Giancarla Codrignani, giornalista ed ex parlamentare
della Sinistra indipendente, riflette sull’Italia di oggi
invitando i giovani a essere spiriti liberi
“Giancarla è questo: un’appassionata che riflette, su tutto e su ciascuna cosa. Per questo ha sempre qualcosa da dire che non è mai banale, che coglie nel segno […]. Il suo scrivere, come il suo parlare, nasce da pensiero e genera pensiero”.
Dopo la lettura del libro intervista a Giancarla Codrignani Cerco solo di capire (a cura di Rita Storti, Aracne editrice, 2015, pp. 112, euro 12) risulta evidente come ogni tentativo di categorizzare la vita, le opere, il pensiero di Giancarla Codrignani sia destinato al fallimento. Ogni etichetta apposta non renderebbe giustizia dell’enorme ricchezza del bagaglio culturale e dell’esperienza di una delle maggiori (e scomode) intellettuali italiane. Di sinistra? Sì, ma non comunista. Cattolica? Sì, ma non bigotta, portatrice di una sana laicità. Sostenitrice della famiglia? Sì, ma senza idealizzarla né isolarla dal contesto sociale. Pacifista? Sì, ma per raggiungere risultati concreti.
“Frutto di questo suo ragionare ad alta voce è questo piccolo libro-intervista. Bisogna leggerlo tutto, e quasi d’un fiato, per ricavare i tanti fili di una trama che è divenuta tale solo perché lei li ha intrecciati a modo suo. Fili preziosi che si compongono in un ordito che è Giancarla stessa, la sua percezione di sé e del mondo, di sé nel mondo” (dalla Presentazione).
Professoressa Codrignani, Romano Prodi, nell’introduzione al suo libro-intervista, la definisce “uno spirito critico che è stata profondamente prezioso per rendere un po’ più robusta la scarsa dose di pluralismo del nostro Paese”. Pare che, almeno nel corso degli ultimi due decenni, si siano rafforzate formazioni politiche che hanno fatto del populismo il loro punto di forza. Non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei. Perché, secondo lei, si è arrivati a questo punto?
Il tempo cambia rapidamente, non quello delle cronologie o quello meteo (anche se cambia anche questo!). Quello storico, quando sono già cambiati tutti i contesti, ci sgomenta. Eppure stiamo solo cambiando epoca, nel senso in cui dopo il Medioevo è seguito il Rinascimento o, ancora, che dopo il fordismo il lavoro cambia natura perché i robot hanno sostituito il vecchio operaio. Se abbiamo l’ “intelligenza artificiale” bisognerà alzare il livello della conoscenza. L'uomo non potrà mai fare i calcoli alla velocità di un computer, ma dovrà progettarli e comandarli. Le scuole hanno la responsabilità di non aver cambiato le metodologie e di non aver alzato i livelli cognitivi. Così, si può esser laureati e non capire nulla della vita sociale e politica. La pancia domina il cervello, la tv - gridata e poco informativa - induce a seguire i rumori, la sfiducia nei confronti delle Istituzioni porta a non al non-voto e i ragazzi non sanno di essere soli... [continua]
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