“POLIZIA E DEMOCRAZIA” SEGUE DA VICINO IL PERCORSO ATTUATIVO DELLA LEGGE MADIA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA SOPPRESSIONE DEL CORPO FORESTALE DELLO STATO. LA DISPOSIZIONE PARLA DI “EVENTUALE ASSORBIMENTO” MA, DI FATTO, DI ABOLIZIONE SI TRATTA: IL CORPO FORESTALE NON ESISTERÀ PIÙ. ABBIAMO INTERVISTATO IL DOTT. MAURIZIO CATTOI, SEGRETARIO NAZIONALE DEL DIRFOR – SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DIRETTIVI FORESTALI.
Dott. Cattoi, sta emergendo pubblicamente la contrarietà dei forestali all’assorbimento del CfS in un’altra Forza di Polizia, che dovrebbe avvenire in gran parte nell’Arma dei Carabinieri. Per quali ragioni?
Mettiamo in chiaro subito che i Forestali NON HANNO PAURA DEL CAMBIAMENTO. Della necessità del riordino delle funzioni tra le forze di polizia siamo assolutamente d’accordo, sperimentando da vicino, in verità, il mondo delle SOVRAPPOSIZIONI CHE RIGUARDANO SOPRATTUTTO AMBITI E COMPETENZE DELLE PRINCIPALI FORZE DI POLIZIA A COMPETENZA GENERALE, ossia la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri. Grave è per noi Forestali il tipo di approccio semplificatorio a questo delicatissimo problema. Per motivi che nulla hanno a che fare con il risparmio di spesa, inesistente o addirittura in aumento, né tantomeno con il ventilato potenziamento dei controlli ambientali, si procede semplicemente a una PURA CANCELLAZIONE DI UNA FORZA DI POLIZIA, da cinque a quattro, e si fa con la forestale perché si presume che i problemi siano minori che ridurre qualche altro corpo. In realtà sono solo in numero minore i ricorsi che il personale può attivare contro il provvedimento della propria militarizzazione. Per utilizzare lo slogan del ministro Madia, non è vero che si passerà da 5 a 4, bensì la riduzione sarà solamente da 5 a 4,9, ovvero intervenendo sullo 0,1 del comparto numerico che però procede, guarda caso, contro oltre il 60% degli illeciti ambientali, ed esercita in più, gratis, tutte le altre funzioni di protezione civile e di ordine pubblico. Non è la Forestale già ora un modello virtuoso di semplicità, di efficienza, di efficacia?
Il Governo parla però anche di potenziamento delle funzioni di controllo nel settore ambientale. Sarà così?
Nel decreto Madia la cancellazione del Corpo forestale dello Stato non consegue ad una corrispondente politica di RIORDINO DELL’INTERO SISTEMA DEI CONTROLLI E DELLE COMPETENZE DI VIGILANZA AMBIENTALE. Infatti il Governo procede, legittimamente, ad uno stravolgimento epocale di una rete (leggera) di presidio del territorio in totale assenza di discussione strategica su ciò che VERAMENTE SERVE ALL’ATTUAZIONE PER IL PAESE DI POLITICHE AMBIENTALI PER IL TERRITORIO, ovvero contro il dissesto, per la difesa dei parchi, per la protezione dagli inquinamenti; né c’è alcun segno di interesse specifico per importanti settori di politica agroalimentare poiché proprio su questo terreno il Ministro Martina ha completamente snobbato uno strumento professionale e dedicato nel suo Ministero come il Corpo forestale dello Stato disinteressandosi delle ipotesi di vero potenziamento del polo di controllo e di vigilanza nel settore, rappresentato dalle sinergie possibili tra CfS ed Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, senza contare la ferita ancora aperta delle polizie provinciali, da un lato, e della permanenza dei Corpi forestali regionali e provinciali autonomi, dall’altro. Gravissimo poi è il vero degrado della totale ASSENZA DI UNA POLITICA FORESTALE E DELLA MONTAGNA, essendo l’Italia l’unico tra i Paesi civili a non avere nemmeno una Direzione Centrale presso il Ministero che a questo settore si interessi, e che dia impulso ad una vera selvicoltura sostenibile che produca nuova occupazione, benessere per le popolazioni montane nel rispetto dell’ambiente e delle risorse rinnovabili per eccellenza, cioè i boschi. Tra l’altro, negli ultimi anni, nel settore agroalimentare l’attività di controllo effettuato sui flussi finanziari è significativamente divenuto ambito di indagine assai più esplorato dalla Guardia di finanza che dall’Arma dei Carabinieri, e questo problema di competenze non viene certo risolto con la cancellazione del Corpo forestale dello Stato. Quindi, sul riordino delle funzioni di controllo e vigilanza ambientale, siamo convinti che per un lunghissimo periodo resterà una enorme confusione proprio sulla efficacia delle funzioni da svolgere e da parte di chi, con vuoti di copertura territoriale e professionale notevolissimi e gravidi di conseguenze.
