Nella caserma “Chinotto” dell’Arma è in corso un progetto
innovativo dell’Osce per ostacolare questo crimine.
Nella nostra intervista, due funzionari italiani dell’Organizzazione
di sicurezza spiegano che il metodo multi-agenzia e le indagini
finanziarie sono gli strumenti di contrasto più efficaci
La tratta di esseri umani è un crimine odioso che offende i diritti fondamentali dell’individuo mercificando la persona. Secondo l’ultima relazione dell’Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime-Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine) relativa al fenomeno e pubblicata nel dicembre 2016, il 51% delle vittime di tratta nel mondo è rappresentato da donne, il 28% da minorenni (20% bambine e 8% bambini) e il 21% da uomini. Le vittime di sesso femminile di questo reato, quindi, sono circa il 70%. E molte sono migranti internazionali. L’Oim (Organizzazione internazionale per la migrazione) nel suo rapporto riguardante tale delitto nella rotta del Mediterraneo centrale sottolinea: «Donne e minori non accompagnati di nazionalità nigeriana sono tra le persone più a rischio di essere ‘trafficate’ con finalità di sfruttamento sessuale. Tra il 2014 e il 2016, il numero di donne e ragazze nigeriane arrivate via mare è aumentato del 600%».
Le tipologie di sfruttamento collegate sono varie, da quello sessuale a quello lavorativo fino all’accattonaggio forzato. Un crimine da anni molto redditizio, considerato che già nella relazione Copasir del 2009 si leggeva: «La tratta di esseri umani alimenta, secondo quanto rilevato dal ministero dell’Interno, un mercato illegale che rende alle organizzazioni criminali diversi miliardi di dollari l’anno, una cifra inferiore soltanto al traffico di stupefacenti e di armi». In Italia, finora, sarebbero state liberate 25mila vittime di tratte.
Forze dell’ordine e magistratura del nostro Paese, anche di recente, sono state impegnate nella repressione di questo fenomeno. Ricordiamo in breve alcune inchieste. Nel settembre 2017 si è conclusa l’Operazione Justice – alla quale hanno partecipato le Squadre Mobili di Bologna, Viterbo, Bolzano e Trento, il Commissariato di Merano e pure la Polizia francese – che ha visto la cattura di quattro nigeriani accusati di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e immigrazione clandestina. Nel dicembre 2017 i Carabinieri di Lamezia Terme hanno eseguito i fermi, emessi dalla Dda di Catanzaro, nei confronti di un italiano e sei nigeriani, tra Lamezia, Rosarno e Livorno, ritenuti membri di un’associazione a delinquere per la tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della transnazionalità. Sempre nel dicembre scorso, è avvenuta anche l’operazione Libera che ha portato all’arresto di due nigeriane – accusate di tratta di esseri umani, di sfruttamento della prostituzione e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – da parte della Squadra Mobile di Ragusa (con la quale hanno collaborato quelle di Roma e di Bergamo) in esecuzione di un provvedimento della Dda di Catania.
Un progetto innovativo per combattere questo crimine con maggiore efficacia si sta svolgendo in Veneto: un ciclo di esercitazioni sul contrasto alla tratta di esseri umani sulle rotte migratorie. È l’iniziativa – rientrante nel piano dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) intitolata “Combating Human Trafficking along Migration Routes” e rivolta a Forze di polizia, magistrati, ma non solo – in corso nel Coespu (Center of excellence for Stability Police Units-Centro di eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità) di Vicenza, speciale polo formativo nell’ambito del peacekeeping costituito nel 2005 all’interno della caserma “Gen. Antonio Chinotto” dell’Arma dei Carabinieri. Da novembre 2016 si stanno tenendo addestramenti e corsi con simulazioni dal vivo di casi di traffico di persone. Presso il Coespu viene adoperata anche la supertecnologica sala Magistra (Modelling and gaming information simulation training area). L’esperienza in atto è realizzata in collaborazione con i Carabinieri e annovera tra i suoi partner, fra gli altri, pure la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato, l’Europol e l’Interpol. Promotore del progetto è l’Ufficio del Rappresentante Speciale e Coordinatore dell’Osce per la lotta alla tratta di esseri umani, incarico ricoperto dall’ambasciatrice Madina Jarbussynova.
Per conoscere più a fondo questo programma di formazione, caratterizzato da esercitazioni complesse basate su scenari criminali realistici di sfruttamento di migranti, abbiamo intervistato due funzionari italiani dell’Osce, Claudio Formisano e Alberto Andreani, dell’Ufficio del Rappresentante Speciale e Coordinatore per la lotta alla tratta di esseri umani, con sede presso il Segretariato Osce a Vienna.
Dottor Formisano e dottor Andreani, innanzitutto quale funzione esercita l’Osce in materia di tutela dei diritti umani?
L’Osce è un’organizzazione regionale di sicurezza paneuropea ai sensi del capitolo VIII della Carta delle Nazioni Unite, i cui 57 Stati partecipanti coprono l’area geografica da Vancouver a Vladivostok. Uno dei pilastri dell’azione dell’Osce si incentra sullo stato di diritto e la tutela dei diritti umani. Tra le funzioni dell’Osce in questo campo, spiccano l’assistenza tecnica a governi e istituzioni, la promozione e lo sviluppo di ong e della società civile. ... [continua]
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