La prima volta che ho visto Rita è stato in Questura e sono rimasta sopraffatta dalle parole di questo ispettore, che conoscevo solo di fama, per la sua posizione di quadro sindacale all’interno del SIULP.
Allora eravamo poche donne in polizia e Rita mi ha parlato dell’importanza di mantenere ferma la consapevolezza di essere donne, in un mondo lavorativo prettamente maschile, senza snaturarci, mantenendo sempre ferma la priorità del nostro lavoro per il cittadino. Poi mi ha intimato, come solo lei sapeva fare, di dedicare delle ore al sindacato.
Sono quindi andata alla sede dl SIULP e insieme abbiamo affrontato tante battaglie, come i difficili mesi successivi alla scoperta dei componenti della “Uno bianca” o dopo l’irruzione nella scuola Diaz, durante il G8 di Genova.
Il SIULP mi ha mandato a Bruxelles a seguire una serie di conferenze organizzate dal Consiglio della Comunità Europea, per l’anno europeo contro il razzismo e le differenze di genere, in particolare tra le forze dell’ordine.
Ho seguito Rita ogni qual volta veniva invitata a eventi pubblici, orgogliosa degli applausi che ricevevano i suoi interventi, fatti a braccio, dai quali si intuiva il temperamento da pasionaria, che ha mantenuto fino all’ultimo.
Rita credeva nella polizia, nella possibilità di un suo cambiamento, nella necessità che fosse al passo con i tempi e con le necessità della società di cui, come sempre ci ricordava, anche noi poliziotti siamo parte integrante. Il suo telefono squillava a qualsiasi ora e, diventata Segretario provinciale del SIULP, non aveva orari; l’ho vista rispondere anche a mezzanotte, mentre ci trovavamo in ferie o a cena con amici ed erano sempre colleghi, che chiedevano aiuto per problemi all’interno del loro ufficio. La riprendevo perché pensavo avesse dato lei l’abitudine di essere reperibile a qualsiasi ora, anche fuori dalle emergenze e pensavo che non potesse reggere allo stress di un’attività così intensa, dove non esistevano giorni festivi o ferie. Ma lei mi rispondeva che andava bene così e, quando tornava a casa, ritagliava gli articoli più interessanti, dal mazzo di quotidiani che acquistava ogni giorno.
Con lei si è pensato di avvicinare gli scrittori di poliziesco ai colleghi, ed è nato il premio Franco Fedeli, il giornalista, morto nel 1997, anno della prima edizione, che ha combattuto accanto ai poliziotti, alla fine degli anni ’70, perché potessero smilitarizzarsi, superando la contrapposizione storica tra polizia e operai, e svolgere un lavoro civile e democratico: da qui la nascita del SIULP. Per questo Rita continuava a combattere e vedere i poliziotti entusiasti di conoscere scrittori, come Camilleri, Lucarelli, Varesi, De Marco, De Giovanni, Cotti (per citarne alcuni) o gli attori protagonisti delle loro serie, come Coliandro (Giampaolo Morelli), le ha moltiplicato la spinta. Inoltre, sono nate parecchie collaborazioni tra chi raccontava la finzione e poliziotti, che venivano consultati per le procedure di polizia, sulle quali avevano dei dubbi.
Grazie Rita, ti dobbiamo tanto, dentro e fuori dalla polizia.
Simona Mammano
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