dove si terrà la consegna di berretti verdi durante la cerimonia di presentazione della bandiera della scuola di sotto-ufficiali; la Miss, in qualità di ufficiale di tradizione, dovrà coprire l’evento con foto, rapporto e resoconto dei discorsi.
Poco prima, Baer aveva tenuto una presentazione di tipo storico sulla battaglia di Normandia. Si tratta di un affettuoso omaggio che la regista Hélène Fillières ha voluto dedicare al padre, veterano dello sbarco in Normandia, che, con il nome in codice di “operazione Neptune”, ad oggi rimane una delle più grandi invasioni anfibie della storia.
La complicità tra il comandante Rivière e il luogotenente Baer è caratterizzata da una carica passionale trattenuta, dichiaratamente fredda nelle manifestazioni emotive, che dà al film un tocco francese rispetto agli eccessivi sensazionalismi americani, così nel sangue come nel sesso, per cui il mostrare la passione dei protagonisti risulta un po’ un cliché di una certa estetica hollywoodiana, votata alla spettacolarizzazione tanto degli inseguimenti automobilistici quanto dei corpi e dei sentimenti, o anche delle guerre e dei massacri.
Le vicenda narrata da In prima linea – una donna in marina riporta alla mente quella di Ufficiale e gentiluomo (1982) diretto da Taylor Hackford, che ha per protagonista Richard Gere nei panni del protagonista Zack Mayo, aspirante marine. La Miss de In prima linea ricorda soprattutto il personaggio di Casey Seeger (interpretata da Lisa Marie Eilbacher) in Ufficiale e gentiluomo; tanto che la scena in cui Baer deve superare un muro durante gli allenamenti appare proprio come una citazione del film di Hackford, con la differenza che Casey era un personaggio secondario, mentre Laura Baer è la protagonista femminile di un film, per il resto, tutto al maschile. In prima linea – una donna in marina è, al contrario, un film femminista fin dal titolo (lo stesso titolo originale, Volontaire, si concentra sulla scelta intrapresa volontariamente e non subìta) che pone attenzione sulla tenacia di Baer che, con una straordinaria forza di volontà ed estenuanti allenamenti “extra”, riesce ad ampliare i “limiti” del suo corpo in una narrazione che non perde mai di vista il suo principale obiettivo, grazie al lavoro di scrittura della sceneggiatura curato dalla stessa regista in collaborazione con Mathias Gavarry.
Molto suggestiva la sequenza di cesura tra l’ampio prologo iniziale – teso a presentare il personaggio di Laura Baer e “l’arena”, ovvero l’ambiente prevalentemente maschile dei marines – e l’entrata in azione della protagonista. Nel tragitto notturno compiuto in fuoristrada, tra il comandante Rivière e l’aspirante Baer, la radio passa le note di Intomy Arms di Nick Cave & The BadSeeds. In un attimo la musica riempie tutto lo schermo, dando voce alle emozioni dei personaggi – soprattutto del comandante – in una sequenza completamente priva di dialoghi, ma fatta di scambi di sguardi e piccoli gesti come quello del comandante che, nel sentire la Miss starnutire, le passa un pacchetto di fazzoletti. Nell’estrema chiusura dell’uomo, Laura intuisce un passato di sofferenza, mentre la voce profonda di Nick Cave canta queste parole che sembrano ben descrivere i sentimenti del Monaco: “Non credo in un Dio interventista / ma so che tu lo fai, cara / e se ci credessi, gli chiederei in ginocchio /di non intervenire nei tuoi riguardi/ di non toccarti neanche un capello/ di lasciarti così come sei/ e se proprio Egli volesse condurti /di condurti allora fra le mie braccia/ Fra le mie braccia, O Signore/Non credo che esistano gli angeli/ ma se ti guardo mi viene il dubbio/ se ci credessi li convocherei tutti quanti/ e chiederei loro di vegliare su di te”.
Quel che emerge è un indefinito e taciuto sentimento d’amore, ma anche la delineazione di una sorta di rapporto padre-figlia. Sembrerebbe quasi che la regista volesse al contempo omaggiare il padre e suddividere i diversi aspetti della paternità nel padre biologico di Laura Baer – che non sembra temere per l’incolumità della figlia (a differenza della madre che si dispera: «ho partorito una militarista!»), e anzi tende a sostenerla con una disinvoltura che ha ben poco di paterno – e nel comandante che, da una parte sembra scoraggiare la Miss in un percorso “da uomini”, e dall’altra si preoccupa teneramente per la salute della giovane (a ogni raffica di starnuti torna come un ritornello la domanda «è passata in infermeria?»).

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