La Scuola allievi Agenti di Peschiera del Garda ricorda
i fratelli Davide e MassimilianoTurazza e Giuseppe Cimarrusti
19 ottobre 1994 - Quel maledetto 19 ottobre 1994, quei maledetti minuti dopo la mezzanotte. Massimiliano Turazza, 29 anni, poliziotto, sta per entrare nel garage della sua villetta a schiera a Fumane, in provincia di Verona. Scende, lasciando i fari accesi. Forse qualcosa, o qualcuno, lo insospettisce. Poco distante una filiale di una banca, presa di mira da alcuni malviventi.
Quattro vigliacchi colpi di pistola. Uno dietro l’altro. Alle spalle. Massimiliano è trovato pochi minuti dopo in strada da un automobilista di passaggio. Nella borsa abbandonata dai banditi, in fuga dopo la sparatoria, un fucile mitragliatore, un fucile a pompa carico, una pistola, diversi proiettili, e poi parrucche, passamontagna, barbe finte.
Il poliziotto ha disturbato il gruppo. Va eliminato. Il capo della banda è un collaboratore di giustizia, un passato nella Mala del Brenta e, in quel periodo, sotto la protezione dei Carabinieri in una villa sul lago: non può rischiare di essere scoperto.
Gli investigatori della Squadra Mobile arrivano a lui dopo aver controllato le armi che erano state acquistate in Svizzera da un cittadino italiano che aveva presentato la sua carta d’identità. Cento giorni di indagine e il caso è risolto, grazie ai filmati acquisiti subito dopo l’omicidio e al lavoro degli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Angela Barbaglio.
Il movente dell’omicidio andava ricercato proprio nello status del collaboratore di giustizia. Una volta scoperto, il programma di protezione sarebbe stato revocato e, inoltre, avrebbe anche dovuto
scontare gli anni di carcere che gli erano stati inflitti prima del “pentimento”.
21 febbraio 2005 - Sono le 2.00, è notte fonda. Giuseppe Cimarrusti, 26 anni e Davide Turazza, 36 anni, in servizio presso le Volanti della questura di Verona, sono raggiunti al petto da alcuni colpi sparati da un investigatore privato della provincia di Bergamo, ex parà specializzato nel tiro a segno.
Stanno pattugliando la Strada Statale n. 11, Giuseppe e Davide; in uno slargo appena fuori dalla città una Panda attira la loro attenzione. Forse intravedono anche una donna accasciata a terra. Capiscono che qualcosa non va. Si avvicinano. L’investigatore privato, che probabilmente ha appena scaricato la ragazza ucraina, accortosi dell’arrivo dei giovani poliziotti, inizia a sparare contro di loro e a sua volta viene colpito, rimanendo ucciso. Pochi minuti dopo una seconda pattuglia della Polizia arriva sulla statale, chiamata dai colleghi. I poliziotti trovano l’investigatore a terra, morto, mentre la ragazza è distesa agonizzante su un muretto di contenimento del fossato che costeggia lo spiazzo. Sull’asfalto, a pochi metri, ci sono anche Davide e Giuseppe, privi di conoscenza, ma vivi. Sono immediatamente trasportati all’ospedale di Borgo Trento ma è vano ogni tentativo di salvarli.
Davide Turazza aveva scelto di entrare in Polizia per assunzione diretta, in quanto fratello di Massimiliano, poliziotto deceduto per servizio dieci anni prima.
Domenica 21 febbraio scorso si è tenuta presso la Scuola Allievi Agenti di Peschiera del Garda, diretta dal Primo dirigente della Polizia di Stato Gianpaolo Trevisi, una cerimonia in ricordo di Massimiliano e Davide Turazza e Giuseppe Cimarrusti, caduti nell’adempimento del dovere. Alla presenza dei loro familiari, delle Autorità civili e militari, dei Questori di Verona e Mantova, e degli allievi agenti del 195° corso, è stata scoperta una targa, in ricordo di Giuseppe Cimarrusti, cui è stato intitolato il poligono di tiro. Ai fratelli Turazza è stata invece dedicata l’Aula magna della Scuola, che ospita iniziative di carattere formativo, convegni e seminari di approfondimento per gli Allievi. Polizia e Democrazia ha incontrato il dottor Trevisi.
Dottor Trevisi, in tutta la città di Verona, i cognomi Turazza e Cimarrusti rievocano tragici fatti di cronaca. Ha conosciuto Davide, Massimiliano e Giuseppe? Come li ricorda?
Ho avuto l’immensa fortuna e il grande onore di conoscerli tutti e tre. Con Massimiliano avevo, insieme ad altri colleghi, preso un caffè alla fine del suo ultimo turno di servizio, intorno alle 23.30; poco dopo tornò a casa e, dopo essersi qualificato, ad alcuni uomini sospetti, fu ucciso senza pietà. Arrivai sul posto e praticamente lo vidi morire tra le braccia di sua moglie Antonella e il sapore di quel suo ultimo caffè non l’ho voluto più mandare via dalla mia bocca. Davide lo conobbi non appena arrivò in Questura e fui io a dargli il benvenuto e a volerlo ringraziare perché aveva scelto non solo lo stesso lavoro di Massimiliano, ma anche lo stesso turno e la stessa Volante.
Giuseppe era stato uno dei miei migliori giovani poliziotti del gruppo che fu assegnato all’appena costituito Commissariato del quartiere di Borgo Roma; ogni settimana con lui vincevo e perdevo a calcetto e il suo sorriso era sempre il migliore in campo ... [continua]
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FOTO: Giampaolo Trevisi
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