Ma dal punto di vista logistico è però vero che il Corpo forestale condivide con i Carabinieri il controllo del territorio e quindi l’assorbimento potrebbe apparire naturale alla maggior parte delle persone.
Solo la gente di montagna e di campagna, oltre al mondo ambientalista ed a quello accademico, capisce l’assurdità dell’assorbimento dei Forestali nei Carabinieri, non perché ci VEDONO diversi ma perché sanno che SIAMO diversi. Non per nulla la convivenza, nell’autonomia operativa ed organizzativa, esiste da 200 anni nei quali le competenze professionali, l’una organizzata come polizia ambientale tecnica ed amministrativa, l’altra come struttura militare, concorrevano e concorrono all’adempimento di obiettivi DIVERSI. La stessa formazione ed il reclutamento dei profili professionali sono nel CfS profondamente differenti perché orientati all’esercizio delle funzioni di polizia e di sicurezza ambientale come coronamento delle competenze tecniche ed amministrative intrinseche al poliedrico mondo della protezione della natura e dell’ambiente, della gestione dei parchi e delle riserve, delle filiere agroalimentari, delle calamità naturali e degli incendi boschivi. Gli Enti Territoriali trovano da due secoli nei Forestali dei partner privilegiati nel leggere il territorio alla luce delle esigenze delle popolazioni, spesso vi individuano anche degli autorevoli garanti della sostenibilità o meno delle iniziative di politica ambientale di Regioni, Province e Comuni. Crediamo fermamente che molto di questa sensibilità di governance condivisa, ove la Forestale è presente, si debba ALL’ORDINAMENTO GIURIDICO PROPRIO DI UNA POLIZIA CIVILE, aderente al contesto sociale, dotata di grandi autonomie d’iniziativa istituzionale a tutto campo, mentre verifichiamo nell’esperienza operativa quotidiana, al contrario, quanto in un’organizzazione ad ordinamento militare ciò sia realmente molto difficoltoso, se non impossibile, almeno nella misura nella quale la Forestale è stata da sempre vicina alla popolazione.
Molti vedono in questo atteggiamento un arroccamento corporativo contrario alla modernità. È così?
Purtroppo, come ho già detto all’inizio, IL LIVELLO DELLA DISCUSSIONE POLITICA E SOCIALE sulla cancellazione di una Forza di polizia e sulla militarizzazione, coatta o no, del suo personale e delle funzioni è molto basso, fatta soprattutto di slogan e di immagini ad effetto che non spiegano e non risolvono nulla. Per questo anche nelle chiacchiere da bar ci si chiede “Perché la Polizia stradale non confluisce anch’essa nei Carabinieri, visto che condividono le strade? E perché dopo i controlli delle ASL devono ripassare anche i NAS dei Carabinieri e dopo la polizia municipale e poi anche la Forestale? E perché da ora in poi i guardaboschi e i controlli sui funghi e la raccolta degli asparagi selvatici la faranno i Carabinieri? Possibile che la cura dei parchi naturali sia una competenza del Ministro Pinotti?”. Tutta l’operazione, che verrà presentata sicuramente come un grande successo di razionalizzazione, dimostra per noi una ENORME MANCANZA DI CORAGGIO nel partire dalle strutture anziché dagli obiettivi. Non è che, tagliando una gamba ad un tavolo e lasciando le altre tre al loro posto, ma una con lo 0 virgola più grossa, questo regga il peso alla stessa maniera. Oppure che, mettendo insieme il ferro di cento biciclette e facendo una locomotiva, poi questa possa andare sulle strade di montagna, né prendere cento direzioni diverse. Il Corpo forestale delle Stato, nato nel 1822, fu rifondato nel 1910 da statisti che lo vollero a difesa specifica, “leggera”, puntuale e professionale dei boschi e dell’ambiente, proprio restando nei decenni, con i suoi piccoli numeri, fedele all’impegno, ma evolvendosi nella struttura. Questo per dire che siamo i primi a credere nei piccoli numeri, nel nostro lavoro di cesello nella manutenzione “fine” del territorio, quella che previene le catastrofi ed evita le grandi manutenzioni straordinarie, successive al collasso dei sistemi ambientali. Se poi un riordino generale deve essere intrapreso, non solo i Forestali, ma larga parte del Parlamento si era assolutamente pronunciata per incardinare la Forestale quale Specialità nella Polizia di Stato, vista la assoluta omogeneità di ordinamento, di cultura della sicurezza, finanche di percorso formativo dei Direttivi e Dirigenti fatto all’interno delle scuole della P.S. da oltre dieci anni! E la delega al Governo in termini di “eventuale” assorbimento, recita in realtà “in altra Forza di polizia”; l’ipotesi “Carabinieri”, scaturita cammin facendo, pare nell’ambito di operazioni che nulla hanno a che fare con la Forestale, appare a molti una soluzione “CONTRO NATURA”, come disse il collega che propose di accorpare l’ANAS agli Ospedali perché sulle strade ci sono gli incidenti.
