Il numero dei furti negli appartamenti è in crescita.
Antonino Cappelleri, procuratore capo della Repubblica presso
il Tribunale di Vicenza, dichiara: «La crisi economica ha aumentato
gli assalti illeciti al patrimonio, mentre la contrazione di spesa pubblica
ha diminuito le forze preposte ai controlli». Il magistrato
sottolinea: «La spesa per la sicurezza restituisce reddito perché previene
danni». E giudica “superficiale e inattuabile” la proposta di annullare
il beneficio della sospensione condizionale della pena per i responsabili
di reati predatori. Il pm berico, inoltre, ribadisce cos’è la legittima difesa
I dati del Censis confermano che in Italia si sta registrando un aumento record del numero di furti nelle abitazioni: negli ultimi dieci anni si è passati dai 110.887 denunciati nel 2004 ai 251.422 del 2013 con un incremento che sfiora il 127%. La crescita nell’ultimo anno è stata del 5,9%.
Nel Veneto, in un solo anno, i casi sono raddoppiati. Sono aumentate anche le rapine negli appartamenti con violenza ai proprietari (+195,4% nel decennio e +3,7% nell’ultimo anno). In Europa occupiamo il sesto posto per numero di furti e rapine in abitazione. I delinquenti responsabili di tali delitti ormai entrano in azione sia di notte che di giorno, spesso a danno dei soggetti più deboli. E le risorse per il Comparto Sicurezza sono scarse.
Mentre andiamo in stampa, il governo annuncia l’innalzamento delle pene per i furti in casa. Su questo “boom” di reati, la nostra rivista ha interpellato Antonino Cappelleri, 62 anni, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza.
Di origine calabrese, guida dal 2012 gli uffici della Procura berica dove è giunto dalla Procura generale di Venezia. Il magistrato evidenzia che è necessario capire che “la spesa per la sicurezza (e per l’esecuzione della pena) restituisce reddito in quanto previene danni”. Cappelleri, inoltre, ricorda che l’80% di chi sconta tutta la pena in carcere torna a delinquere e che, invece, tra gli ammessi alle misure alternative è solo del 20% il tasso di recidiva: “Il carcere non è la reazione più indovinata”.
Interviene anche sulla legittima difesa: “La difesa dei beni, propri o altrui, è legittima se c’è proporzione tra il valore difeso e se la reazione è portata nel modo meno cruento possibile in relazione alla situazione da proteggere”. Il procuratore capo di Vicenza non condivide l’ipotesi di abolire il beneficio della sospensione condizionale della pena per i responsabili di reati predatori: “Proposta superficiale e inattuabile. Perché mai si dovrebbe abolire la condizionale solo per reati che sono meno gravi di altri? Una riforma settoriale non ha senso”.
Dottor Cappelleri, i furti in casa sono una delle piaghe che più esasperano i cittadini che, feriti nella propria privacy, si sentono sempre più vulnerabili, indifesi, e si adirano quando apprendono che solo una minima parte dei condannati finisce in carcere. Alcuni criticano la magistratura sostenendo che poliziotti e carabinieri arrestano i colpevoli ma che i giudici, poi, li liberano. Qual è la realtà?
I reati contro il patrimonio sono un fenomeno sempre esistito e tipico delle società evolute che accumulano ricchezza. Le Forze di polizia non possono controllare tutto in modo continuo e quindi si tratta di inconvenienti che in qualche misura non potranno mai essere eliminati. Inoltre, da sempre è difficile scoprire le tracce degli autori dei furti in abitazione, per cui spesso essi restano ignoti.
La crisi economica ha aumentato gli assalti illeciti al patrimonio, mentre la contrazione di spesa pubblica ha diminuito le forze preposte ai controlli. Sarebbe strano che il numero dei furti e di quelli impuniti non fosse aumentato rispetto al passato. Il processo penale poi è un istituto in forte crisi, perché la riforma del Codice di procedura del 1988, nutrita di una ideologia garantista fino a qualche ingenuità (qualcuno dei più anziani ricorda i progetti anni ’70 per la Polizia disarmata?...), si è sovrapposta a strutture troppo deboli per realizzarla. Facendo leva sulla decongestione assicurata dai riti alternativi, che non si è verificata, la riforma ha fallito i suoi obiettivi indebolendo a tutto campo la risposta repressiva contro la delinquenza.
Si tratta di un fallimento epocale, che in seguito non è stato corretto da forze controinteressate all’efficienza dei controlli di legalità. E’ questo il quadro dentro cui ora agiscono gli operatori del settore ed i rimedi non sono a portata di mano.
Nelle vittime di questi reati, purtroppo, cala la fiducia nella giustizia e nello Stato e sale il desiderio di armarsi e di farsi giustizia da sé. Perché è importante, invece, continuare a credere nelle Istituzioni dello Stato e nei suoi organismi preposti alla prevenzione e alla repressione dei reati e al rispetto delle leggi?
Se i contrasti politici e tra politica e magistratura si attenueranno rispetto al recente passato, si potrà forse rimediare, ma in tempi non prevedibilmente brevi. Intanto si fa il massimo possibile. Finché non si determinerà una situazione migliore, la civiltà e il senso civico dovranno supplire con la tolleranza e la prudenza alle attuali carenze. Del resto, non ci sono alternative per mantenere i valori democratici fondamentali e condivisi.
Mentre una risposta violenta “fai da te” affidata a persone non preparate né addestrate è molto pericolosa per gli altri e ugualmente per chi la attuasse. E’ invece opportuno che chi dispone di beni consistenti si doti di strumenti diversi per attenuare le conseguenze del delitto, in particolare proteggendo i propri averi con accresciute difese passive (blindature degli infissi, sistemi di allarme, assicurazioni contro il furto che eliminano il danno economico, ecc.). ... [continua]
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FOTO: Antonino Cappelleri, Procuratore capo di Vicenza
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