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Marzo - Aprile/2011 - Analisi
Bin Laden, meglio morto senza processo
di Belphagor

“Se Osama bin Laden si fosse arreso, lo avremmo preso vivo”, ha dichiarato John Brennan, consigliere del presidente Barack Obama per la Sicurezza nazionale. Un’affermazione che è lecito considerare con qualche scetticismo.
Un Osama catturato e processato avrebbe potuto porre seri problemi, proclamando che i finanziamenti alla sua organizzazione terroristica provengono in gran parte dall’Arabia saudita e altri Paesi arabi alleati degli Stati Uniti, tramite la finzione delle organizzazioni caritatevoli islamiche, e altri canali finanziari. E nel corso di un ipotetico processo sarebbe probabilmente riemerso che la famigerata Al Qaeda era stata creata negli anni ’80 con la generosa sponsorizzazione economica e militare della CIA, per il semplice motivo che allora la jihad islamica era diretta unicamente contro i sovietici. Acqua passata, e quindi molto meglio metterci una pietra sopra.
Piuttosto, è il caso di chiedersi se l’uccisione dello Sceicco Nero porterà a una diminuzione dei rischi legati al terrorismo islamico, o al contrario innescherà nuove tensioni. Quanto contava in concreto Osama bin Laden nella galassia della jihad ? Il fatto che se ne stesse nascosto in una palazzina di Abbottabad, piccolo centro a 70 cjilometri dalla capitale Islamabad, e a un solo chilometro dall’accademia militare pakistana di Kakool, insieme a tre sue mogli, e cinque o sei bambini, non fa pensare a una sua costante operatività. E d’altra parte alimenta il sospetto di complicità, convalidato dalla mancata segnalazione del blitz alle autorità pakistane.
Del resto già da alcuni mesi, sembra dall’autunno dello scorso anno, anche la Casa Bianca e il Pentagono sapevano quale fosse il rifugio di Osama. E, dopo una calcolata attesa, ora l’operazione è stata preparata con la diretta partecipazione di Barack Obama, il quale – non è un mistero – ha un urgente bisogno di recuperare parte della sua perduta popolarità, prima delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Le manifestazioni di giubilo – contestabili sul piano del buon gusto – dimostrano che “la pancia” degli Usa ha apprezzato la notizia e ne attribuisce il merito a Mister President. “L’effetto Bin Laden si farò sentire a lungo – ha commentato Barbara Walters, star del giornalismo televisivo – Non vorrei essere nei panni del prossimo candidato repubblicano”.

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