Quindi, se si concorda con la necessità di un riordino, potrebbe essere questa la via d’uscita?
La sensazione che non si avessero le idee chiare sulla pacifica percorribilità di certe opzioni di ingegneria istituzionale appartiene a molti. Su questo fronte l’adesione, o meglio, la “resa incondizionata” del Capo del Corpo all’ipotesi di cancellazione della Forestale, da lui stesso inizialmente combattuta, evidentemente con magri argomenti, visto che occupa il vertice da oltre 11 anni ed ha resistito all’avvicendamento di 8 ministri, non ha fornito il necessario bagaglio informativo per spiegare “cos’è” la Forestale e “chi” sono i Forestali. Si pensi che l’allestimento di riservatissimi tavoli informativi tra vertici CfS ed Arma, con conseguente febbrile attività primaverile, è stata effettuato ancora prima della conclusione del percorso parlamentare, quasi una pura corsa contro il tempo anziché scelta di spessore, di ponderatezza e di qualità nel risultato. Addirittura, c’è da chiedersi quale approfondita discussione sia stata fatta dal Parlamento, se ancora oggi la LEGGE DELEGA NON INDIVIDUA NEMMENO IL DESTINATARIO DELL’ASSORBIMENTO, lasciando paradossalmente così vaga la scelta che potrebbe il CfS confluire addirittura nella Polizia Penitenziaria o nella Guardia di Finanza! Purché scompaia!
Siamo dell’opinione che, proprio per la delicatezza della materia ambientale e dell’intero sistema della sicurezza del Paese, sarebbe stato meglio affrontare un percorso più lungo, magari di qualche anno, nel quale si avesse a disposizione non solo il tempo tecnico, ma anche lo spazio culturale ed istituzionale per ragionare sulla Forestale, certo, ma anche delle Guardie dei Parchi, delle Polizie Provinciali, delle Agenzie deputate ai controlli ambientali nazionali e regionali, insieme a quelli che vengono definiti nel sistema ambientale gli stakeholders, ossia i portatori di interesse della società e delle istituzioni, in primis delle Regioni cui la materia compete in forma concorrente, e che si avvalgono a piene mani delle attività del Corpo forestale dello Stato con apposite e voluminose convenzioni.
Se il provvedimento in corso tenesse comunque conto della specificità giuridica di status civile del personale forestale, anche in caso di assorbimento nell’Arma dei Carabinieri, potrebbe ciò rappresentare una soluzione accettabile?
