Intervista a Roberto Sgalla, dall’agosto del 2014 Direttore centrale
della Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti
Speciali. Una carriera incentrata alla lotta alla criminalità; dopo la laurea
in scienze politiche e l’Accademia di Polizia, ha prestato servizio in varie
città, è stato consulente della Commissione Antimafia dal 1997 al 2000
e dal 2008 al 2011 è stato direttore del Servizio
Polizia Stradale. Oltre ad essere un alto dirigente
della Polizia di Stato è anche Docente
alla Sapienza Università di Roma e all’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Grazie alle sue capacità è diventato il Direttore
della Scuola Superiore di Polizia dal 24 febbraio
2012 al 31 luglio 2014. Proprio da qui
cominciamo la sua intervista.
Un breve viaggio all’interno della Polizia Postale
Quanto ha influito la sua esperienza formativa come Direttore dell'Istituto superiore della Polizia? L’ha aiutata nella gestione delle Specialità della Polizia di Stato e nello specifico della Polizia Postale?
Senza alcun dubbio la mia esperienza come Direttore della Scuola Superiore di Polizia ha ulteriormente consolidato la mia convinzione sulla imprescindibilità del momento formativo nella vita di un poliziotto.
Ciò è ancora più vero e necessario nei settori in cui operano le Specialità della Polizia di Stato caratterizzati da continui cambiamenti e forti spinte innovative, come il settore autostradale, ferroviario o il mondo virtuale della rete, senza tralasciare alcune aree di competenza come quella dei reparti mobili chiamati a gestire con sempre maggiore professionalità il governo dell’ordine pubblico.
Google, Apple, Microsoft e Facebook sono da anni i bacini privilegiati per selezionare futuri militari e poliziotti utilizzati per controllare la rete e nel caso lanciare attacchi informatici. La nuova frontiera della sicurezza passa per le menti di questi nuovi specialisti. In Italia ci sono particolari accordi tra Università, aziende e Polizia Postale?
In un settore nevralgico come quello attualmente rappresentato dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, un importante strumento di contrasto al crimine informatico è quello riconducibile al partenariato pubblico-privato di settore, al quale si unisce il sistematico coinvolgimento del mondo accademico e degli organismi di cooperazione internazionale. Rapporti di partenariato sono già stati formalizzati in vari ambiti mediante stipula di specifiche convenzioni finalizzate a mettere in sicurezza interi settori che operano nel mondo della rete.
Pedofilia, trafficanti di armi e droga, terroristi, ladri di identità e ladri generici. Quali saranno le nuove frontiere per le indagini della Polizia Postale? Quali scenari cominciate a delineare nel "deep web”?
Il Deep Web è una parte di Web “sommersa” in cui vengono svolte tantissime attività, da quelle più discutibili e illegali (come la vendita di documenti falsi) ad altre molto più “tranquille”. Trattasi sostanzialmente di siti “nascosti” che non si trovano facendo delle normali ricerche in Google. Nel campo della pedopornografia on line, l’attività di contrasto è estesa a tutte le piattaforme della Rete ove è presente materiale pedopornografico, concentrandosi in particolare su quelle maggiormente a rischio per le vittime, quali i social network, ove emergono nuove ed insospettate modalità di adescamento di minori, nonché nelle reti “darknet”, aree profonde e nascoste del web ove l’utilizzo di tecnologie sofisticate rende inefficaci i tradizionali mezzi di accertamento delle identità online.
Come procede la collaborazione con altri Paesi in Europa? Molto spesso si ritrovano prodotti rubati in Italia in vendita online in alcuni Paesi dell’Est. Come contrastare questa particolare forma di crimine? Andrebbero modificate alcune norme?
Le migliori e più efficaci forme di contrasto in questo settore, sono quelle legate alla prevenzione attraverso una capillare azione di informazione nel campo dell’e-commerce. Sicurezza in rete, tutela dei dati personali, protezione da frodi e rischi negli acquisti sono oggetto di specifiche campagne messe in atto dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni periodicamente, nel corso dell’anno. In tale contesto, va tenuto in ogni caso conto delle diverse legislazioni nazionali pur sottolineando la fattiva collaborazione con gli organismi internazionali di polizia, Europol e Interpol, nel caso di operazioni che coinvolgono più Stati.
La diffusione ormai capillare della geolocalizzazione dei cellulari e quindi delle persone quanto ha facilitato le indagini della Polizia Postale? E quanto è a rischio la privacy dei cittadini? L’allerta terrorismo ha cambiato qualcosa in questo equilibrio?
La geolocalizzazione non è argomento di pertinenza della Polizia Postale e delle Comunicazioni ma della Polizia Scientifica.
Per ciò che concerne l’allerta terrorismo, la Specialità concorre con altri organi di Polizia specializzati in indagini tecniche di particolare complessità sui fenomeni di eversione e terrorismo, a livello nazionale e internazionale, quando vengano messi in atto attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e di comunicazione telematica.
I social network più usati sono ormai gli scrigni delle nostre vite, memorie, immagini e amicizie, tutte conservate in ‘server farm’ all’estero. Come è il rapporto con le grandi compagnie della rete 2.0? C’è collaborazione?
Esiste una proficua collaborazione con le grandi aziende del settore, pur tenendo a mente che, anche in questo caso, bisogna considerare che le maggiori compagnie risiedono all’estero con legislazioni assai diverse e, comunque, dovendo seguire le procedure di rogatoria internazionale attraverso specifico mandato dell’Autorità Giudiziaria.
"Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, cosa è cambiato per la Polizia Postale?
Per migliorare i livelli di efficienza della sicurezza in Italia non si dovrebbe cominciare a discutere di un progetto globale, un progetto che includa anche salari, ordinamento del personale e e riordino delle carriere?
A fronte di mutate connotazioni dell’attività istituzionale, si renderebbe necessaria una particolare riflessione in termini di impiego e di dislocazione organizzativa territoriale delle risorse umane e strumentali.
Negli USA, l’FBI ritiene che nel prossimo decennio il pericolo maggiore sia il cybercrime, provvedendo per questo motivo ad una riorganizzazione generale del settore attraverso la previsione, in 58 realtà in tutto il territorio, di strumenti per il contrasto ai reati informatici.
Credo che sia necessaria una riorganizzazione e una razionalizzazione anche in Italia, svincolate dai criteri della spending review, e ispirate prioritariamente a logiche di efficienza e competenza delle Procure Distrettuali in materia dei reati di cui la Polizia Postale è titolare in modo esclusivo.
Ci sono nuovi reati informatici che devono diventare patrimonio di tutte le forze di Polizia.
Il DDL Madia è all’esame del Parlamento. Aspettiamo le decisioni e ci atterremo ad esse, ma la mia personale opinione è che per salvaguardare ancor di più il vero patrimonio di esperienza, professionalità e capacità delle donne ed uomini della Polizia Postale è necessario un intervento che punti alla qualità del risultato.
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