Mille volte ho pensato al significato di Legalità, e ogni volta ho dato una definizione diversa. Come se fosse un termine fluttuante, senza una definizione specifica. Forse dipende dai momenti, dallo stato d'animo. Ma una cosa è certa, il termine legalità è quella parola che condiziona la tua vita.
Probabilmente ogni giorno ognuno di noi, senza saperlo è messo alla prova dalla legalità, e facendo alcune scelte, queste, condizionano, o condizioneranno la tua vita futura. La vedo come una bella donna, austera, che accompagna la mia vita e che da tre anni condiziona la mia vita. Prima del 2010 sapevo che esisteva , ma non condizionava la mia vita, oggi ogni cosa che faccio mi chiedo se sia legale.
Certamente " legalità" è un termine abusato, per molti è diventato un lavoro, per altri è diventato il tema di conferenze da tenere ovunque. Per altri causa di morte.
La legalità ha condizionato lo sviluppo di questo Paese. Per recuperare questo Paese si dovrebbe parlare di legalità dalla prima elementare fino all' Università, dovrebbe diventare materia di studio, al fine di costruire un nuovo Paese e una nuova coscienza, una nuova identità. Magari partendo dal nostro passato, non solo prossimo, ma remoto, dove l’illegalità ha avuto inizio. Un passaggio a ritroso per spiegare alle nuove generazioni da dove veniamo, dove abbiamo sbagliato, e per portarle nel futuro.
La legalità è la scialuppa di salvataggio di una barca che sta affondando. E’ questa l'unica via d'uscita per ricostruire questo Paese.
Partire dalle nuove generazioni per avere un risultato tra 20 anni.
Ma chi è in grado di affrontare un processo del genere?
Non certo questa classe politica, e quindi, si dovrebbe cambiare questo modo di fare politica per poi iniziare un nuovo progetto di legalità. La politica non può più cincischiare e mettere delle toppe ad un vestito già liso, la politica deve avere il coraggio di eliminare la zavorra che condiziona i partiti e la nostra società.
Così facendo daremmo un significato al termine, e potremmo una volta creato questo nuovo modo di approcciarsi alla vita, parlare a ragion veduta di altre parole che si associano al termine legalità. Potremmo parlare di amore, di solidarietà, di condivisione, di lavoro, di sogni…
Tutti termini ed azioni che trasformerebbero questo Paese e farlo sorridere nuovamente.
Non si può parlare di legalità parlando solo di morte e morti ammazzati, di statistiche, di numeri.
Sì lo so, dietro ai numeri c’è lo sviluppo del Paese. Ma dietro a questi numeri bisogna ricordare che negli ultimi 30 anni c’è stata un’accellerazione verso l’illegalità, solo perché, la politica ha rincorso un modo di vivere che non ci appartiene, rincorrere la ricchezza a tutti i costi, tralasciando le cose fondamentali che tengono in piedi un Paese. Abbiamo creato ricchezza economica ma siamo diventati dei pezzenti moralmente, per fortuna non per tutti. L’illegalità ha creato la desertificazione dei valori, la desertificazione dell’anima. La politica insieme a grandi gruppi di comunicazione hanno condizionato il nostro vivere quotidiano, cambiando gli usi di noi italiani. Siamo diventati dei consumatori. Oggi l’unico modo di vivere, è produrre e consumare, non bastava avere una sola cosa, una sola macchina, una sola casa, dovevamo avere sempre di più, consumare sempre di più.
Abbiamo dimenticato le nostre origini contadine, il nostro artigianato, siamo diventati tutti imprenditori. Ma imprenditori di cosa?
Siamo riusciti negli ultimi 5 anni a creare 7 milioni di poveri, perché è una legge economica, se uno diventa più ricco è sempre a discapito di qualcun altro.
Ma l’altro chi è? Non è sempre solo il tuo vicino di casa, o tu stesso.
L’altro può essere anche colui che vive in Vietnam e cuce una camicia per un dollaro e cinquanta.
E’ questa la globalizzazione. E’ questa una forma di illegalità, perché con un colpo solo tu hai creato due poveri, uno in Italia e l’altro in Vietnam, mentre l’imprenditore è diventato più ricco.
La legalità è unica, l’illegalità ha mille sfaccettature.
Dario Vassallo
Presidente Fondazione Angelo Vassallo
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Esistono esperienze esemplari, vite il cui filo conduttore è il bene comune. Esistenze che pagano il prezzo della coerenza, anche con la vita. E’ il caso di Angelo Vassallo, il ‘sindaco pescatore’, ucciso a Pollica nel 2010, a soli cinquatasette anni. Un attentato di sospetta matrice camorristica, sul quale la magistratura sta tuttora indagando. Lui, primo cittadino per tre mandati, candidato e rieletto anche per un quarto, era un ambientalista convinto che ha pagato il prezzo più caro per le scelte etiche e politiche fatte. A chi avrà dato fastidio? Presumibilmente, a coloro che del territorio volevano fare scempio, a chi forse puntava al controllo del porto per poi gestire, indisturbato, il traffico della droga. Sta di fatto che una sera di settembre di poco più di tre anni fa, nove proiettili calibro nove furono esplosi contro la sua vita, sette dei quali a segno. Vassallo lascia dietro di sé una moglie, due figli, una famiglia e l’intera comunità di coloro che hanno creduto nel suo mesaggio di legalità. E’ per questo che ci piace partire da lì, da quella coerenza che ha aiutato i suoi cari a vincere l’odio, nonstante lo strazio per il dolore, e a trasformare un’immane perdita in un percorso collettivo. Così è nata la Fondazione Angelo Vassallo, il cui presidente - nonché fratello del sindaco – ha inteso contribuire con una riflessione a questo numero. Un numero sulla legalità, appunto: centro propulsore di ciò che leggerete
GV
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