Una militarizzazione coatta appare difficilmente praticabile a carico di circa 7000 dipendenti dello Stato, vincitori di concorso pubblico in un ente ad ordinamento civile, dall’età media di 45 anni e con un percorso alle spalle medio di circa 15-20 anni di servizio. Quindi sembra naturale che, con l’assorbimento nell’Arma, si approntino delle modifiche all’ordinamento ospitante affinché si faccia spazio, oggettivamente, ad un “corpo estraneo”. Non è una bella espressione, ma è la realtà. Temiamo che la soluzione che verrà adottata non sarà quella maggiormente rivolta al rispetto degli altissimi profili professionali degli ingegneri, forestali, geologi, agronomi, naturalisti, biologi, chimici, giuristi, veterinari che popolano non solo il ruolo dei direttivi e dei dirigenti, come è ovvio per concorso, ma anche per i laureati tra gli Ispettori, i Sovrintendenti, gli Assistenti, gli Agenti, e per il personale non in divisa detto “civile” dei Periti, dei Revisori e degli Operatori. Né quella che valorizzerà la polifunzionalità intrinseca di tutti i Forestali, sempre gli stessi uomini e donne, pronti e versatili quattro stagioni su quattro, che fanno indagini ambientali tutto l’anno, ma contemporaneamente sono quelli che fanno d’inverno servizio piste da sci e vigilanza Meteomont antivalanghe, oltre a concorrere in estate allo spegnimento degli incendi e a fare d’autunno l’antibracconaggio. Né sarà quella orientata alla creazione di innovative unità organizzative dedicate alle funzioni già svolte dalla Forestale, ma solo con altri protocolli operativi, sicuramente più rigidi e meno dinamici di quanto lo siano ora. Temiamo invece che la soluzione normativa sarà quella che offrirà semplicemente, come in tutte le ristrutturazioni aziendali “brutali”, LA MINORE DELLE ESPOSIZIONI ALL’ASSALTO DEI RICORSI AMMINISTRATIVI, cioè un profilo normativo costruito per gabbare il personale ed impedire che sfugga e si sottragga ad un procedimento oscuro negli obiettivi e non condiviso nell’applicazione. Proprio quando i più innovativi processi mondiali di riorganizzazione mettono al primo posto per il successo dell’operazione IL COINVOLGIMENTO ATTIVO DEI DIPENDENTI FACENDO LEVA SULLO SPIRITO DI CORPO e sul valore della squadra, questo modo di procedere vi sembra moderno ed efficace?
Maurizio CATTOI è Segretario Nazionale del DIRFOR – Sindacato nazionale dei dirigenti e direttivi del Corpo forestale dello Stato. Laureato in Scienze forestali, Master in diritto e gestione dell’ambiente e del territorio, è dal 1987 Ufficiale del CfS e dal 2012 Primo Dirigente. Responsabile di Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale per oltre 20 anni, si è occupato di informatica applicata al territorio, di monitoraggio ambientale, di sviluppo sostenibile e di agricoltura biologica. Svolge il proprio servizio come Comandante Provinciale di Pesaro e Urbino.
DIRFOR - Sindacato nazionale dei dirigenti e direttivi del Corpo forestale dello Stato .
Alla metà degli anni ’90, il DIRFOR rappresenta l’evoluzione sindacale di una precedente fase associativa delle figure direttive professionali, allorquando la necessità di rappresentanza dei lavoratori del Corpo forestale dello Stato ha intercettato le nuove esigenze di tutela delle professionalità storiche presenti nella struttura centrale e periferica della Forestale. In particolare, avendo fortemente collaborato alla elaborazione della legge di riordino n.36 del 6 febbraio 2004 ed avendo sposato con entusiasmo lo sviluppo di un nuovo profilo del Corpo forestale dello Stato, quale moderna forza di polizia ambientale poggiante su di un solido impianto di governance partecipata nelle regioni a statuto ordinario, il DIRFOR si è impegnato alla valorizzazione delle professionalità molteplici dei laureati del CfS, dirigenti, direttivi o meno, per mantenere alta la capacità di adesione strategica ai territori, specialmente quelli montani, rurali e naturali. Infatti, la presenza, lo spirito di iniziativa e le plurime forme di collaborazione dei responsabili delle strutture del CfS sparse su tutto il territorio ambientalmente più delicato hanno costituito, proprio in virtù di questo know-how, una rete leggera e diffusa di supporto alle politiche amministrative degli enti e delle popolazioni, una garanzia di legalità nelle situazioni di aggressione all’ambiente e di conflitto tra contrapposti interessi, una certezza per le istituzioni sia per l’ordine pubblico che per la sicurezza ambientale, facendo valere lo spirito di servizio dell’Amministrazione forestale racchiusa nei piccoli numeri, ma di qualità. Purtroppo, la gestione del Corpo forestale dello Stato degli ultimi dieci anni, disattendendo profondamente gli orientamenti della legge di riordino, ha innescato un processo di forte verticalizzazione centralista dell’azione istituzionale, impoverendo la naturale predisposizione delle professionalità alle politiche di prevenzione ed irrigidendo la gestione di risorse umane e delle strutture in logiche autoreferenziali.
Il DIRFOR continua a difendere lo specifico ruolo di figure professionali differenziate all’interno di una forza di polizia polivalente, nella consapevole convinzione della necessità che questo organismo di tutela ambientale abbia e conservi un ordinamento civile. (Web: www.dirfor.it)
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