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Luglio-Settembre/2016 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Il mondo del lavoro
Previdenza complementare: uno sguardo verso i giovani.
di Giancarlo Laino



Nel nostro Paese, bisogna ammettere, per ragioni storiche non si è mai formata una solida cultura assicurativa, come invece accade in molti altri Paesi, anche europei. Si comincia forse solo adesso a costruire i basamenti per la creazione di forme di protezione verso il futuro, alternative al servizio pubblico.
In un periodo attuale di grandi cambiamenti che hanno sconvolto lo schema pensionistico generale, anche in Italia si fa sempre più prepotente il tema della tutela previdenziale.
Oggi il sistema pubblico arriva a finanziare anche l’75-80% della previdenza sociale, alla luce delle evidenti difficoltà finanziarie, che le recenti riforme messe in campo tentano di risanare, agendo purtroppo in misura restrittiva sulle prestazioni offerte dagli organi statali. Si rivela sempre più auspicabile, per non dire necessario, un riequilibrio delle risorse tra i vari pilastri che compongono l’apparato pensionistico per garantire comunque adeguati livelli di tutela ai futuri pensionati.
A differenza dei tentativi passati, l’attuale riforma sembra aver l’intenzione di promuovere lo spostamento verso forme previdenziali integrative al sistema pubblico più per le giovani generazioni, piuttosto che per i lavoratori appartenenti ad alte fasce di reddito, in direzione della ricerca di una stabilità del sistema nel lungo termine.
Sicuramente si rivela quasi obbligatoria una presa di coscienza da parte delle generazioni più giovani, a danno delle quali maggiormente incidono le scoperture lasciate dalle varie riforma previdenziali.
Proprio in questa direzione si è mosso uno dei leader del comparto assicurativo italiano, offrendo agli under 40 i primi due anni di sottoscrizione di un investimento previdenziale a costo zero, con l‟obiettivo di incentivare l‟adesione ai pilastri integrativi.
Molti esperti previdenziali sono convinti che “la pensione integrativa non è un prodotto ma un comportamento.
Le esperienze che provengono dall’estero hanno sicuramente già fatto propria da tempo questa concezione, che assimila la previdenza privata ad un piano di risparmio a lungo termine.
Si parla dunque addirittura di “quarto pilastro”, costituito da strumenti non previdenziali in senso stretto, in quanto non direttamente collegati secondo un nesso di causa/effetto al regime obbligatorio, ma agevolati fiscalmente proprio perché proiettati su un orizzonte temporale medio-lungo.

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