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Aprile-Maggio/2009 - Analisi
Una task-force per l’Abruzzo contro le infiltrazioni mafiose
di Leandro Abeille

La parte più difficile nella gestione di tutti i “dopo-terremoto”, non è il momento dell’emergenza ma quello della ricostruzione e del ritorno alla normalità. L’emergenza dura poco, è l’istante in cui, tutti gli italiani, almeno una volta, pensano “quasi, quasi vado ad aiutare quei poverini”. E’ il momento delle raccolte di cibo, dell’invio di vestiti che non si usano più, delle riffe pro-terremotati (che garantiscono ampi margini di guadagno a chi le organizza), delle partite di solidarietà, è l’espressione più alta e solidale della coscienza comune. Passate queste fasi, quando i riflettori si spengono, quando i volontari si ricordano di avere delle famiglie e delle case, quando la notizia del terremoto è diventata storia vecchia, quando i politici iniziano ad affrontare anche altri problemi, i terremotati vengono abbandonati a se stessi.
E’ il momento dei container, della ricostruzione lunga, il momento della cicatrizzazione di una ferita. Quando la ferita è aperta e c’è da mettere i punti, sono tutti pronti a cucire, nessuno cura però le cicatrici. A luglio sarà finita la precettazione ed i volontari non avendo più garantito il rimborso statale per le giornate lavorative perdute, torneranno a casa. Ad agosto in molti saranno al mare o in montagna, in pochi spederanno le meritate ferie nella conca aquilana.
L’Aquila è stata ferita e sul terremoto si è scritto e detto moltissimo, il Premier ne ha fatto un simbolo di rinascita, ha seguito costantemente l’evoluzione dell’emergenza e ha deciso di portare in Abruzzo i grandi del mondo. Forse l’Italia dimostrerà come un Paese rinasce, come la disperazione diventerà forza e di come l’Abruzzo sia ancora forte e gentile. A breve scopriremo se la scelta di Silvio Berlusconi è stata una scelta accorta e se ancora una volta stupiremo gli americani. Ma questa è un’altra storia.
I riflettori mediatici si stanno spegnendo, gli inviati a Coppito, stanno ritornando nelle sedi dei giornali, nei telegiornali i servizi che parlano dei terremotati si sono diradati, sembra che agli italiani non interessi quasi più della vita nelle tendopoli, eppure sono le stesse tendopoli della settimana dopo il terremoto e riempivano l’intero minutaggio a disposizione. Tra poco partirà la ricostruzione perché entro l’autunno le tendopoli dovranno essere sgombrate, si parla di villaggi ecocompatibili ed almeno dai progetti visti sui media, sembrano dei posti dove poter vivere, almeno in attesa della ricostruzione definitiva. Nel frattempo l’estate dentro le tende sarà un inferno, chi ha campeggiato in tenda sa di cosa parlo.
Problemi a parte, il terremoto ci da alcuni spunti su cui ragionare.
Se è vero che allo stato attuale della scienza i terremoti non si possono prevedere, è pur vero che i metodi che vengono semplicemente rifiutati, con la classica spocchia da scienziato che non ha bisogno di sperimentare perché già sa tutto, andrebbero presi in considerazione e sperimentati fino a fugare ogni dubbio su una eventuale applicabilità, oppure a considerarli almeno indicatori statistici di terremoto, sulla scorta di quanto il cielo rosso fa presagire bel tempo il giorno dopo. E’ il caso della misurazione del Radon, forse non sarà certa al 100% ma potrebbe dare una indicazione in termini probabilistici, magari poco attendibili, ma è sicuramente meglio di niente.
Se è vero che quando la terra trema c’è poco da fare, è altresì vero che le case costruite meglio resistono di più, a parte le case vecchie che si sono sbriciolate, alcune case di nuova costruzione hanno subito danni irreparabili ed alcuni palazzi sono caduti. Appare chiaro che il terremoto ha fatto il suo lavoro, non è chiarissimo se i costruttori abbiano fatto lo stesso. Se qualcuno ha risparmiato, su ferro e cemento in zona sismica, viene da pensare che qualcun altro abbia potuto farlo, ancora di più, in zona non sismica nel resto d’Italia.
Se i controlli hanno fallito a L’Aquila, probabilmente hanno fatto lo stesso in tutta Italia. E’ assiomatico che 60 milioni di italiani non possono essere sicuri al 100% della solidità delle loro case. Quando si pagano 4-5000 euro al mq, per un medio appartamento in una grande città la sicurezza dovrebbe essere più che garantita.
Se è vero che in Abruzzo arriveranno milioni di euro per la ricostruzione che fanno gola alle mafie e si rende perciò necessaria una speciale task-force per evitare infiltrazioni criminali negli appalti, vuol dire che le migliaia di appalti in giro per l’Italia, meno milionarie ma in numero maggiore, sono aperte a qualsiasi infiltrazione in quanto la task-force è solo per il dopo terremoto abruzzese.
L’ultima osservazione è per i soccorritori, tutti bravi, tutti coscienziosi e pieni di spirito di sacrificio, ma senza volontari i soccorsi sarebbero stati garantiti lo stesso, senza le Forze dell’ordine e i militari, ma soprattutto senza i Vigili del Fuoco, la gente sarebbe ancora sotto le macerie.
Se lo ricordino i politici in sede di strutturazione dei piani d’emergenza, ma soprattutto in sede contrattuale.

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