Per il sociologo, Maurizio Fiasco: «Riformare
significa ritornare ai valori di principio»
Sono trascorsi trentaquattro anni dall’entrata in vigore della legge 121 che riformò l’ordinamento della Polizia. Un cambiamento radicale, avvenuto anche grazie a un fitto ascolto reciproco tra l’allora Movimento delle Guardie di Pubblica Sicurezza, l’opinione pubblica, le professionalità interne all’apparato di sicurezza, le Commissioni parlamentari e il governo. Un fatto storico quasi irripetibile. Ma la classe politica, nei decenni successivi, ha deluso le aspettative.
Polizia e Democrazia ha chiesto al professor Maurizio Fiasco, sociologo specializzato in ricerca e formazione in tema di sicurezza pubblica, di illustrare gli scenari passati, presenti e futuri riguardanti l’organizzazione del sistema di Pubblica Sicurezza in Italia e spiegare quali sono i prossimi passi per arrivare al completamento del processo di democratizzazione.
Professor Fiasco, quali sono le criticità del comparto sicurezza che oggi la preoccupano maggiormente?
In generale, pesa il nuovo scenario socio-economico, vale a dire la ‘grande crisi’ finanziaria e economica. Tuttavia si avverte ancor più la mancanza di un indirizzo politico generale chiaro. Negli ultimi decenni, infatti, non vi è stata l’indicazione, da parte dello Stato, di una meta strategica chiara, di una funzione alta, del significato che assume oggi la collocazione delle Amministrazioni o dei Corpi militari e di Polizia verso la domanda di sicurezza dei cittadini.
Come si colloca oggi la Polizia nell’equilibro tra i poteri democratici del nostro Paese? La risposta non può pervenire da una sorta di “autogestione” dei contenuti della sicurezza pubblica. Le mete alte, gli indirizzi, le scelte e le funzioni non possono mai essere decise, autoreferenzialmente, da un apparato. La crisi che oggi possiamo notare nella condizione delle Forze di polizia deriva proprio da questo vuoto nella sfera etico-politica. I provvedimenti adottati sono stati frammentari, talvolta contraddittori e alcuni presi senza immaginare le conseguenze che avrebbero avuto.
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FOTO: Maurizio Fiasco
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