Ad aprile il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro andrà in pensione,
in questa intervista affronta i temi di più stretta attualità. Dopo i fatti
di Parigi, anche le redazioni dei giornali sono luoghi sensibili.
Le milizie libiche da poco confluite nell’Isis sono una reale minaccia per il nostro Paese?
Il territorio libico presenta, allo stato attuale, una situazione estremamente confusa sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza.
Non possiamo escludere criticità per il nostro Paese, tra l’altro più volte prospettate. Non bisogna indulgere in facili allarmismi che, comprensibilmente, sono alimentati da un’offensiva mediatica che l’Isis ha condotto e, al contempo, non bisogna sottovalutare il pericolo.
Gli apparati dello Stato lavorano tutti i giorni – senza eccezioni alcune - per adeguare il livello di sicurezza delle nostre città a tutte le sfide, ivi compreso il terrorismo, ma è importante non cadere nelle provocazioni. Le nostre libertà e i nostri principi – tra cui rientra l’accoglienza e il senso di umanità che caratterizza una città come Roma, capitale della cristianità – devono rimanere ben saldi.
Crede che i 500 uomini promessi arriveranno in tempi stretti?
Cominceranno ad essere a disposizione delle Autorità provinciali di Pubblica Sicurezza sin dalle prossime settimane.
Come intende impiegare le forze a disposizione?
Questi uomini verranno impiegati per il potenziamento dei servizi di vigilanza degli obiettivi sensibili quali ambasciate, scuole, sedi istituzionali. Una parte, inoltre, tornerà a presidiare centri nevralgici della mobilità cittadina quali le stazioni ferroviarie e della metropolitana. L’utilizzo di queste nuove risorse concorrerà in maniera significativa ad incrementare i livelli di sicurezza della città affiancando l’impegno delle Forze di polizia e consentendo di recuperare effettivi da impiegare più intensamente in attività di prevenzione e repressione di tutte le forme di criminalità.
Tra l’altro, l’impiego dei militari nel presidio di obiettivi fissi consentirà anche di riequilibrare la presenza delle Forze dell’ordine sul territorio a tutto vantaggio delle periferie
Dopo gli attentati di Parigi e Copenaghen sono cambiati alcuni obiettivi?
Di sicuro è emerso come il terrorismo internazionale non voglia solamente “spaventarci” ma intenda anche minare l’esercizio di alcune libertà fondamentali come leggere un giornale – anche irriverente – o condividere spazi insieme ai propri correligionari.
E’ evidente che l’attenzione alle redazioni giornalistiche e ai luoghi di culto si sia accentuata, specie in una città come Roma, capitale della cristianità ma anche luogo simbolo per la comunità ebraica italiana e sede di centri di informazione di primo piano. Il livello di allerta è altissimo e, dopo gli attacchi di Parigi, tutti gli obiettivi sensibili sono stati rivalutati e i meccanismi di tutela rafforzati.
Sotto questo profilo, è bene comprendere che Roma è una città con particolari problematiche, una città diversa da tutte le altre in cui – come riconosciuto di recente anche dal Ministro dell’Interno – si scaricano tensioni che travalicano l’ambito locale per assumere carattere nazionale, per non dire mondiale.
Ciononostante, è bene ricordare ciò che tutte le statistiche, concordemente, affermano: Roma è una capitale in cui i livelli di sicurezza sono maggiori rispetto a quelli di altre capitali europee; una città in cui, nel corso del 2014, si sono registrati circa cinquemila reati in meno rispetto all’anno precedente ed in cui, nel medesimo periodo, sono stati sottratti beni e ricchezze all’aggressione criminale per quasi 1,4 miliardi di euro.
Questi dati ci spingono a non deflettere dall’impegno già profuso ma, al contrario, ci invitano a proseguire, con sempre maggiore decisione, nella direzione fin qui percorsa, per garantire più sicurezza nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. ... [continua]
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FOTO: Giuseppe Pecoraro, Prefetto di Roma
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