I pilastri aggiuntivi del sistema pensionistico rappresentano un rilevante fattore di raccolta di risorse finanziarie da utilizzare per investimenti mirati a certi settori produttivi, stimolandone anche l‟occupazione.
Infatti, considerando le ingenti risorse che potrebbero esser manovrate dai fondi pensione, come dalle altre forme di previdenza integrativa, l‟insieme di tutte queste soluzioni d‟investimento previdenziali rappresentano a livello potenziale uno strumento formidabile di intermediazione mobiliare e veicolo di capitali verso i settori più recettivi.
Si è visto come la previdenza pubblica, basata sul sistema di ripartizione, sia prevalentemente destinata a soddisfare i “consumi”, mentre, al contrario, la previdenza privata, secondo il principio di capitalizzazione, sia maggiormente efficace ad accumulare “risparmi”, in quanto, attraverso un’appropriata gestione delle risorse finanziarie radunate, può stimolare al contempo il rilancio della produttività e dell’occupazione.
L‟incremento del secondo pilastro, in particolare, è sostenuto anche dalle organizzazioni territoriali: in prima linea compaiono le Regioni.
L‟esempio più brillante, tra quelle che godono di uno statuto speciale, è sicuramente offerto dal Trentino Alto Adige , mentre tra le ordinarie sembra che il maggior movimento provenga dal Nord: ad ovest la Lombardia e a nord-est il Friuli Venezia Giulia si stanno attivando per costituire un apposito fondo previdenziale regionale, seguendo gli encomiabili modelli del Veneto (Solidarietà Veneto), della Liguria (Fonligure) e della Valle d‟Aosta (Fopadiva).
Un fondo regionale rappresenta una vera e propria infrastruttura sociale a servizio di tutta la comunità; oltre ad offrire agli iscritti una solida realtà, l‟impiego dei fondi raccolti viene prevalentemente investito nella costruzione di infrastrutture e servizi di vario genere per i cittadini.
Viene evidenziata la “pluri-funzionalità” dei fondi pensione di nuova generazione, che si traduce in una molteplicità di effetti sul mercato e sulle relazioni del lavoro.
Se infatti nella previdenza complementare viene escluso un meccanismo di redistribuzione solidaristica, con lo spostamento del trattamento di fine rapporto da un ambito meramente retributivo ad un versante più propriamente previdenziale, si è cercato di rendere le forme integrative strumenti di massa, rendendoli accessibili anche alle fasce di lavoratori con redditi medio-bassi.
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