A colloquio con Antonio Mazzei, dal 1992
nell’Amministrazione civile dell’Interno, lavora oggi
presso la Prefettura di Verona. Ha recentemente
pubblicato il volume “Prefetti Polizie Sicurezze”
In tema di sicurezza, è la bulimia normativa di questi ultimi due decenni a dimostrare il sostanziale fallimento delle politiche attuate dai vari governi. Senza soluzione di continuità si presenta il susseguirsi di “pacchetti sicurezza”, tutti rigorosamente approvati con decreti-legge, che apportano modifiche frammentate e disordinate ai vari settori dell’ordinamento, già “riformati” da precedenti provvedimenti. Laddove servirebbero poche disposizioni, chiare, definite, domina invece un intricato sottobosco normativo che rende ancora più complesso il delicato lavoro degli operatori. L’ultimo “pacchetto”, di qualche mese fa, è il decreto-legge 14/2017 che introduce disposizioni (urgenti, ovviamente) in materia di sicurezza delle città, alcune delle quali incidono (ancora una volta) sul potere di ordinanza sindacale. Innumerevoli sono gli attori coinvolti, come pure i livelli istituzionali, e un approccio semplicistico si dimostra inidoneo sia alla comprensione delle sicurezze che alla loro implementazione. Un sostanziale contributo conoscitivo è rappresentato dal nuovo lavoro di Antonio Mazzei, “Prefetti Polizie Sicurezze”, pubblicato per i tipi della Aracne editrice (pp. 102, 10,00 euro). Polizia e Democrazia l’ha intervistato.
Dottor Mazzei, da oltre tre decenni lei si occupa di sicurezza da un osservatorio privilegiato, la Prefettura. Amministrazione centrale, ma “decentrata” sul territorio, i cui tentativi di riforma o soppressione sono stati nel tempo innumerevoli. Entriamo subito del vivo della trattazione: come si collocano, oggi, le Prefetture (rectius: Uffici territoriali dello Stato) nel complesso sistema della sicurezza?
Mi occupo di sicurezza dal 1981, quando frequentavo il primo anno del corso di laurea in Storia contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna. Quando sono entrato nell’Amministrazione civile dell’Interno, prendendo servizio il 2 marzo 1992 alla Prefettura di Mantova, avevo dunque un passato “poliziesco”, costruito attraverso le tesi universitarie, i ricordi di mio padre – 30 anni nel disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza – l’esperienza nella segreteria provinciale del Siulp di Brescia, dove nacque il Centro nazionale di studi e ricerche sulla Polizia, ed i primi scritti – articoli e libri – sull’argomento. ... [continua]
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