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Luglio-Settembre/2016 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Il mondo del lavoro
Scarsità di risorse finanziarie da destinare alla previdenza
di Giancarlo Laino


A completamento della Riforma Dini del 1995, si rese necessario sviluppare la previdenza complementare e per la realizzazione di tale obiettivo è stato previsto di destinare il flusso monetario derivante dall’accantonamento a titolo di trattamento di fine rapporto.
In una situazione dove, infatti, i redditi da lavoro appaiono sempre più esigui per la copertura dei bisogni correnti, quali l’acquisto di un’abitazione, il mantenimento dell’istruzione dei figli, diventa maggiormente arduo ricavare risorse per alimentare i risparmi previdenziali. Il tutto ovviamente aggravato dalla precarietà del mondo del lavoro e le innumerevoli situazioni di crisi aziendali.
C’è chi sostiene, però, che prima ancora di pensare ai bisogni della vecchiaia, ci sia la necessità di dare la possibilità ai lavoratori di gestire liberamente un capitale aggiuntivo alle proprie entrate. Viene formulata, quindi, la proposta di non dirottare il Tfr al pilastro integrativo, ma al contrario di concedere la facoltà di scelta tra il mantenimento dell’accantonamento, oppure il riconoscimento direttamente in busta paga di tale importo. Quest’ultima soluzione contribuirebbe al rilancio dei consumi e, di riflesso, dell’economia, evitando il ricorso massivo al debito e garantendo un sostentamento adeguato rispetto alle spese correnti.
Certo è che un’opzione del genere, se pur giustificata come supporto alle famiglie nel superamento di una delicata fase di recessione economica, sarebbe fortemente destabilizzante per la costruzione di un solido futuro pensionistico, demandando ad un secondo momento la responsabilità di provvedere ad un capitale per tutelarsi dai bisogni della quiescenza.
Inoltre, lasciare ad una gestione da parte dei singoli dei contributi pagati dalle aziende, per i regimi complementari che lo prevedono, tramite un loro accredito diretto nel salario, sarebbe probabilmente la realizzazione di una previdenza “libera”, lasciando la facoltà a ciascuno di costruirsela a proprio piacimento, ma tutto ciò sarebbe in stridente contrasto con la nostra filosofia costituzionale ed i principi sostenuti anche dalla Comunità europea, che è centrata sulla determinazione di una sicurezza sociale generale.
Non sarà facile comunque neanche sottrarre risorse per alimentare le forme complementari allo Stato, che è ancora immerso in una lunga fase di risanamento dei propri bilanci.
Sarà necessaria invece un’apposita sensibilizzazione dei lavoratori circa l’importanza di una costruzione di una vecchiaia serena, libera da bisogni, da realizzarsi mediante un accumulo, capaci di provvedere con lungimiranza al loro futuro.

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