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Luglio-Settembre/2016 - Interviste
Armi
A mano armata
di Vittorio Bonanni

Si stima che in Italia, ogni anno, vengano
vendute circa 50mila tra quelle
da caccia e armi da tiro sportivo

Vicepresidente e cofondatore dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo (Iriad), Maurizio Simoncelli è un noto esperto di geopolitica, oltre ad aver realizzato numerose ricerche sull'industria militare e sulle Forze armate italiane. E’ anche membro del Cisrsm (Centro interuniversitario di studi e ricerche storico-militari), e attualmente collabora come docente presso il Master di I livello Nuovi orizzonti di cooperazione e Diritto internazionale della Focsiv/Pontificia Università Lateranense.
A lui abbiamo chiesto di descriverci qual è lo stato delle cose rispetto alla diffusione delle armi leggere in Italia, tema che, come è noto, è molto sentito negli Stati Uniti, dove la proliferazione di questi strumenti di morte non è affatto regolamentata.

Professore, quante armi sono presenti nel nostro Paese? E con quali modalità vengono rilasciati i permessi? E come vengono poi monitorati dalle Istituzioni i soggetti che si trovano a gestire oggetti così pericolosi?
E’ difficile avere dei dati ufficiali da quella che dovrebbe essere l’Istituzione preposta a darli, ovvero il ministero dell’Interno. Dalle varie fonti che si hanno di tipo giornalistico, o di categoria, come per esempio l’Anpam, Associazione nazionale produttori di armi e munizioni, si stima che in Italia vengano vendute ogni anno circa 50mila tra armi da caccia ed armi da tiro sportivo, delle quali si calcola che il 10% della produzione italiana rimanga sul territorio nazionale e il restante 90% vada all’estero, prevalentemente verso gli Stati Uniti.
A questa cifra bisogna aggiungere circa 50mila guardie giurate. E infine i possessori di autorizzazioni a porto d’armi per uso sportivo, quindi che possono andare a sparare solo nell’ambito di aree attrezzate, come per esempio i poligoni di tiro. Circa dieci anni fa erano circa 187mila. Oggi risultano oltre 200mila in più.

Un aumento considerevole…
E l’anno scorso si diceva che eravamo arrivati a 347mila complessivamente. Questo dato va aggiunto al numero dei cacciatori, che sono circa 700-720mila, dotati di varie armi. Di solito non hanno un unico fucile ma diversi.
Detto questo, la legislazione italiana è abbastanza attenta e precisa. ... [continua]

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